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Scenari

I 10 vini per l’estate nel ristorante migliore al mondo. Beppe Palmieri si racconta al Corriere

01 Luglio 2016
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Essere il sommelier del ristorante migliore del mondo è una grande responsabilità. Lo sa benissimo Beppe Palmieri, che lavora all’Osteria Francescana di Massimo Bottura. 

I suoi ricordi sono sempre legati alla serata “pazzesca” vissuta a New York qualche giorno fa, quando il locale di Bottura è stato nominato il ristorante migliore del mondo. Cenare all’Osteria fino al 30 settembre sarà impossibile. Tutto pieno. Ma uno sguardo ai vini, e quindi magari assaggiarli altrove, possiamo farlo. Ecco perché il Corriere della Sera ha “sentito” Palmieri per farsi consigliare i dieci vini per l’estate.

Si parte con il Trebbiano. Primo vino, per Palmieri, è il Fonte Canale, un Trebbiano d’Abruzzo molto minerale e fresco, prodotto dall’azienda Tiberio. Al secondo posto il Timorasso di Walter Massa.  “Sono due vini – racconta Palmieri al Corriere – fatti con testa, mani e cuore del vignaiolo. Ma non raccontano solo la sua persona, svelano un territorio. E sono diversi di anno in anno. Lo stiamo imparando anche in Italia che ogni vino è irripetibile, vendemmia dopo vendemmia”.
Nella sua lista Palmieri punta sui vini dei piccoli produttori, “quelli che ci permettono di raccontare storie di persone mentre riempiamo il bicchiere che dà valore aggiunto al piatto”.

La classifica di Barbieri prosegue con il Lambrusco di Sorbara, il Trentasei, un Metodo classico che racchiude i profumi dell’Italia. Poi Boca, Nebbiolo e Vespolina dell’azienda Le Piane. Altro vino imperdibile per Palmieri, quest’estate, è la Ribolla di Damijan Podversic. Poi ci si sposta al Sud, con due vini di Arianna Occhipinti, la “signora Cerasuolo di Vittoria”. Il primo è l’SP68, che prende il nome dalla Provinciale vicina alla cantina. Il secondo è il Grotte Alte. C’è un metodo classico nella lista dei dieci: è il Brut Metodo classico MG09, del modenese Marco Gozzi.
Infine due altre scelte di contrasto. Il rosso Château Musar (Cabernet Sauvignon, Carignan e Cinsault), tocco francese dal Libano; e il vermouth bianco del riminese Dibaldo.

Peccato per il titolo di quest'articolo apparso sul Corriere della Sera. Ben due dei dieci vini selezionati da Palmieri sono prodotti da Arianna Occhipinti ma non se ne fa cenno nel titolo (e neanche nei sommari). Eppure la notizia era anche questa. Senza offesa per il Trebbiano e il Nebbiolo fresco…

C.d.G.