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Scenari

Momento d’oro per il Prosciutto di Parma. Tramelli: “Nell’export cifre che non vedevamo da tempo”

23 Ottobre 2012
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Il responsabile marketing del Consorzio del Prosciutto di Parma spiega a cronachedigusto.it la volata dell'export e come l'uso non corretto della demoniazione sia una delle cause principali della contraffazione

Un mercato che guarda sempre più all'estero.

Che si proietta verso il cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India e Cina). Per il Consorzio del Prosciutto di Parma parlano i numeri. Che negli ultimi anni hanno fatto registrare solo rialzi a due cifre. Anche quest'anno, nonostante il 2012 non sia ancora concluso, al Consorzio parlano di un rialzo di mercato estero di oltre il 10%. E l'attenzione del Consorzio verso il mercato  estero è confermata da Paolo Tramelli, responsabile marketing per i mercati internazionali del consorzio: “Il 26% della nostra produzione finisce all'estero – dice Tramelli – con una vendita media di 2,4 milioni di  pezzi ed un fatturato annuo per il mercato estero di 210 milioni di euro”.


Paolo Tramelli

Francia, Germania e Regno Unito i paesi di forza del consorzio nel mercato europeo. Stati Uniti, Giappone, Canada e la novità Australia per il mercato extraeuropeo. Proprio nel continente dei canguri il consorzio ha fatto registrare numeri record, con 50 mila prosciutti venduti in poco tempo. “Il prosciutto di Parma sta vivendo un momento d'oro – continua Tramelli – perché l'export sta facendo registrare cifre che non vedevamo da un po'”.

All'estero il mercato principale è quello del pre-affettato in vaschetta. “È quello che corrisponde a modalità di uso e consumo al passo con i tempi – spiega Tramelli – perché è un prodotto che si può consumare facilmente. Spesso gli  addetti al banco taglio delle salumerie non sanno nemmeno come si taglia un prosciutto di Parma. E ci sono  Paesi, come l'Inghilterra, dove il banco taglio nemmeno esiste”. Di confezioni di pre-affettato ne sono state vendute (dato 2011) 49 milioni con un aumento rispetto all'anno precedente del 13%. Poi Tramelli lancia l'allarme falsificazione. “Ogni anno il consorzio spende oltre un milione di euro per la tutela del nostro prodotto, tra spese legali e viaggi degli ispettori incaricati di verificare che il prosciutto di Parma venga venduto in maniera regolare”.

Per Tramelli, però, le falsificazioni riscontrate non sono, contrariamente a quanto si pensa, la creazione di marchi fasulli applicati su prosciutti, ma quello del non corretto uso della denominazione. Adesso le attenzioni sono rivolte al mercato Bric. Brasile soprattutto, che punta ad essere uno dei paesi di riferimento, visti anche gli i prossimi appuntamenti sportivi (mondiali del 2014 ed olimpiadi del 2016). In Russia il mercato sta cominciando a dare alcuni riscontri positivi. Un po' meno la Cina. Mentre l'India è ancora bloccata. In Italia, lo scorso anno, il consorzio ha marchiato oltre 9 milioni di prosciutti (6,7 milioni venduti nel nostro Paese) per un fatturato di 1,1 miliardo di euro per le vendite in Italia al consumo e 210 milioni di  euro per il mercato estero. Sono 156 le aziende produttrici del consorzio, con 5 mila allevamenti di suini, 109 macelli e 3 mila addetti alla lavorazione del comparto. Oltre che 30 mila impiegati dell'intera filiera. Numeri da record. 

Giorgio Vaiana