Il Cile in corsa alla conquista delle quote nel mercato cinese.
Favorito, in realtà, dall'alleggerimento delle imposte sulle importazioni. Con il risultato che la richiesta da parte dei retailer e dei consumatori starebbe aumentando per i vini del Nuovo Mondo che sarebbero così disponibili ad un prezzo inferiore ai 12 euro. Di anno in anno le inmposizioni fiscali sono diminuite di pochi ma significativi punti percentuali, del 2,8 % e si andrebbe verso l'azzeramento, cosa che spalancherebbe letteralmente le porte alle etichette cilene. Una batosta per i vini europei. Per i francesi che rimangono costosi, e per i vini italiani e spagnoli che comunque stanno conquistando il favore di buyer e dei wine lover. Quella cilena sarebbe una presenza nel mercato che tra l'altro preoccupa non poco, proprio in questo momento, produttori europei, associazioni di categoria e Governi che da mesi e soprattutto nelle ultime settimane attendono con il fiato sospeso una risoluzione favorevole del caso “indagine antidumping adottata dal Governo Cinese contro i vini europei”, che dovrebbe concludersi definitivamente nel luglio 2014, con la speranza che si possa scongiurare un aumento dei dazi sulle importazioni. Vicenda piuttosto “rovente” che vede agire con massima diplomaticità la task force messa in piedi dalla Commissione europea, i vari ministeri che si occupano delle politiche agricole e di estero dei vari Paesi, e che ha portato a fare da intermediari anche personaggi chiave del mondo della comunicazione e promozione del vino come Stevie Kim, la mananging director di Vinitaly International. In questi ultimi mesi le autorità cinesi stanno passando al setaccio le aziende estratte a campione che si sono registrate al database predisposto dal Ministero del commercio estero cinese al fine di rintracciare la sussistenza del dumping e degli aiuti da parte della Comunità Europea con i fondi Ocm.
Maria Giambruno