Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Se beviamo meno vino è colpa di queste sette categorie di persone. E tu ne conosci qualcuna?

31 Agosto 2025
Nella foto un calice di spumante Nella foto un calice di spumante

Gli umani italiani bevono sempre meno vino, per alcuni è anche una bella notizia.

Spoiler: non lo è per me, e credo – ma c’hanno scritto pure dei libri – che senza il vino il mondo sarebbe un brutto posto, e che il mondo dove non c’è il vino, quasi sempre lo è. Gli umani italiani bevono sempre meno vino perché quelli che gli vengono proposti nei ristoranti o sono orrendi o costano troppo o tutte e due le cose (c’ho scritto un pezzo che potete leggere qui).

Ma è anche colpa di quelli che in teoria dovrebbero incentivarne il consumo. Il paese reale (si diceva una volta) è sempre più impoverito, ma quello irreale, ovvero quello dei comunicatori e delle comunicatrici del vino, digitali e non, sembra non essersene accorto.

Qui di seguito un piccolo elenco di quelli che credono di avvicinare gli umani al vino, ma non nel mondo reale:

I Wine (de)Influencer
Nei reel di instagram, si continuano a fotografare, raccontare, sbocciando (stappare normalmente è da loser perenni) solo spumanti millesimati, cru di Montalcino, premier cru delle Borgogna più gentrificata, annate introvabili di Barolo, cose che esistono solo nell’eno-iperuranio, che non sono mai atterrate nella vita reale e nei carrelli delle persone reali, perché sì, le persone reali il vino lo comprano al supermercato. Personaggi in abiti fashion raccontano a favore di iPhone modello pro, vini da centinaia di euro, dimenticandosi del fatto che i ricchi, quelli veri, i social non li guardano. A chi si rivolgono? Accetto suggerimenti.

I WineSnob
Capelli radi, camicia (Oviesse) dentro i jeans, borsello, cappellino. I wine snob, quelli che il lambrusco non lo bevono, il prosecco non lo bevono, sono (quasi) sempre maschi bianchi, (quasi) sempre single, ed esprimono sui vini bevuti dalla plebe, giudizi infiammati come le loro prostate, nel loro mondo fatto di Asprigno di Aversa, Perricone Riserva e Ortrugo Metodo Classico, il mondo è cattivo le plebi dovrebbero essere rieducate al credo autoctonista minore mediante campi di lavoro, e se il mondo fosse più giusto, loro sarebbero considerati alla stregua di antichi oracoli.

Gli Ortodossi Naturalisti
Con la stessa flessibilità ideologica di un Ayatollah iraniano, considerano chi beve vini convenzionali (ovvero quasi tutti) gente banale, schiava del marketing e del capitalismo, trovano nella puzza loro, e dei vini che bevono un motivo di vanto, di distinzione, accusano gli enologi di avere studiato enologia, accusano chi sa fare il vino di sapere fare il vino, e accusano chi all’inizio non sapeva fare il vino (idolo) di avere imparato a farlo, peccato imperdonabile. Spesso li trovi a mescere vini torbidi in locali dalle luci tristi e dove le sedie son tutte diverse.

I Sedicenti Wine Teachers
Negli ultimi anni, specie dopo il covid, (prima cosa facevano) si è assistito a un moltiplicarsi di corsi di formazione sul vino, tenuti dalle tipologie umane più diverse, ex sommelier di ristoranti che hanno chiuso o mai aperto, diplomati Ais molto soli, spesso provenienti dalla giurisprudenza, o dal mondo della (bassa) finanza, pubblicizzano con locandine in grafiche casalinghe, molto anni ‘90 (garage?) Corsi di Avvicinamento al vino, abc del vino, introduzione al vino, primi step del vino, vino per principianti, corsi per astemi etc… Io mi fermerei alla grafica delle locandine.

I Wine Teachers Ufficiali
Le pietre con cui descrivono i sentori nei calici che roteano da consumati eno-attori, è SEMPRE focaia, avete sentito mai parlare di sentori di una pietra che non lo fosse? Mora di rovo (ce ne sono di altri tipi?). Sono ancora convinti che l’abbinamento cibo-vino esista.

Gli Enotecari Tirchi
Questa cosa dei social è un poco sfuggita di mano a tutti, forse anche a chi scrive. Beh, lo spettacolo desolante di questi video di enotecari, che nei loro reel della pagina ufficiale del posto dal nome che è spesso una variazione di Vino Qualcosa, con qualche, non nuovissimo, gioco di parole, descrivono sempre bottiglie rigorosamente chiuse, a loro dire però eccezionali. Ma aprire una bottiglia e berla con il tuo pubblico (anche se virtuale) potrebbe essere un buon modo per fare vedere che ci credi anche tu.

I Ristoratori d’Assalto
Servono vino alla mescita indegno con ricarichi da cartelli messicani della droga, e ne vanno fieri. Hanno comprato a una svendita per fallimento una bottiglia di Veuve Cliquot e aspettano con un ottimismo da religione messianica la mitica figura del turista alto spendente (i russi purtroppo, ancora per un po’ non li vedremo), che se la compri a 400 euro, se però l’etichetta non si è staccata prima.

Buon vino a tutti.