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Scenari

Dazi, crolla l’export in Usa di vino e food. Allarme di Coldiretti e Uiv

16 Ottobre 2025
Donald Trump, Lamberto Frescobaldi ed Ettore Prandini Donald Trump, Lamberto Frescobaldi ed Ettore Prandini

Tra dazi, dollaro debole e concorrenza globale, il primo mercato estero del vino italiano scricchiola

Il vino italiano vive una fase di forte rallentamento negli Stati Uniti, complice il peso dei dazi imposti da Donald Trump e il cambio sfavorevole con il dollaro. Secondo i dati dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), nei mesi di luglio e agosto l’export ha subito un crollo del 28% in valore, nonostante i produttori abbiano cercato di contenere l’impatto dei rincari abbassando i listini medi di circa il 17%.

Il 2025, iniziato con un incoraggiante +12,5% nel primo trimestre, ha progressivamente invertito la rotta: nei primi otto mesi dell’anno la variazione a valore è scesa al -3%, con i mesi estivi che hanno segnato il punto più critico. Luglio ha registrato un calo del 26% rispetto al 2024, mentre agosto – il primo mese di applicazione dei dazi al 15% – ha toccato il -30%.

«Come previsto – ha commentato Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv – i dazi e la debolezza del dollaro hanno inciso profondamente sull’andamento del mercato. Le aziende ora devono guardare al medio-lungo periodo, puntando su efficienza e presenza stabile nei mercati internazionali. Sarà però fondamentale il supporto delle istituzioni, a partire dalle politiche di promozione attraverso Ice Agenzia».

Il quadro generale delle esportazioni extra-Ue non appare più incoraggiante. Nei primi otto mesi del 2025, il saldo complessivo mostra un calo del 3% in valore e del 4% in volume. Tra i mercati più penalizzati figurano Cina (-27%), Russia (-26%), Giappone (-5%), Svizzera (-3%) e Regno Unito (-2,5%). L’unico segnale positivo arriva dal Canada, che cresce del 10,5% e si conferma tra i partner più dinamici per il vino italiano.

Il trend negativo non riguarda solo il settore vitivinicolo. Secondo Coldiretti, ad agosto – primo mese pienamente soggetto ai dazi del 15% – l’export agroalimentare complessivo verso gli Stati Uniti è crollato del 23% rispetto allo stesso mese del 2024. Il comparto del vino è quello più colpito, con stime che parlano di un calo superiore al 30%.

Nei primi otto mesi del 2025, le esportazioni agroalimentari italiane verso gli Usa hanno comunque superato i 5 miliardi di euro, un risultato stabile rispetto al 2024 ma ottenuto grazie a un andamento altalenante. Dopo un primo trimestre brillante (+11%), la crescita si è affievolita nei mesi successivi: +1,3% in aprile, +0,4% in maggio, fino al -2,9% in giugno, per poi precipitare nel periodo estivo.

Con le tariffe ormai al 15%, la ripresa appare incerta. Gli analisti prevedono che saranno i prossimi mesi a chiarire se si tratta di una fase temporanea o di una contrazione strutturale. Intanto cresce il malcontento: secondo il rapporto Coldiretti/Censis, l’81% degli italiani chiede all’Unione Europea di riaprire le trattative con gli Stati Uniti per ridurre l’impatto dei dazi, mentre il 79% auspica una linea più decisa da parte di Bruxelles.

Il vino italiano, simbolo del Made in Italy nel mondo, si trova così a un bivio: difendere le quote di mercato conquistate negli anni o rischiare di cederle alla concorrenza internazionale. La capacità di fare sistema – tra imprese, istituzioni e politiche comunitarie – sarà la chiave per affrontare una fase che non riguarda solo numeri e bilanci, ma il futuro di uno dei settori più identitari del Paese.