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Scenari

Consorzio Parmigiano Reggiano: “Entro il 2020 esporteremo il 50% della produzione totale”

29 Gennaio 2014
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Parmigiano Reggiano in buona salute e in volata oltre confine.

 Il Consorzio che tutela il formaggio bandiera del Made in Italy nel mondo ha diramato i dati sulle performance di mercato nel 2013.  Export in forte crescita, del +5% e buona tenuta dei consumi interni. Un anno a due velocità con una lieve flessione delle quotazioni in netta ripresa negli ultimi cinque mesi dell'anno, con dicembre che ha fatto segnare il migliore risultato dell'anno (con 9,05 euro/kg). Un comparto che ha saputo affrontare bene il post terremoto di maggio 2012. 

“In un anno di grandissima difficoltà per le vendite alimentari al dettaglio – spiega Giuseppe Alai – le vendite di Parmigiano Reggiano nella GDO sono scese solo dell’1% e sono state ben compensate dall’incremento di quelle effettuate direttamente dai caseifici e da altri canali, tanto che il nostro risultato è positivo nonostante un calo delle vendite di formaggi duri pari al 2,3%. Oggi – prosegue il presidente del Consorzio – il nostro primo obiettivo è dare stabilità ai redditi dei produttori e da questo punto di vista riteniamo che proprio il 2013 sia stato un anno di svolta per il Parmigiano Reggiano”. A settembre è stato lanciato il Piano di regolazione dell'offerta. “Lega il nostro sistema – precisa Alai – e individualmente ciascuno dei suoi 3.500 allevatori, ad un governo della produzione, favorendo un legame più diretto con il territorio ed il mercato, proprio per esercitare una tutela attiva dei redditi”. Il piano approvato  prevede, per il 2014, una produzione di 3.250.000 forme (29.000 in meno rispetto al 2013).

Produzione 
2012 e 2013 
in dettaglio
Caseifici Numero forme var %
2012 2013 2012 2013  
Bologna 9 9 71.009 71.282 0,4
Mantova 25 25 370.262 365.262 -1,3
Modena 81 78 643.501 622.511 -3,3
Parma 165 160 1.176.480 1.190.103 1,2
Reggio Emilia 104 101 1.046.174 1.029.998 -1,5
Totale 384 373 3.307.221 3.279.156 -0,8

Alai commenta anche l'asset delle quotazioni: “Siamo  su valori  che non si toccavano dall’ottobre 2012 e che, associati a diversi altri elementi positivi, lasciano intravvedere un futuro più soddisfacente per i produttori”. Altri fattori positivi: il calo delle giacenze (-4,3% nel 2013, con una ulteriore accelerazione a partire dall’agosto scorso);  la flessione produttiva (3.279.156 forme prodotte nel 2013 contro 3.307.221 del 2012); le difficoltà di prodotti similari d’importazione che cozzano contro un elevato prezzo del latte a livello mondiale. 

E poi c'è l'export. “Nel 2013 – sottolinea il direttore del Consorzio , Riccardo Deserti – sui mercati esteri sono state collocate 45.800 tonnellate e grazie a questo rilevante incremento è salita al 34% ( raddoppiata in cinque anni) la quota di prodotto destinato all’export. Per il 2020 – afferma – puntiamo a portare la quota delle esportazioni al 50% sul totale”. I principali mercati rimangono Francia (con una quota del 19%),  Regno Unito (17,1%),  Germania (16,9%) e USA (16,5%), seguiti da Canada, Giappone e Svizzera. “Pur partendo da quote complessivamente ancora modeste – prosegue Deserti – l’export al di fuori dei Paesi citati registra un +25%, con crescite percentuali molto rilevanti in Brasile (+130%), Indonesia (+140%), Arabia Saudita (+93%), Kuwait (+30%, Messico (+25%), India (+19%), Russia (+16%), Corea del Sud (+16%)”.

Una delle sfide più grandi per il Consorzio continua ad essere la tutela del Parmigiano, tra i prodotti del paniere agroalimentare tricolore uno dei più soggetti a contraffazioni e a fenomeni come l'italian sounding.
Buona parte del bilancio del Consorzio (complessivamente 22,9 milioni) sarà assorbita dalle attività di controllo e vigilanza. “Nel 2013 – sottolinea  Deserti – sono state singolarmente controllate 3.500.000 forme nei caseifici, cui si sono aggiunti i controlli effettuati all’interno degli esercizi commerciali, che complessivamente hanno coinvolto 1.748 punti di vendita”. E punterà ancora sull'informazione, con diverse azioni nel canale della Gdo e dell'Horeca. Un programma che vede un ulteriore investimento di 1 milione di euro. “Un sistema oneroso – conclude Deserti – ma necessario per assicurare ai consumatori e ai produttori quella tutela che non si può semplicemente rivendicare o delegare ad altri, ma richiede un ruolo attivo da parte di chi rappresenta un sistema così importante per l’agroalimentare italiano, per migliaia di imprese e decine di migliaia di operatori”.