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Scenari

Gli schiavi nelle Langhe a 3 euro l’ora. L’inchiesta da brividi di Slow Wine

27 Giugno 2015
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Quasi un mese di lavoro per Giancarlo Gariglio che ha raccontato di un fenomeno diffuso, ma nascosto ai più: anche dieci ore di lavoro sotto al sole cocente, tra svenimenti e minacce di rimpatrio

 

(I vigneti delle Langhe)

Dieci ore di lavoro sotto al sole cocente, tre euro all’ora se ti va bene (ci sono zone in cui pagano 2,50 euro l’ora), minacce, svenimenti.

Il quadro dipinto da Giancarlo Gariglio per Slow Wine è allarmante. Nella sua inchiesta, Gariglio racconta il mondo tetro e buio delle Langhe piemontesi, sulle forme illegali di reclutamento ed organizzazione della manodopera. Una forma di sfruttamento che non ti aspetteresti in un territorio agricolo di eccellenza italiano. I protagonisti di questa vicenda sono i macedoni, soprattutto, reclutati da connazionali senza scrupolo che gli offrono un biglietto di andata e ritorno per 70 euro, un alloggio super-affollato per 200 euro al mese ed un lavoro da vero e proprio schiavo, pagato, nella migliore delle ipotesi, 3 euro l’ora. Di solito, nel periodo caldo, in vigna lavorano le cooperative. Gariglio però puntualizza: “La maggioranza dei produttori e delle cooperative agisce secondo le regole e la legge. Abbiamo scoperto, grazie a interviste ai vignaioli, a registrazioni vocali, a fotografie, che questo sistema ha acquisito dimensioni così grandi che è piuttosto frequente la presenza di distorsioni. Ci sono lavoratori sfruttati a tutti gli effetti, percepiscono salari da fame e dipendono da connazionali arrivati prima di loro, che si arricchiscono alle loro spalle sfruttandone le prestazioni”.

Secondo il tariffario regolare, il costo orario “ufficiale” e fatturato di un manovale delle cooperative è di 10 euro più Iva l’ora (tutti i prezzi sotto riportati si riferiscono a un’ora di lavoro). Sempre la cooperativa “virtuosa”, ha fatto sapere che in nero si possono spendere 8 euro tutto compreso. Ma volendo si può scendere fino a 6. Con una differenza, sempre nel lavoro regolare: se il manovale è macedone, percepisce 6 euro orari se è esperto e 4 euro se invece è alle prime armi.

Il lavoro più utilizzato dalle aziende e dalle cooperative è quello a cottimo. “Per esempio – racconta Gariglio -, nel mese di maggio bisogna sfemminellare, ecco allora che il preventivo delle cooperative è fatto in base alla superficie lavorata, nel caso nostro si parla di “giornata piemontese” (3.810 metri quadrati). Per un compito di questo tipo la tariffa è di 120 euro. Un produttore interrogato su questo punto mi ha detto che il costo dei suoi dipendenti per la stessa superficie è di 800 euro. Una bella differenza! Questa formula obiettivamente è quella che permette più ampi margini di manovra perché si tratta di un lavoro chiavi in mano, in cui l’azienda vinicola non mette becco, non è tenuta a controllare, non è responsabile di nulla, se non del lavoro finito, e quindi non si preoccupa più di tanto delle condizioni dei lavoratori impiegati. Per questi operai, ad esempio, l’orario prevede anche la fase più calda della giornata, tra le 12 e le 15, che determina numerosi casi di svenimento in vigna. Chi ha un mancamento viene “gentilmente” rimpatriato e non più richiamato”.

Una situazione gravissime che sicuramente porterà a nuove rivelazioni e qualche strascico.

Ma c’è dell’altro. Perché ci sono cooperative regolari, anche piuttosto strutturate e con uffici fisici, che hanno due tariffari differenti: bianco (10 euro + Iva) e nero (da 8 euro in giù). Queste fatturano a ora o a cottimo, in base al tipo di lavoro richiesto. Esistono poi cooperative di servizio più piccole, meno semplici da individuare, che hanno tariffe ancora più basse (da 6 euro a scalare). Infine, ci sono dei veri e propri caporali (che lavorano per altre cooperative e quindi sanno che esistono punte di richiesta di manodopera), che assoldano per periodi molto brevi i propri connazionali e spesso forniscono anche il passaggio in Italia. In questo caso non esiste fatturazione, si fa tutto in nero e le tariffe calano fino ai 3 euro l’ora, anche per 10 ore di lavoro giornaliero. I caporali alcune volte riforniscono di manodopera le cooperative regolari, e così guadagnano anche una percentuale.

Se la situazione di schiavitù è così nel basso Piemonte, si può facilmente immaginare cosa accada nel resto d’Italia, magari in regioni in cui il prezzo delle uve e del vino è sensibilmente più basso…

C.d.G.