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Scenari

Progetto Inoveno, come la tecnologia può cambiare la vita delle cantine

15 Marzo 2014
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La tecnologia entra in cantina, due anni e mezzo di lavoro per sperimentare nuovi protocolli per la realizzazione di vini di qualità, legati al territorio e caratterizzati da forte tipicità.

Si chiude il progetto “Inoveno. Innovazioni enologiche per la produzione vitivinicola siciliana”, promosso dall’Irvos nell’ambito della misura 124 del Piano di Sviluppo rurale 2007-2013. Tre gli obiettivi raggiunti: l’impiego di due nuovi ceppi di lieviti per la produzione di bianchi e rossi; un nuovo protocollo per i rosati; nuovi protocolli e un nuovo ceppo di lievito per i vini spumanti.

“Grazie al lavoro di ricerca svolto – spiega Lucio Monte, direttore dell’Irvos – le aziende siciliane avranno la possibilità di realizzare vini di alta qualità e di migliorare la competitività della loro produzione enologica attraverso un aumento della ‘tipicità’ in un mercato sempre più interessato a prodotti che caratterizzano i diversi ‘territori’ della Sicilia”.

Sei le cantine che hanno partecipato alla sperimentazione: Alto Belice, Colomba Bianca, Europa, Patria, Primavera e Tenuta Gatti.  Il progetto è partito con la vendemmia del 2011, per due anni nelle cantine sono stati applicati tecnologie, protocolli e conoscenze innovative frutto degli studi in vigna, nei laboratori e nella cantina sperimentale dell’Istituto.

Dopo l’addestramento del personale, le azioni principali hanno riguardato la produzione dei rossi e dei bianchi con il collaudo su scala aziendale di due nuovi ceppi di lievito (il B2-48, indicato per i rossi per il basso assorbimento dei polifenoli, e l’A4-9, che produce basse quantità di componenti sgradevoli come i vinilfenoli), la produzione dei rosati (con una combinazione di tecniche che permettono l’ottenimento di vini che mantengono nel tempo più stabili colore e corredo aromatico), la produzione di vini spumanti (con nuovi protocolli e un nuovo ceppo di lieviti, l’A1-27).

“Questi due anni di lavoro – spiega Daniele Oliva, capo area tecnico-scientifica dell’Irvos – hanno rappresentato un forte esempio di trasferimento tecnologico e confidiamo che i buoni risultati raggiunti possano estendersi ad altre cantine siciliane, oltre a quelle direttamente partner del progetto. Il fatto che uno dei vini prodotti all’interno di Inoveno, il Cataratto 2012 della Cantina Patria, nel giugno scorso dia stato selezionato come miglior Cataratto dalla giuria internazionale al salone dei vini autoctoni Vini Di Radici conferma con un ‘output’ inatteso l’alta qualità dei vini e la bontà dell’innovazione introdotta nelle aziende”.

Il progetto ha avuto come partner l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sicilia, il Consorzio di Ricerca sul Rischio Biologico in Agricoltura, il Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione, Assovini Sicilia, HTS Enologia, il Centro Enochimico Barbera e UBIQ srl.

“Nei Paesi del Mediterraneo – dice l’assessore all’Agricoltura, Dario Cartabellotta – il settore vitivincolo rappresenta ancora una delle risorse di maggior rilievo per qualità e quantità, in grado di competere sul mercato internazionale ed essere fonte di sviluppo economico. Si rende quindi necessario lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie innovative nel settore vitivinicolo mediterraneo in grado di mantenere intatta la qualità del prodotto nel tempo e di proteggere la viticoltura sul mercato internazionale”.

Grazie al progetto sono stati prodotti tre bianchi, tre rossi, un rosato e tre spumanti. Un manuale operativo sintetizza i protocolli affinchè le altre aziende possano applicare le innovazioni nelle loro cantine.

Stefania Giuffrè