“Cernobbio ogni anno riesce a dare ‘la cassetta degli attrezzi’ con la quale affrontare meglio il proprio lavoro. Anche se quest’anno torno a casa un po’ pensierosa”. Parola di Silvana Ballotta amministratore delegato di Business Strategies, azienda che si occupa di accompagnare le imprese del vino verso l’estero e verso la crescita. Ballotta partecipa da anni al forum organizzato da Ambrosetti a Cernobbio perché “è sempre una bella iniezione di operatività e di visione a medio e lungo termine che dà strumenti agli imprenditori per affrontare le questioni di attualità”. Si è parlato di dazi, si è parlato di cambiamento climatico che potrebbe modificare il nostro territorio e, quindi, anche il mondo del vino, ma anche di giovani, racconta Ballotta dal suo ufficio di Firenze.
Con che idee è tornata a casa?
“Torno pensierosa. Perché riporto la mia cassetta degli attrezzi nella mia realtà e nel mio mondo e la riporto agli scenari che stiamo vivendo. A partire dal tema dei dazi. Si parla di questo già dal Vinitaly, adesso sono arrivati ma non si sa neanche se sono definitivi. Un emissario di Trump ha fatto intendere che forse potrebbero essere aumentati se l’Europa non segue certi comportamenti. Questa instabilità e volatilità legata a qualcosa che non è oggettivo, non capire dove si andrà a finire, tanta tranquillità non la dà…Anche se Cernobbio è sempre una bella iniezione di operatività e di visione di medio e lungo periodo che dà degli strumenti agli imprenditori di qualunque settore. Essere ammessa è avere una cassetta degli attrezzi dalla quale potere attingere ogni anno.
Come si affrontano i dazi?
Abbiamo fatto una analisi interessante di quali sono, al di là degli aspetti emotivi e di pancia, i settori più a rischio rispetto alla tematica. Ci siamo domandati dove siamo più forti? Dove non siamo sostituibili. E il nostro agroalimentare e il vino in particolare sono difficilmente sostituibili con qualcosa altro. Perché non solo il vino è il nostro prodotto di eccellenza ma con il questo prodotto noi ci portiamo dietro l’Italia. E’ un concetto astratto ma che vende ed è quello che c’è dietro le nostre bottiglie. Il consumatore americano, alla fine, avendo un portafoglio più ridotto, quando vorrà bere qualcosa di celebrativo, berrà italiano. Questa è la nostra sostenibilità e diventa un punto di forza importantissimo in questo momento ed è importante che questo elemento lo teniamo come plus. Essere “Italia” ancora ambita in America ci consentirà di non tornare ai valori di export di anni fa, ma fare come il colibrì: muoversi e stare fermi e quindi mantenere la posizione.
Quali altri temi sul tavolo?
Un tema sul quale ci siamo confrontati tutti è la questione delle risorse umane e di quale sia il contesto migliore per creare una condizione di stabilità per i giovani che si affacciano nel mondo del lavoro. Tutti gli imprenditori hanno un tema oggi che è quello del reperimento delle risorse umane. Ci siamo lasciati con una parola d’ordine ‘rispetto delle generazioni future’. Il tema più importante è a monte ed il covid lo ha fatto esplodere: scuola e famiglia non sono più punti di riferimento. I giovani quindi vanno coltivati, ascoltati e valorizzati anche in ambiente lavorativo. Non è poco. Quindi ci siamo chiesti come tenere il mercato? Circondandosi di giovani che magari possano dare una visione nuova: è come un cambiare un paio di lenti”.