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Scenari

Conclave a tavola: menu sobrio ma curato per i cardinali che eleggeranno il Papa

25 Aprile 2025
La basilica di San Pietro La basilica di San Pietro

Ci siamo. La Cappella Sistina sarà chiusa al pubblico a decorrere da lunedì 28 aprile “per le esigenze del Conclave”. Lo rende noto la Santa Sede. “Sono parimenti sospese tutte le visite ai Giardini Vaticani e alla Necropoli della Via Triumphalis”. È tutto pronto per le riunioni nelle quali i cardinali elettori saranno ospitati nella Domus Sanctae Marthae, residenza vaticana vicina alla Sistina, diventata con Papa Francesco anche la casa del Pontefice. Ma cosa mangeranno? Qui viene allestita una cucina dedicata, gestita da personale accuratamente selezionato.

In questi giorni si valuterà se questa struttura potrà continuare a essere usata, dato che richiede un riallestimento complesso per accogliere nuovamente i porporati secondo le esigenze della clausura. La clausura assoluta è infatti il principio che guida l’intero sistema. I cardinali non possono avere contatti con l’esterno, e lo stesso vale per cuochi e camerieri: niente telefoni, nessun dispositivo elettronico, ingressi e uscite rigorosamente controllati dalla sicurezza vaticana. Nei Conclavi più recenti sono stati persino installati dispositivi anti-spionaggio nelle aree comuni e nelle cucine.

Ogni membro del personale deve firmare un giuramento di segretezza, che vieta non solo di divulgare informazioni, ma anche di scambiare parole superflue con gli elettori. Il servizio ai tavoli si svolge in silenzio, con interazioni ridotte al minimo. Un tempo erano monaci e suore a preparare i pasti, oggi invece si preferiscono cuochi laici, già attivi in Vaticano o provenienti da strutture di fiducia. Talvolta si ricorre a catering esterni, sempre sotto controllo e secondo un protocollo rigoroso. La sobrietà domina anche la tavola.

I pasti sono semplici ma completi: colazione leggera con caffè, tè, pane e marmellata; pranzo con primo, secondo, contorno e frutta; cena più frugale, ma simile nella struttura. Il vino è previsto in piccole quantità e solo su richiesta, mentre i superalcolici sono esclusi. Le esigenze personali, come allergie o intolleranze, vengono considerate nei limiti del possibile ma non ci sono concessioni “gourmet”. Eppure, nonostante l’austerità, la cucina del Conclave non è priva di gusto. I piatti sono ispirati alla tradizione italiana: risotti, paste al forno, carni bianche, pesce al forno, verdure grigliate, frutta di stagione.

Il pane è fresco ogni giorno e, in occasioni speciali come la domenica, può arrivare anche un dolce semplice: una crostata o un budino. Nel Conclave del 2013, pare che diversi cardinali – soprattutto americani e sudamericani – abbiano molto apprezzato la qualità del cibo e l’atmosfera discreta della Domus. In quell’occasione nel menù c’erano piatti di minestra, spaghetti, piccoli spiedini di carne e verdure bollite. Cibo normale insomma, cucina casalinga, per non distogliere – con preparazioni memorabili, i cardinali dal loro compito principale. Con un’unica eccezione: tutti possono bere vino e fumare.

La storia alimentare dei Conclavi è affascinante. Nei secoli, le regole legate alla nutrizione sono cambiate più volte, spesso per motivi pratici. Nel 1274, Papa Gregorio X, con la costituzione Ubi periculum, introdusse norme ferree per abbreviare i tempi di elezione: se entro tre giorni non si arrivava a un verdetto, i cardinali ricevevano un solo piatto per pasto; dopo otto giorni, solo pane, vino e acqua. L’obiettivo era evitare impasse come quello di Viterbo (1268-1271), durato quasi tre anni. La misura fu efficace: nel Conclave del 1276, ad Arezzo, il nuovo Papa venne eletto in appena un giorno. Col tempo, però, queste restrizioni si allentarono. In pieno Rinascimento, il Conclave del 1549-1550 (durato 71 giorni) vide protagonista il celebre cuoco Bartolomeo Scappi, che curò i pasti dei cardinali con grande maestria. Ogni pranzo prevedeva quattro portate con più pietanze, trasportate in modo da rispettare la clausura. Scappi descrisse tutto nel suo trattato Opera dell’arte del cucinare, oggi una delle testimonianze più preziose della cultura gastronomica del tempo.

Così, da strumento di penitenza a riflesso delle abitudini e dei gusti di ogni epoca, la cucina del Conclave ha mantenuto un ruolo discreto ma centrale. Sempre all’ombra dei grandi eventi, continua a nutrire, con rispetto e silenzio, il momento più solenne della vita ecclesiastica.