Il mercato dell’olio extravergine entra in una fase delicata. Coldiretti e Unaprol denunciano l’arrivo massiccio di prodotto greco a circa quattro euro al chilo, un livello che spinge al ribasso le quotazioni italiane. Questa settimana il prezzo dell’extravergine nazionale è sceso al minimo degli ultimi tre anni, segnale di una pressione crescente su una filiera che già da mesi registra oscillazioni anomale.
La vicenda ha avuto un punto di svolta con il sequestro, in Puglia, di quattordicimila litri di olio extravergine senza indicazione dell’origine obbligatoria. L’operazione, condotta dall’Icqrf Puglia e Basilicata insieme alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Dogane, conferma il clima di tensione che attraversa il comparto.
Secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, nei primi otto mesi del 2025 gli arrivi di olio vergine ed extravergine dall’estero sono aumentati del 78%, con un’impennata dalla Grecia che raggiunge il +139%. Questa dinamica, osservano le organizzazioni agricole, ha contribuito a indebolire il potere contrattuale dei produttori italiani, che in pochi mesi hanno visto evaporare quasi tre euro al chilo, scendendo sotto la soglia dei sette euro.
David Granieri, presidente di Unaprol e vicepresidente di Coldiretti, parla di una situazione che non può essere considerata fisiologica. Richiama la presenza di speculazioni e comportamenti opachi che finiscono per comprimere il valore dell’extravergine italiano al di sotto dei costi di produzione, con ripercussioni dirette sulla sostenibilità economica delle imprese olivicole.
Da qui la richiesta di strumenti più efficaci. Coldiretti e Unaprol propongono un rafforzamento del Portale Sian, introducendo l’obbligo di registrazione non soltanto dell’olio sfuso ma anche delle olive da olio. L’indicazione delle contrattazioni (quantità, provenienza, piazza di riferimento) permetterebbe di disporre di un quadro trasparente e omogeneo, utile sia per il monitoraggio del mercato sia per la tutela del Made in Italy olivicolo. Una banca dati geograficamente definita, spiegano le organizzazioni, consentirebbe di individuare con precisione l’andamento reale dei prezzi, riducendo margini di manipolazione e garantendo parametri condivisi lungo l’intera filiera.
Il settore attende ora che la proposta trovi una collocazione operativa. Intanto, il calo delle quotazioni mette in luce un problema di competitività dove il prodotto italiano rischia di scontrarsi con flussi esteri sempre più consistenti e con un mercato che fatica a riconoscere il valore dell’extravergine nazionale.