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Scenari

Mercato vino, l’Apec verso la semplificazione burocratica nell’area Asia Pacifico

27 Gennaio 2014
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Semplificare la burocrazia per far fronte al boom del mercato del vino nell'area Asia-Pacifico.

Questo il traguardo auspicato dalll'Asia Pacific Economic Cooperation, l'organizzazione che opera in prima linea per favorire e sviluppare business, economie, sistemi di impresa, cooperazioni nell'area Asia-Pacifico, fondata da 12 paesi Australia, Brunei Darussalam, Canada, Indonesia, Giappone, Corea, Malesia, Nuova Zelanda,  Filippine, Singapore, Thailandia, Usa e di cui fanno parte adesso anche Cina, Hong Kong, Messico, Papua Nuova Guinea, Russia e Peru. In una nota, una delle più importanti voci del mercato, l'APEC rappresenta più del 50 per cento del prodotto interno lordo mondiale e più del 40 per cento del commercio globale, ha puntato il dito sul peso e sul costo della burocrazia in settori che stanno andando a doppia velocità, tra cui quello del vino, il cui fatturato nella fascia asiatica è triplicato dal 2000. Il goal prefissato è l'alleggerimento delle transazioni da barriere burocratiche che all'industria del vino costano 1 miliardo di dollari ogni anno. Nel 2012 il mercato del vino in questa parte di globo ha toccato i 23 miliardi di dollari in termini di valore.

Il Wine Institute, l'associazione di categoria statunitense che riunisce più di mille aziende vinicole, ha accolto con favore la prospettiva dell'allentamento della pressione burocratica. Per l'Apec il primo step sarà uniformare il corpus di vincoli, paletti e leggi applicati da ciascun Paese, che portano alla produzione di innumerevoli certificati e documenti che finiscono con il rallentare e rendere farraginoso l'iter di esportazione e di vendita. E su questo sta lavorando il Wine Regulatory Forum dell'Apec . Come anticipato dalla nota diramata dal gruppo, l'intenzione è quella di mettere a punto un modello di certificato del vino unico e un sistema elettronico che favorisca la produzione di documenti, passando in primis dall'abolizione di certificati non necessari. Secondo quanto calcolato dalla Banca Mondiale, tale semplificazione porterebbe ad un taglio dei tempi, poiché la preparazione dei documenti garantirebbe un risparmio consistente di ben sei giorni e anche, soprattutto, economico, abbattendo il costo di quasi 100 dollari. Mentre il Cile ha già dato un segnale in questo senso, promuovendo una procedura pilota di presentazione dei documenti per via telematica, Usa e Cina hanno già concordato un certificato di esportazione.