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Scenari

La nocciola di Sicilia verso l’IGP, dai Nebrodi alle Madonie produttori in campo per il percorso di riconoscimento

02 Agosto 2025
Antonio Natoli nella sua azienda a Librizzi (Messina) Antonio Natoli nella sua azienda a Librizzi (Messina)

Il percorso di riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) per la “Nocciola di Sicilia” sarà presentato il 7 agosto a San Salvatore di Fitalia con una manifestazione che è organizzata dal Gal Nebrodi Plus.

Dopo quello del Suino Nero sarà il secondo appuntamento in due giorni sul quale si è impegnato il territorio dei Nebrodi.

A promuovere la nascita dell’Igp è un comitato di produttori di nocciole guidato da Antonino Natoli che raccoglie una ventina di produttori da Nebrodi e Madonie.

“Abbiamo tante richieste e c’è tanta attenzione su un prodotto che è tra i migliori del mondo”, racconta. Entro il 31 agosto bisogna inviare il fascicolo al ministero per fare partire l’iter. Finalmente c’è una grande volontà di portare a casa il risultato del riconoscimento del marchio”, aggiunge.

Azienda produttrice di nocciole a Librizzi nel Messinese

Un patrimonio agricolo da 11.800 ettari
La coltivazione del nocciolo in Sicilia, in particolare, interessa una superficie complessiva di circa 11.800 ettari, concentrata soprattutto nelle province di Messina, Catania, Enna e Palermo, dove il paesaggio rurale è da secoli plasmato dalla corilicoltura. Si tratta del secondo areale produttivo italiano dopo il Piemonte, con una produzione media annua di circa 9.000 tonnellate, pari a circa l’8% del totale nazionale.

Questi numeri collocano la Sicilia in una posizione strategica (quarta regione in Italia per produzione), con margini di crescita sia in termini quantitativi che qualitativi. Il comparto conta migliaia di aziende agricole, perlopiù di piccole dimensioni, che operano in aree collinari spesso marginalizzate dal punto di vista economico, ma ricche di biodiversità e tradizioni.

Un potenziale economico in espansione
Attualmente, il valore della filiera corilicola siciliana si stima attorno ai 16 milioni di euro, ma le proiezioni legate all’ottenimento dell’IGP indicano un possibile incremento del 30-40% nel medio termine, secondo quanto si legge nella relazione economica che accompagna il percorso di riconoscimento del marchio. Questo grazie all’aumento del valore aggiunto riconosciuto al prodotto certificato, alla tracciabilità, e alla sua maggiore competitività sui mercati nazionali e internazionali. L’IGP garantirebbe infatti ai produttori siciliani la possibilità di collocarsi nella fascia alta del mercato, sulla scia del successo già ottenuto da altre denominazioni protette come la “Nocciola di Giffoni” e la “Nocciola Piemonte”, diventando un riferimento per la trasformazione artigianale e industriale di qualità.

Un particolare della produzione di nocciole nell’azienda di Antonio Natoli

Crescita occupazionale e nuove imprese
Il riconoscimento dell’IGP potrebbe rappresentare un vero e proprio motore occupazionale, con un incremento stimato del 20-30% dei posti di lavoro lungo l’intera filiera: dalla coltivazione alla raccolta, dalla trasformazione al confezionamento, fino al turismo rurale e all’agriturismo. In particolare, l’indotto potrebbe rafforzarsi nelle aree interne della regione, contrastando lo spopolamento e incentivando l’imprenditoria giovanile.

Progetti innovativi già avviati, come la rete d’imprese “Sicilia in Guscio” e il progetto “Corylinnova Nebrodi”, hanno dato vita a investimenti in nuovi impianti, miglioramento genetico delle piante e introduzione di tecniche agronomiche sostenibili, evidenziando un cambio di passo nel modo di fare agricoltura. E la produzione siciliana ha attirato l’interesse di grandi player internazionali come la Ferrero. L’IGP “Nocciola di Sicilia” si inserisce in una visione di sviluppo territoriale integrato: tutela del paesaggio, rilancio economico, salvaguardia delle varietà autoctone e valorizzazione turistica. Secondo le stime degli operatori, con il riconoscimento IGP il valore complessivo della filiera potrebbe superare i 25 milioni di euro nei prossimi anni, stimolando nuove alleanze commerciali, reti cooperative e un più forte radicamento sui mercati del biologico e della trasformazione artigianale.