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Scenari

Emergenza coronavirus: “Fase 2? Il Sud più pronto, il Nord dovrà ancora aspettare”

23 Aprile 2020
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di Michele Pizzillo

Si riaprirà il 4 maggio? Sì? No? Cosa dicono gli scienziati? C’è la certezza che è difficile fare previsioni.

Però, ci sono città come Cagliari, Siena, Pisa, Bari, Lecce, Udine, Pordenone, Cosenza, Perugia, Potenza, Livorno e Sassari che sono i dodici capoluoghi di provincia già nelle condizioni di affrontare la fase 2 del dopo emergenza covid-19, perchè il livello di contagio è più contenuto. Nel cluster della ripartenza facile – gli altri tre sono lenta, frenata e critica -, secondo l’incrocio del livello di resilienza fatto dalla Smart City Index di EY – multinazionale della consulenza presente in 150 paesi con 280.000 dipendenti, che recentemente ha lanciato Ansacheck, per le notizie di origine certificata – con il livello di contagio rispetto alla popolazione ma, anche, dove ci sono già tutti i presupposti per superare l’emergenza sanitaria.

Le sei leve individuate da EY a disposizione delle città per ripartire sono, sintetizza Marco Mena, responsabile dello Smart City Index di EY, “una risposta sanitaria all’altezza (posti letto negli ospedali, medici di medicina generale); infrastrutture di mobilità capienti (in grado comunque di trasportare un certo numero di cittadini senza eccessivo affollamento), flessibili e organizzate per la logistica urbana, il tutto supportato da servizi di infomobilità (come le app) che ne consentano un più facile e immediato utilizzo; ampia copertura delle infrastrutture di comunicazione a banda ultralarga fissa (fibra ottica) e mobile (5G), wi-fi pubblico capillare, scuole e amministrazioni già connesse in fibra ottica; capacità di tenere sotto controllo la città attraverso la sensoristica e le centrali di controllo urbano, elementi indispensabili per monitorare in tempo reale i flussi di spostamento e regolare tempi e orari di spostamento dei cittadini evitando i picchi degli orari di punta; servizi pubblici che permettono la continuità di erogazione dei servizi evitando l’affollamento agli sportelli; elevata capacità di engagement digitale dei cittadini (comunicazione con app e social network), perché garantisce maggiormente che le app di tracciamento vengano scaricate dalla maggioranza dei cittadini, più abituati ad interagire con la pubblica amministrazione attraverso gli strumenti digitali”.

Più affollato il cluster favorevole, quello di ripartenza lenta, che potrebbe comunque avvenire assai presto, dato il basso livello di contagio, ma più lentamente, perché le loro infrastrutture di mobilità e comunicazione non sono di livello elevato e non consentono grandi prestazioni. Nell’elenco delle città con partenza lenta troviamo Roma e Napoli, Catania, Palermo e Siracusa rispettivamente in quarte, sesta e ottava posizione e poi, tutte le altre provincie siciliane. Secondo il report di EY, “il 20 per cento dei capoluoghi italiani farà molta fatica a riprendersi perché non ha le infrastrutture e le tecnologie adatte ad affrontare la complessità della ripartenza”, dice Mena. E, aggiunge un altro dirigente di EY, Andrea D’Acunto, sono città che oltre a tenere conto della situazione del contagio e dello stato delle infrastrutture urbane, dovranno lavorare su altri fattori, come la comunicazione per influenzare i comportamenti dei cittadini, la rifocalizzazione dei fondi nazionali ed europei su infrastrutture e servizi e lo snellimento delle decisioni per favorire la collaborazione con i soggetti privati. Sono, praticamente, i capoluoghi di provincia inseriti nei cluster problematici e, cioè, ripartenza frenata e ripartenza critica. Nel primo cluster troviamo un po’ tutte le grandi città del Nord come Milano, Venezia, Torino, Firenze, Genova, Parma, Bologna. Nel cluster partenza critica, escluso Enna, il resto dell’elenco comprende solo capoluoghi del Nord, con in testa Lodi, Savona e Bolzano.