“Oggi l’ Unesco ha riconosciuto la Cucina italiana Patrimonio dell’Umanità”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio diffuso in occasione dell’iscrizione della Cucina Italiana nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. “Siamo i primi al mondo ad ottenere questo riconoscimento, che onora quello che siamo e la nostra identità. Perché per noi italiani la cucina non è solo cibo o un insieme di ricette. È molto di più: è cultura, tradizione, lavoro, ricchezza”. Per la premier, la nostra cucina “nasce da filiere agricole che coniugano qualità e sostenibilità” e custodisce un “patrimonio millenario che si tramanda di generazione in generazione”. Cresce nell’eccellenza dei nostri produttori e si trasforma in capolavoro nella maestria dei nostri cuochi. E viene presentata dai nostri ristoratori con le loro straordinarie squadre. È un primato che ci inorgoglisce, e ci consegna uno strumento formidabile per valorizzare ancor di più i nostri prodotti e proteggerli con maggiore efficacia da imitazioni e concorrenza Già oggi esportiamo 70 miliardi di euro di agroalimentare, e siamo la prima economia in Europa per valore aggiunto dell’agricoltura. Questo riconoscimento imprimerà al Sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi”, aggiunge.
Anche per il ministro della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida “oggi l’Italia ha vinto ed è una festa che appartiene a tutti perché parla delle nostre radici, della nostra creatività e della nostra capacità di trasformare la tradizione in valore universale”. Un riconoscimento che celebra “la forza della nostra cultura che è identità nazionale, orgoglio e visione – ha sottolineato il ministro – La Cucina Italiana è il racconto di tutti noi, di un popolo che ha custodito i propri saperi e li ha trasformati in eccellenza, generazione dopo generazione”. “È la festa delle famiglie che tramandano sapori antichi, degli agricoltori che custodiscono la terra, dei produttori che lavorano con passione, dei ristoratori che portano nel mondo il valore autentico dell’Italia. A loro ea chi ha lavorato con dedizione a questa candidatura va il mio più profondo ringraziamento”. “Questo riconoscimento è motivo di orgoglio ma anche di consapevolezza dell’ulteriore valorizzazione di cui godranno i nostri prodotti, i nostri territori, le nostre filiere. Sarà anche uno strumento in più per contrastare chi cerca di approfittare del valore che tutto il mondo riconosce al Made in Italy e rappresenterà nuove opportunità per creare posti di lavoro, ricchezza sui territori e proseguire nel solco di questa tradizione che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’Umanità”, ha concluso Lollobrigida.
“Questo risultato è frutto di un forte gioco di squadra tra istituzioni, associazioni, chef e produttori, ottenuto anche grazie al lavoro costante delle nostre Ambasciate e Consolati in tutto il mondo” ha sottolineato il minitro ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, nel corso della sua missione in India, in occasione della 20esima Sessione del Comitato Intergovernativo UNESCO per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale celebrando il prestigioso traguardo della Cucina Italiana.
In occasione della proclamazione da parte dell’Unesco della Cucina Italiana come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani e la Fondazione Qualivita hanno presentato l‘Atlante Qualivita 2026 – edizione 25° anniversario edito da Treccani, la più esaustiva e aggiornata raccolta dell’offerta italiana di prodotti a Indicazione Geografica, che riunisce e documenta l’intero patrimonio delle produzioni agroalimentari e vitivinicole DOP, IGP, STG e delle bevande spiritose IG. Curato da Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita, e realizzato con la collaborazione di Consorzi di tutela, istituzioni e organismi di controllo, l’Atlante Qualivita 2026 edizione Treccani illustra le denominazioni registrate, le filiere e i disciplinari e racconta storia e valore economico e culturale dei prodotti DOP e IGP, che costituiscono la base di quella che oggi viene definita la Dop economy, neologismo presente nel Vocabolario Treccani per indicare il ruolo strategico delle produzioni a Indicazione Geografica nel sistema agroalimentare italiano e il profondo legame tra prodotti, territori e comunità.
“I prodotti agroalimentari e vitivinicoli a Indicazione Geografica sono la base della Cucina Italiana: senza la loro qualità e la loro presenza sui mercati, le nostre ricette non avrebbe potuto raggiungere una diffusione culturale così ampia – ha dichiarato Mauro Rosati, Direttore Generale della Fondazione Qualivita –. Per questo la pubblicazione di questo Atlante è uno strumento essenziale per raccontare la peculiarità della nostra cultura enogastronomica compresa quella della cucina: ci ricorda che un prosciutto DOP non è un prosciutto qualsiasi, che un formaggio DOP non è un formaggio qualsiasi. Il lavoro di aggiornamento che, edizione dopo edizione, realizziamo sulle 897 schede prodotto presenti nell’opera ci consente di raccontare quell’aderenza al contesto – ai territori, alle comunità, alle regole – che ogni prodotto deve mantenere per potersi chiamare DOP o IGP”.
“Questa particolare edizione dell’Atlante, in onore del 25° anniversario della Fondazione Qualivita e del riconoscimento Unesco della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità – ha dichiarato Massimo Bray, Direttore Generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana – offre un quadro completo e straordinario delle eccellenze enogastronomiche italiane, che rappresentano uno degli elementi di forza del nostro Paese, uno dei luoghi più amati e visitati a livello internazionale. La sempre più profonda connessione tra cultura ed enogastronomia contribuisce in modo significativo al successo del sistema Italia, capace di affrontare le sfide del presente e guardare ad un futuro più equo e sostenibile”.
Anche i cuochi contadini, insieme agli agricoltori di tutta Italia, festeggiano l’iscrizione della cucina italiana tra i patrimoni immateriali dell’Unesco, un riconoscimento che affonda le sue radici nella tradizione culinaria delle campagne e nella ricchezza dei mille piatti regionali. Lo annunciano Coldiretti e Campagna Amica in occasione del via libera del Comitato riunito a Nuova Delhi, celebrato con un video #ÈUnesco (In coerenza con la campagna istituzionale del Masaf) diffuso sui canali istituzionali e affidato agli interpreti più autentici della nostra identità gastronomica: i cuochi contadini, ripresi mentre preparano ricette che raccontano la storia agricola del Paese.
Un risultato importante anche dal punto di vista della crescita del Paese. Secondo un’indagine Coldiretti/Censis il 94% degli italiani ritiene che il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco sia un’opportunità di sviluppo per l’economia italiana e per l’Italia in generale. L’iscrizione Unesco dà alla nostra cucina quel che si è conquistata sul campo da tempo, con una sorta di certificazione di alto profilo di cui non potranno che beneficiare filiera e territori coinvolti.
La cucina italiana vale oggi nel mondo ben 251 miliardi di euro, con una crescita del +5% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati Deloitte Foodservice Market Monitor 2025. I soli Stati Uniti e Cina rappresentano insieme oltre il 65% dei consumi globali per la cucina italiana.
Anche il presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, Domenico Raimondo, si dice “orgoglioso” del successo della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco: “Si tratta del giusto riconoscimento a un sistema fondato su identità e tradizione, di cui la mozzarella di bufala campana Dop è simbolo nel mondo”. “La cucina italiana – aggiunge – è un modello vincente anche come stile di vita e ora potrà ricevere nuovo impulso. C’è infatti bisogno di una vasta campagna di sensibilizzazione e di educazione soprattutto delle giovani generazioni, visto che il gruppo tra i 25 e i 44 anni è quello che cucina sempre meno, ricorre più frequentemente al delivery e ordina il 24% dei piatti pronti, in base al rapporto sulla Cucina italiana”. “Il nostro Consorzio ha sostenuto questo traguardo e continuerà ancora più intensamente a valorizzare la cucina italiana, puntando ovviamente sulla straordinaria versatilità di una sua eccellenza, la mozzarella di bufala campana Dop”, conclude il presidente.
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, per la Cucina italiana quello a Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco è “un riconoscimento ‘alla carriera’, ma con ancora lunghi secoli davanti. E il mondo del vino italiano esulta, perché è parte di essa: in tavola assieme alla Cucina italiana c’è anche il ‘suo’ vino. Condividiamo però quanto affermato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: la Cucina italiana è anche ricchezza e lavoro. E il vino contribuisce in maniera determinante anche a questi aspetti – che non sono solo immateriali –, con un saldo commerciale attivo con l’estero per circa 7,5 miliardi di euro l’anno”. “È un giorno di grande orgoglio – ha aggiunto il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti – raggiunto anche grazie alla determinazione del Governo italiano a partire dai ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e della Cultura, Alessandro Giuli. Siamo ora pronti a trasferire questo orgoglio in tutto il mondo, anche con una campagna in grado di abbinare in un corpo unico ciò che da sempre è simbolo del saper fare italiano”.
“Oggi la cucina italiana diventa Patrimonio Unesco. Un riconoscimento che, celebrando la cucina italiana, riconosce anche la straordinaria agrobiodiversità che ne è la base – commenta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia -. Una biodiversità su cui Slow Food lavora, valorizzandola, attraverso progetti come i Presìdi e l’Arca del Gusto, da quasi 40 anni”. Il riconoscimento va anche “all’artigianalità di contadine e contadini, cuoche e cuochi che con competenza e creatività hanno reso possibili le ricette conosciute in tutto il mondo, motivo di orgoglio, che continueremo a raccontare, tutelare e valorizzare”, conclude Nappini.
Anche Veronafiere celebra l’ingresso della cucina italiana nella lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, dopo la decisione del Comitato riunito a New Delhi. Una candidatura nata nel 2023, con un brindisi al Vinitaly che si è trasformato oggi in un riconoscimento Unesco: il traguardo di un percorso annunciato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme al ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida e al sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, proprio tra i padiglioni della principale manifestazione internazionale del vino italiano.
“Come Veronafiere vogliamo congratularci per questo risultato con tutto il sistema-Italia. Si tratta di un riconoscimento che dà ancora più valore alla straordinaria ricchezza enogastronomica del nostro Paese e dà forza alle imprese del vino, del food, dell’olio extravergine di oliva e della ristorazione” commenta Federico Bricolo, presidente di Veronafiere, proprio oggi a New Delhi per una nuova tappa delle preview di Vinitaly nel mondo. “Da New Delhi, con Vinitaly, vediamo quanto il vino italiano e la nostra cucina siano un riferimento per operatori e consumatori – prosegue Bricolo – e Veronafiere continuerà a fare la propria parte con la sua rete di manifestazioni che comprende Vinitaly, Vinitaly and the City, Vinitaly Tourism, SOL Expo e Fieragricola: piattaforme che accompagnano sui mercati internazionali le aziende nella promozione delle produzioni italiane e dei valori legati alla qualità, salute e sostenibilità”.
La Vinitaly Preview New Delhi, ospitata oggi nella residenza dell’ambasciatore d’Italia in India, Antonio Bartoli, alla presenza del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, riunisce figure di primo piano del mondo economico e istituzionale indiano, con esponenti della cultura e operatori del settore. Due i focus dell’evento, in un mercato contraddistinto da forte crescita e da un potenziale ancora ampio sul fronte del consumo di vino: la presentazione del Vinitaly India Roadshow, in programma a Mumbai e Panaji il 16 e 18 gennaio 2026, e quella della prossima edizione di Vinitaly a Verona, dal 12 al 15 aprile 2026.
Il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP esprime “profonda soddisfazione” per il riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO, un traguardo che valorizza l’intero sistema agroalimentare nazionale e le filiere che custodiscono saperi antichi, competenze produttive e identità territoriali.
“Si tratta di una grande notizia per il nostro Paese: l’Unesco riconosce uno dei valori più cari agli italiani, un aspetto culturale che ci distingue e ci accompagna fin dalla nascita, che caratterizza il nostro stile di vita, e lo rende unico e diverso da quello di qualunque altro Paese – dichiara il presidente del Consorzio, Cesare Mazzetti – Siamo certi che questo riconoscimento gioverà in modo decisivo a dare ancora più diffusione alla conoscenza delle nostre produzioni a Indicazione Geografica. Ma è ancor più importante per noi, perché da alcuni anni insieme al Consorzio dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e ad altre associazioni territoriali sosteniamo con forza la candidatura a patrimonio immateriale Unesco della “Tradizione del Balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare di Modena e Reggio Emilia”, un valore fortemente radicato nel nostro territorio e legato a innumerevoli produzioni, soprattutto familiari, a tradizioni che si perpetuano nei secoli e che permeano le relazioni personali, l’arte e persino l’architettura locali”.
“Un riconoscimento atteso, ma non scontato, che è motivo di orgoglio e di celebrazione per tutti gli italiani”. L’annuncio ufficiale della cucina italiana patrimonio Unesco arriva durante l’assemblea di Confagricoltura, al Teatro Argentina di Roma. “Un riconoscimento che va pure a noi agricoltori che garantiamo la produzione primaria. Ora più che mai dobbiamo fare squadra con tutta la filiera agroalimentare, che ha già ottenuto risultati straordinari, grazie anche all’impegno delle nostre istituzioni, e che può dare ancora di più se supportata da una visione ambiziosa”.
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta il traguardo ottenuto dall’Italia e, nella sua relazione, si sofferma sulla necessità di uno sforzo a livello europeo per proteggere le produzioni agricole. Sforzo che si traduce in una politica agricola comune adeguata ai tempi e alla necessità di garantire stabilità economica, sicurezza alimentare, reddito alle imprese: “Oggi, qui a Roma, nel cuore della città, noi lanciamo una sfida. All’Europa non chiediamo solo regole, chiediamo una visione nuova, che unisca sostenibilità e reddito, sicurezza alimentare e transizione energetica, innovazione e lavoro di qualità. Per costruire questa Europa serve un’alleanza nuova. Agricoltori, finanza, energia, previdenza, assicurazioni, lavoro, ambiente”.
Ed è per questo che il 18 dicembre Confagricoltura parteciperà alla grande manifestazione di protesta degli agricoltori europei a Bruxelles: “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura, – aggiunge Giansanti – mentre in altre parti del mondo si stanziano risorse importanti a difesa degli agricoltori. Noi invece stiamo assistendo a un disarmo sul settore primario”.
“Accogliamo con grande entusiasmo la notizia che la Cucina Italiana è finalmente riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. È un risultato storico che rende giustizia a generazioni di agricoltori che, ogni giorno contribuiscono al mantenimento della ruralità e quindi dei più grandi paesaggi italiani, oltre che alla conservazione e crescita di economie locali fondamentali anche per portare il nome dell’Italia nel mondo”. È il pensiero di Gerardo Diana, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP, alla notizia del riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio Unesco.
“La Cucina Italiana si basa su materie prime eccellenti che sono legate indissolubilmente alla terra, alle stagioni e alla cultura dei nostri territori. Penso in particolare alla Sicilia, non a caso nominata Regione Europea della Gastronomia per il 2025 (prima regione italiana a ottenere questo riconoscimento), che oggi si afferma al centro della scena internazionale proprio grazie alla sua identità agricola e gastronomica, all’innovazione in agricoltura e a un impegno concreto per la sostenibilità. L’Arancia Rossa di Sicilia IGP è un esempio straordinario di come la biodiversità, la sapienza degli agricoltori e la loro passione possano diventare un simbolo di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo”, prosegue il presidente del Consorzio Diana.
“Accolgo con grande soddisfazione l’inserimento ufficiale della cucina italiana nel Patrimonio Immateriale dell’umanità UNESCO. È un riconoscimento di fondamentale importanza per l’Italia, per la sua identità culturale e per quel patrimonio di sostenibilità e biodiversità che rende unica la nostra tradizione alimentare”. Così Riccardo Cotarella, presidente nazionale di Assoenologi, commenta il via libera dell’Unesco, sottolineando come “questo traguardo celebri il legame profondo che unisce, da nord a sud, cibo, territori e comunità, raccontando al mondo una cultura gastronomica straordinariamente ricca e variegata, che si intreccia in maniera imprescindibile con il mondo del vino”. “Il vino entra a pieno titolo in questo riconoscimento – afferma Cotarella – perché è parte integrante della nostra cucina e della nostra storia. Se consumato in modo moderato, equilibrato e consapevole, è senza ombra di dubbio un alimento di fondamentale importanza. Lo confermano la medicina e la scienza, che ne riconoscono il valore all’interno di corretti stili di vita”. “Cibo e vino rappresentano da sempre un’unione vincente – prosegue – capace di portare l’Italia nel mondo, valorizzando i territori, l’agricoltura, il lavoro delle donne e degli uomini che ogni giorno custodiscono tradizioni, paesaggi e saperi. Oggi questa unione trova nuova forza e pieno riconoscimento a livello internazionale”. “Desidero inoltre evidenziare – conclude il presidente di Assoenologi – il ruolo determinante svolto dal Ministero delle Politiche Agricole e in particolare dal ministro Francesco Lollobrigida, che ha portato avanti con convinzione e visione questo percorso, sapendo rappresentare in sede internazionale il valore culturale, sociale e produttivo della cucina italiana. Un lavoro istituzionale che merita pieno riconoscimento”.
Federdoc accoglie con grande soddisfazione la decisione dell’Unesco di iscrivere la Cucina Italiana nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. E’ un risultato di eccezionale rilievo per il nostro Paese, un riconoscimento che sottolinea la ricchezza di un sistema culturale unico al mondo, fondato su tradizioni, territori, saperi condivisi e una relazione millenaria con l’agricoltura. Il prestigioso riconoscimento valorizza l’intera filiera agroalimentare italiana e, vogliamo ricordare anche il contributo del vino a Denominazione d’Origine, parte integrante e inscindibile della nostra identità gastronomica. Le Indicazioni Geografiche custodiscono da decenni la memoria dei territori, il lavoro delle comunità locali e un patrimonio di competenze che rende la cucina italiana un unicum culturale. “La decisione dell’UNESCO – dichiara il Presidente di Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi – sancisce ufficialmente ciò che l’Italia e il mondo riconoscono da sempre: la cucina italiana è un patrimonio culturale che racchiude storia, tradizione e identità. I vini a Denominazione d’Origine ne rappresentano una componente fondamentale, perché sono espressione autentica dei territori e della loro capacità di conservare e innovare. Desideriamo ringraziare il Ministro Lollobrigida per il sostegno e la visione che hanno accompagnato questo percorso, rafforzando il ruolo del nostro Paese nella tutela e valorizzazione delle sue eccellenze”. Federdoc sottolinea che tale titolo comporta anche una responsabilità: proseguire con rinnovato impegno nella protezione e promozione delle Denominazioni d’Origine, presidio di qualità, tracciabilità, cultura e sostenibilità.
L’Associazione italiana Frantoi Oleari ha accolto questo riconoscimento come “un incoraggiamento” a proseguire nel percorso già tracciato in collaborazione con Italia Olivicola nell’attuazione del Programma Operativo 2025 sostenuto dal Regolamento (UE) 2021/2115: valorizzare la qualità, rafforzare le certificazioni DOP e IGP e sostenere l’ammodernamento dei frantoi e il miglioramento della sostenibilità del processo estrattivo. “L’ingresso della cucina italiana nel patrimonio dell’Unesco è una vittoria culturale che appartiene a tutto il Paese – ha detto Alberto Amoroso, presidente di Aifo –. Per noi frantoiani rappresenta un riconoscimento doppio: l’olio extravergine d’oliva non è solo un alimento, ma un simbolo identitario, il frutto di una sapienza che unisce territori, famiglie, imprese e paesaggi. È la nostra firma sulla storia del gusto italiano. Oggi l’Italia celebra un traguardo che ci impegna ancora di più a difendere la qualità, sostenere l’innovazione e accompagnare la filiera verso il futuro”.
“La notizia del riconoscimento della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’Unesco è una gioia immensa – ha commentato il maestro pasticcere Nicola Fiasconaro –, perché celebra il trionfo di una cultura antica e moderna allo stesso tempo, fatta di ricette, gesti tramandati, tempi lenti e rispetto per la materia prima. Per chi, come me, dedica la vita a portare la tradizione culinaria italiana nel mondo, questo riconoscimento è soprattutto un invito a custodire e innovare ciò che rende grande l’Italia. Non si tratta solo dei singoli prodotti, ma dell’intero patrimonio gastronomico italiano: dal grano duro siciliano ai formaggi alpini, dai lievitati alle paste ripiene. Il panettone è uno dei tanti esempi di eccellenza apprezzata all’estero, come dimostrato anche la settimana scorsa a Parigi, in un evento organizzato con l’ambasciatore Luca Sabatucci. Mi auguro inoltre che, da oggi, la cucina internazionale possa riappropriarsi di termini che richiamano più direttamente la tradizione italiana e latina, sostituendo ad esempio la parola “menù” con il termine “convivium”, più consono alla nostra storia e alla nostra cultura. Oggi l’Italia intera festeggia – ha aggiunto -, e sono felice che anche con il nostro contributo si riesca a far vivere e raccontare la storia dell’Italia nel mondo”.