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Scenari

Olio Igp Sicilia, i produttori pensano positivo: “Ma nella filiera servono alcuni cambiamenti”

25 Aprile 2016
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(Daniele Miccione, Manfredi Barbera, Salvatore Cutrera e Tino Cavarra)

Qualche giorno fa è arrivata la conferma da Bruxelle: l’olio Igp Sicilia è una realtà (leggi qui).

Ma i produttori come la pensano? È una notizia positiva, oppure cela delle perplessità? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro. Sono compatti quando affermano che comunque il riconoscimento è un fatto assolutamente positivo per tutta la Sicilia, ma non nascondono delle perplessità. Ma che non sempre è legato al riconoscimento, ma riguarda piuttosto la qualità dell’olio, l’etichetta e l’arrivo in Italia di olio “straniero”.
Per Tino Cavarra di Terraliva, premiato anche con il Best in Sicily come miglior produttore di olio, il riconoscimento è una notizia super positiva “anche per un fatto di orgoglio – spiega – perché vedere la scritta ‘Sicilia’ sulle nostre bottiglie non può che farci piacere. Tra l’altro è anche una questione di marketing. Il brand Sicilia è ormai una garanzia di alta qualità per tutti i consumatori”.
Finalmente, dunque, si parla di Igp, un processo iniziato oltre 20 anni fa, come ricorda Manfredi Barbera: “Fui uno dei sostenitori dell’Igp tanto tempo fa, quando venne istituita la Dop Val di Mazara, che mi sembrò una cosa molto in contrasto verso l’Indicazione geografica”, spiega Barbera. Infatti, secondo i produttori, l’Igp è molto più strategico di creare delle Doc o delle Dop: “Un percorso lineare – dice Barbera – si fa l’Igp e poi si creano delle nicchie di produzione. Sarà proprio l’Igp a rendere più forte la Dop o la Doc. Adesso, che il riconoscimento è realtà, si pensi immediatamente ad un disegno strategico per il rilancio ecnomico di questo settore”.

Già, proprio il nodo dei prezzi di vendita dell’olio è al centro di una querelle che appare comunque senza una via d’uscita. Nei supermercati si trova olio extravergine di olive a meno di 4 euro e i produttori sanno benissimo che quello non può essere un olio di altissima qualità: “Fin quando arriverà olio da tutte le parti del mondo – dice Francesco Pellegrino di Terre di Shemir – e verranno imbottigliate schifezze parlare di Igp non ha senso. Noi facciamo altissima qualità e per fortuna riusciamo a vendere l’intera produzione. Però, credo che i controlli debbano essere fatti all’interno dei frantoi e non nelle aziende. La filiera va ridisegnata e rifondata. Solo così potranno cambiare tante cose. Biologico? La più grande truffa della storia. E’ come dire che a tuo figlio, fin da piccolo, non gli darai mai medicine. Sappiamo tutti che non è così. In natura è lo stesso”.
“Spero – prosegue Cavarra – che la certificazione dell’Igp abbia un disciplinare molto rigido. Perché questo porterà notevoli benefici anche per il consumatore. Il prezzo? Sotto una certa soglia non si fa reddito. Meno di 8 euro per mezzo litro non si dovrebbe vendere”.
“Ci sarà sempre il produttore che non farà qualità dice Salvatore Cutrera – ma per fortuna il mondo sta cambiando e tutti stanno aprendo gli occhi. Molti stanno capendo che bisogna lavorare in un certo modo. Il rischio di truffe? E’ sempre dietro l’angolo, ma i buyer, ormai, sono dei veri esperti e ne capiscono tantissimo. Truffare loro è davvero complesso”.

“L'Igp è un traguardo, ma non deve essere un punto di arrivo e non deve farci pensare che abbiamo, così risolto tutti i problemi del comparto olivicolo siciliano – dice Giuseppe Oro, presidente della Cooperativa La Goccia d'Oro di Menfi – Alle spalle c'è un impegno incredibile, soprattutto di Maurizio Lunetta, e nella parte finale è stato determinante l'intervento della politica. Ora, questo riconoscimento apre scenari importanti. Tocca a noi produttori non vederlo solo come un aiuto dal punto di vista commerciale, ma un punto di partenza per rifondare, e bene, l'intero comparto”
 
“Vorrei conoscere il dettaglio prima di esprimere un giudizio – dice Daniele Miccione di Tutto Tonda – mi sembra però che sia una cosa che abbia più senso di un riconoscimento territoriale più stretto. Ora mi auguro che la filiera diventi sempre più trasparente, soprattutto quello di riuscire a creare un disciplinare molto rigido che imponga di specificare in etichetta la provenienza dell’olio ma che sia attinente al territorio di produzione”.

G.V.