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Scenari

Doc Sicilia, il 2025 come anno di svolta: vendemmia in ripresa e nuove rotte internazionali

17 Dicembre 2025
Da sinistra, il presidente del Consorzio Doc Sicilia, Antonio Rallo, e il direttore Camillo Pugliesi Da sinistra, il presidente del Consorzio Doc Sicilia, Antonio Rallo, e il direttore Camillo Pugliesi

Tra recupero produttivo, bianchi in ascesa e nuove strategie di comunicazione, la denominazione siciliana ridisegna il proprio posizionamento globale

Il 2025 si chiude come un anno di riequilibrio e riposizionamento per il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia. Dopo due vendemmie complesse, la denominazione torna a misurarsi con numeri più regolari e, soprattutto, con una visione che guarda oltre l’immediato, lavorando sulla tenuta dei mercati storici e sull’apertura di nuove traiettorie internazionali.

La vendemmia 2025, con circa 3 milioni di ettolitri raccolti su 97.000 ettari vitati, restituisce l’immagine di una Sicilia vitivinicola che ritrova continuità produttiva senza rinunciare alla complessità del proprio patrimonio ampelografico. Un dato che non va letto solo in termini quantitativi, ma come condizione necessaria per sostenere una strategia di medio periodo, fondata su riconoscibilità, presidio dei mercati e capacità di interpretare le tendenze del consumo globale.

In questo quadro si inserisce il lavoro portato avanti dal Consorzio, guidato dal presidente Antonio Rallo, insieme al direttore Camillo Pugliesi. La linea è chiara: rafforzare l’identità della Doc Sicilia puntando su alcuni assi strategici precisi, a partire dai vitigni autoctoni e dalla biodiversità, intesa non come esercizio di stile ma come leva concreta di differenziazione. Le attività di studio e micro-vinificazione condotte nel 2025 su oltre settanta varietà presenti sull’isola hanno già individuato alcuni biotipi di particolare interesse, destinati ad ampliare il racconto enologico siciliano nei prossimi anni.

Parallelamente, il mercato ha mostrato segnali inequivocabili. I vini bianchi, con Grillo e Lucido in primo piano, stanno intercettando una domanda internazionale sempre più sensibile a freschezza, versatilità e identità territoriale. Il Lucido, in particolare, con i suoi 29.000 ettari, si conferma una varietà chiave: capace di adattarsi a contesti pedoclimatici molto diversi, restituisce vini che vanno dalla beva immediata a interpretazioni più strutturate, fino alle basi spumante. Il progetto “Vista Lucido”, da poco concluso, ha offerto una dimostrazione concreta di queste potenzialità, trasformando un vitigno spesso percepito come “semplice” in uno strumento narrativo e produttivo di grande ampiezza.

Sul fronte dei mercati esteri, il 2025 ha richiesto letture differenziate. Gli Stati Uniti restano un riferimento imprescindibile, pur all’interno di un contesto reso più complesso dalle politiche commerciali e da una competizione sempre più serrata. È però in Asia che si registrano le dinamiche più interessanti, con un’attenzione crescente verso i vini siciliani, soprattutto bianchi, e una curiosità che va oltre il prezzo per interrogarsi su origine, stile e coerenza qualitativa. Da qui la scelta del Consorzio di rafforzare il presidio in quest’area attraverso azioni mirate di promozione e comunicazione, calibrate sui diversi mercati e sui rispettivi linguaggi.

Il 2026 si annuncia come un anno chiave sul piano strategico. Accanto alla presenza alle principali fiere internazionali, Vinitaly in primis, il Consorzio ha in programma una serie di iniziative rivolte non solo al trade ma anche ai consumatori, con l’obiettivo di restituire l’immagine di una Sicilia vitivinicola plurale, articolata, capace di raccontarsi come un vero continente del vino. Un approccio che mette insieme territorio, cultura e stile enologico, evitando semplificazioni e scorciatoie comunicative.

Oggi la Doc Sicilia rappresenta oltre 7.000 viticoltori e circa 500 imbottigliatori, per una produzione che supera gli 80 milioni di bottiglie. Numeri che parlano di un sistema ampio e diffuso, ma che da soli non bastano. La sfida, come emerge dal bilancio 2025, è trasformare questa massa critica in un racconto condiviso e riconoscibile, capace di tenere insieme quantità e identità, mercati maturi e nuove geografie del consumo. È su questo terreno, più che sui singoli risultati annuali, che si gioca il futuro della Doc Sicilia.

FP