Parla Domenico Brisigotti: trend in crescita anche per i prodotti bio. Si mangia meno ma meglio
I prodotti di alta qualità e quindi tendenzialmente più costosi sono quelli che crescono di più nelle vendite del 2013.
Sintomo dell’allargamento della fascia dei cosiddetti foodies, coloro che preferiscono la qualità alla quantità negli acquisti alimentari. “Ma, fermo restando l’aumento di questo target ben definito, Coop vuol comunque continuare a offrire alle famiglie italiane merce buona, sicura e a buon prezzo”. Parola di Domenico Brisigotti, direttore dei prodotti a marchio Coop. Lo intervistiamo nella sede della Coop a Casalecchio di Reno. Una chicchierata che traccia anche alcune strategie future della galassia Coop.
Brisigotti, cos’è il pianeta a marchio Coop?
“Parliamo di oltre 1.400 prodotti, di cui oltre l’80% sono alimentari, dalle bevande ai prodotti della tradizione agroalimentare italiana”.
Un po’ di storia…
“Il primo prodotto a marchio Coop è datato 1898, in una cooperativa milanese nacque un panettone. La storia recente inizia negli anni ’70 e tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 si sviluppa un progetto di marketing, una nuova architettura, diversi brand. Nascono così i prodotti Fior Fiore che oggi sono oltre 280”.
Fior Fiore significa qualità?
“Assolutamente sì. Questa gamma ci ha permesso di presentare prodotti assolutamente eccellenti con standard qualitativi premium a prezzi allineati ai più grandi prodotti di marca”.
I requisiti del prodotto Fior Fiore?
“In ogni diverso segmento merceologico cerchiamo di esprimere l’eccellenza, l’idea che hanno gli italiani del cibo va oltre il cibo italiano. Pensiamo al caffè o al salmone, non nascono qui, ma gli italiani si ritengono competenti, poi ci sono i nostri prodotti come pasta, formaggi, salumi, dolci… Diciamo che i prodotti Fior Fiore hanno qualità intrinseca superiore al leader di riferimento del mercato, in alcuni casi sono molto superiori”.
Come vanno le vendite dei Fior Fiore?
“Sono cresciute del 15% nel 2013, e se si guarda ai prodotti biologici siamo al più 20%, un dato molto significativo se si pensa che il marchio Coop complessivamente non è andato oltre il 3%”.
Cosa dicono questi numeri?
“Che si mangia meno, ma si mangia meglio. Le persone hanno ridotto gli acquisti, ma scelgono più attentamente”.
E la stessa filosofia che c’è dietro il vostro progetto sulla tracciabilità?
“Anche. C’è una domanda sempre più crescente di sapere cosa c’è dietro il prodotto, chi lo produce, come, dove. Noi siamo i primi a lanciarci in Europa in un piano così, c’è anche dietro un aspetto etico. Offriamo la massima trasparenza e speriamo che altri ci seguano”.
Esiste un consumature evoluto, e se esiste che identikit ha?
“I benedetti foodies sono un profilo abbastanza chiaro: colti, non sono vecchi, cominciano a essere tanti”.
Sono il futuro?
“Allora diciamo così. Coop ha assolutamente bisogno di continuare a servire le famiglie italiane con convenienza e sicurezza alimentare, le famiglie per esempio che vogliono pasta buona a prezzo accessibile. Poi c’è un ampia fascia, crescente, che sta valutando in maniera sempre più attenta i consumi…e lì c'è molto futuro.
F.C.