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Scenari

La lampuga ha cambiato sapore. L’esperto: “Colpa del cambiamento climatico”

18 Gennaio 2024
Lampughe o Caponi Lampughe o Caponi

Il cambiamento delle abitudini alimentari ne ha modificato il sapore e la lampuga, nota anche come capone, ha perso parte del sentore un po’ selvatico che la contraddistingueva. Questo pesce, che si trova nei mari intorno alla Sicilia da agosto a gennaio, oggi ha un sapore più tenue e delicato rispetto al passato, cosa che ha fatto interrogare gli esperti. “Abbiamo cercato di capire cosa stesse accadendo studiando la dieta delle lampughe – spiega il biologo marino Franco Andaloro – e abbiamo notato che i caponi di un paio di chili, che prima avevano un sapore appunto più selvatico, adesso ne hanno uno più mite. Analizzando il contenuto dei loro stomaci, abbiamo verificato che hanno cambiato la dieta, nutrendosi di nuove specie di pesci che, a causa del cambiamento climatico che modifica profondamente la biodiversità, oggi popolano i nostri mari. Basti pensare che, in conseguenza di questi mutamenti, nel Mediterraneo orientale, ad esempio, la cattura di specie aliene è aumentata del cinquanta per cento. Dunque, mentre prima i caponi adulti mangiavano sardine e alacce, oggi, probabilmente per la diminuzione di questi pesci, si nutrono prevalentemente di acciughe e cefalopodi”.

La lampuga è molto pescata nel Mediterraneo, in particolare nelle aree meridionali ed intorno alle isole. Le zone in cui è presente in Sicilia vanno da Castellammare del Golfo a Patti da un lato dell’isola e da Siracusa a Porto Palo di Capo Passero dall’altra. È un pesce molto amato nell’Isola grazie alla versatilità delle sue carni che si adattano a diverse preparazioni “ma l’andamento della pesca è isterico – dice Andaloro – perché dipende da diversi fattori, primo fra tutti le condizioni del mare. Le caratteristiche comportamentali della lampuga ne condizionano i sistemi di pesca. Infatti gli esemplari più giovani, nel periodo compreso tra agosto e dicembre, tendono ad aggregarsi sotto l’ombra di oggetti galleggianti. Per questo motivo sono detti pesci d’ombra. Questi galleggianti possono essere oggetti alla deriva o strutture artificiali, detti cannizzi, che i pescatori mettono in mare per attirare i pesci che poi vengono catturati con reti da circuizione. Un tempo questi cannizzi erano in sughero. Oggi sono realizzati con foglie di palma ed hanno come galleggianti dei bidoni e del polistirolo e vengono ancorate anche a più di mille metri di profondità con fili di poliuretano. Sotto questi cannizzi, attorno ai quali oggi si è modificato il clima, si aggregano una decina di specie ittiche, tra cui le lampughe, che rimangono fino a raggiungere un paio di chili di peso. Si stima che i cannizzi attualmente in Sicilia superino i quindicimila e, finita la stagione di pesca, vengano abbandonati sui fondali marini. Negli ultimi vent’anni la tendenza è a pescare sempre meno e la quantità di lampuga si è ridotta di circa il 50 per cento. Le aree interessate a questa pesca oltre alla Sicilia e, in misura minore Campania e Calabria, sono quelle al largo della Tunisia, le Baleari e Malta dove con la lampuga si fa il piatto nazionale, la torta di lampuki”.