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Scenari

“Troppo basso il valore delle importazioni di vino italiano in Cina: sei per cento”

16 Novembre 2013
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Criticità e prospettive per l'export secondo Wine Monitor (Nomisma) al forum sui mercati vitivinicoli di Marsala. “In Italia nel 2013 nelle vendite soffre anche la Gdo”

Le esportazioni di vino italiano crescono negli ultimi cinque anni e diventano sempre più un viatico contro la crisi.

Il Bel Paese domina i mercati Usa e tedeschi, ma si difende bene anche in alcuni di quelli dove la Francia fa da leader. Ma in Cina, Paese di cui si parla tanto e motore economico del commercio mondiale l'Italia stenta a penetrare. Nonostante negli ultimi cinque anni i consumi di vino siano aumentati del 28 per cento il valore delle importazioni di vino italiano rappresentano un piccolo sei per cento a fronte di una Francia che da sola fa il 50 per cento. Luci e ombre, criticità e prospettive. I dati, elaborati da Wine monitor, osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, sono stati resi noti in apertura del Forum internazionale dell’Economia e del Mercato vitivinicolo, che si è aperto a Marsala, Città europea del vino 2013.

Il forum, organizzato dall’Assessorato siciliano alle Risorse Agricole ed Alimentari e dall’Istituto regionale Vini e Oli di Sicilia in collaborazione col comune di Marsala, vedrà fino a domenica operatori del settore ed esperti qui per confrontarsi sulle tendenze del mercato vitivinicolo, gli scenari futuri ma anche i temi della promozione dei territori vitivinicoli in chiave turistica, della sostenibilità e della tutela del paesaggio.

“Il riconoscimento di Marsala come Città del Vino 2013 – ha detto l’assessore regionale alle Risorse Agricole e Alimentari, Dario Cartabellotta – è l’occasione per valorizzare la cultura del territorio, della sostenibilità, dei prodotti e dell’identità. Oggi dobbiamo tornare a pensare che cibo e vino sono prodotti della terra, non della fabbrica o del supermercato. Partendo da questa consapevolezza abbiamo varato il “Born in Sicily”, una legge che valorizza le risorse genetiche ed alimentari per riaffermare il concetto che i prodotti sono generati dalla terra. Dobbiamo ripartire da questo, così come dalla tutela del paesaggio e dall’identità dei territori”.
Ma torniamo ai numeri. I dati emersi nel corso del primo dibattito del Forum, illustrati da Denis Pantini (responsabile Area di Ricerca Agricoltura e Industria Alimentare di Wine Monitor) mostrano un quadro delle esportazioni e dei consumi nei vari Paesi del mondo e in Italia. Il 36% dei vini importati dalla Germania sono italiani, negli Usa la quota di importazioni made in Italy è del 29%. Ma anche in Canada, in Russia e in Svizzera l’Italia si piazza bene, rispetto alla Francia che detiene la leadership delle importazioni, con scarti dal 2 al 6% in questi ultimi tre Paesi.

La Cina resiste alla crisi, fra il 2007 e il 2012 i consumi sono cresciuti del 28,3%. Bene anche l’Australia (+9,6%) e gli Usa (+4,1%). In calo tutti gli altri ma la ripresa è in atto: la Spagna ha subito un calo del 29%, l’Italia del 15% ma in entrambi i Paesi la crisi è stata più forte fra il 2007 e il 2011.

Altre cifre sui consumi interni: in Italia la grande distribuzione organizzata, che detiene la maggior parte del mercato, ha registrato un calo nel 2013, ad oggi, del 7,2. Ma a soffrire maggiormente della crisi sono enoteche, bar, ristoranti: il vino consumato fuori casa infatti è passato dal 40% del 2007 al 34% del 2012. E continua a calare. In questo quadro, in cui i consumatori abituali di vino in Italia sono scesi dai 4 milioni degli anni Novanta a un milione mezzo del 2012, l’export assume sempre maggiore significato.

Stefania Giuffré
 

Qui di seguito alcune delle tabelle grafiche illustrate durante il forum

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