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Scenari

Quindici importatori cinesi attorno ad un tavolo per discutere sul vino italiano. Il dibattito di Vinitaly International a Chengdu

28 Marzo 2014
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In 15 attorno ad un tavolo, a porte chiuse, per discutere delle opportunità che ha il vino italiano nel mercato cinese, delle crtiticità, delle strategie da adottare, portando ciascuno la propria esperienza.

Sono i principali importatori della piazza più ambita dalle cantine di tutto il mondo (Shanghai -Amore Fine Wines, Sinodrink, Hoonay, Emw, Insider e Chuxiao; Guangzhou -VM Fine Wines e Fiabe; Pechino – Venas Vinus e 100ITA; Shenzhen – Kelit, Fiabe e Chengdu – Two Lions e Vino di Vito). Invitati da Vinitaly International come protagonisti del dibattito a cui hanno preso parte anche l’ambasciatore italiano a Pechino Alberto Bradanini, il primo consigliere economico dell’ambasciata Augusto Massari, il console generale di Chongqing Sergio Maffettone e due rappresentanti della Camera di Commercio Italiana in Cina, Angelo Morano e Antonella Sciarra. Appuntamento clou del programma BtoB che Vinitaly International ha organizzato a Chengdu nei giorni scorsi in occasione della Fiera dedicata al Food&Drink, tra le più importanti del Paese. 

Da un'analisi delle attuali performance del vino italiano nel Paese della Grande Muraglia, che hanno portato l'Italia ad essere il quinto esportatore, sono emersi scenari in cui ancora emergono le sue debolezze rispetto ai cugini d'oltralpe. 
“Dobbiamo cominciare a creare un’immagine del vino italiano – ha detto Vinicio Eminenti di VM Fines – Siamo ancora troppo indietro in questo”. Spiega l’ambasciatore Bradanini che il problema sta nel fatto che “l’Italia in Cina non è vista come uno dei Paesi del vino. Siamo conosciuti per la moda, per il turismo ma quando si parla di vino i cinesi automaticamente pensano alla Francia”. Rimane poi la problematica del fare sistema oltre confine. “Sono tante, troppe le iniziative, le collettive, tutte separate e senza alcuna regia”, dice Roberto Rossi di Amore Wines, “Dobbiamo fare in modo che la conoscenza del vino italiano sia allo stesso livello di quello francese”. Da un lato la mancanza di una squadra forte e che rema verso la stessa direzione, dall'altro c'è l'esigenza di  pochi e chiari attori che rappresentino il vino italiano. “L’ambasciata, auspicano gli importatori, con il supporto di Vinitaly può segnare veramente la svolta – dichiara Giordano Zizzi di Venas Vinus -. Qui a Chengdu siamo uniti finalmente e possiamo fare la differenza”.

Nel corso del dibattito condotto dalla managing director di Vinitaly International, Stevie kim, si sono toccati anche i temi dell’e-commerce e della calendarizzazione degli eventi in cui l’Italia dovrebbe partecipare, tra cui anche i nuovi spazi come quello che Vinitaly occuperà al Sial Cina a Changhai dal 13 al 15 maggio. Non è mancata l'occasione di focalizzare anche sulla comunicazione, focalizzando su iniziative che collegano la comunità che usa la rete, come la popolare Wechat e Weibo, canali privilegiati per promuovere la cultura del Made in italy presso i nuovi consumatori.