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Scenari

Uva da tavola, via alla vendemmia: è “boom” della varietà senza semi

28 Luglio 2023
Uva da tavola - ph congerdesign, Pixabay Uva da tavola - ph congerdesign, Pixabay

Ha preso il via la raccolta dell’uva da tavola, di cui l’Italia è il principale produttore a livello europeo nonché il terzo esportatore a livello mondiale, dopo Perù e Paesi Bassi che non è un produttore ma opera come mercato globale di smistamento. Sui banchi di mercato negli ultimi due anni prevalgono (70%) le varietà senza semi, sempre più spesso frutti di brevetti italiani grazie alla ricerca guidata dal Crea, in particolare nel centro di Turi, e consorzi di imprese pugliesi come Nuvaut che insieme hanno messo a punto una ventina di nuove varietà con l’obiettivo di portare sul mercato le senza semi tutta la stagione, fino a dicembre.

Per l’uva da tavola sia bianca che rossa Puglia e Sicilia sono i principali distretti produttivi, insieme producono il 94% del made in Italy, il resto arriva dai filiari di Basilicata e Lazio. Per la bilancia commerciale italiana l’uva da tavola è il secondo, dopo le mele, prodotto più esportato del comparto ortofrutticolo nazionale. “Rilevanti in Italia i numeri dell’uva da tavola – sottolinea una analisi illustrata da Mario Schiano dell’Ismea in occasione del convegno “Regina di Puglia” a Noicàttaro (Bari) – con un miliardo di chili prodotti da luglio fino alle varietà tardive di novembre, per un valore complessivo di 655 milioni di euro. Il 46% della produzione italiana è venduta all’estero, ma finora l’export si concentra in Europa, mentre l’extra Unione europea è solo dell’1,5%. Tra i grandi assenti nella geografia delle nostre esportazioni Stati Uniti e Canada, oltre che la Cina, mentre Germania e Francia fanno la parte del leone. Le esportazioni dell’Italia valgono oltre 700 milioni di euro, e per le uve italiani i margini di crescita sono enormi: in 5 anni il fatturato dell’export italiano potrebbe raggiungere quota 1,2 miliardi di euro, puntando a un aumento del 30% dei prezzi e del 20% dei volumi”.

Anche la Puglia registra un trend crescente delle esportazioni e sette Comuni pugliesi sposano il progetto di Noicàttaro che valorizza l’uva da tavola e il suo territorio. I sindaci di Rutigliano, Giuseppe Valenzano, di Turi, Ippolita Resta, di Mola di Bari, Giuseppe Colonna, di Castellaneta, Giambattista di Pippa, di Grottaglie, Ciro D’Alò, di Aldelfia, Giuseppe Cosola, di Noicattaro, promotore dell’iniziativa, Raimondo Innamorato, (Giuseppe Nitti di Casamassima firmerà al più presto), hanno sottoscritto, al Palazzo della Cultura di Noicàttaro, a conclusione dell’evento “Regina di Puglia”, con la partecipazione e il sostegno di Antonio Decaro, presidente della Città Metropolitana di Bari, il protocollo d’intesa per mettere a terra sinergie allo scopo di valorizzare l’uva da tavola, asse portante dell’economia locale, e il suo territorio. L’iniziativa è un caso unico in Italia per quanto riguarda il settore dell’ortofrutta.

Per l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia Donato Pentassuglia “questa forma di aggregazione molto lungimirante segna un passaggio culturale di comunità legate alla tradizione contadina e alla Dieta Mediterranea che sanno trovare vie moderne di sviluppo e innovazione affinché non si paghino più royalties per coltivare l’uva da tavola. Da parte sua Regione Puglia, tramite la nuova programmazione del Csr sosterrà anche la trasformazione e ha dato mandato a centri di ricerca e università di accompagnare la crescita del mercato che vira verso le varietà senza semi. E a Macfrut 2024 la Puglia sarà capofila delle comunità che producono uva da tavola con l’orgoglio di liberarci dal pagamento di royalties alle spalle di chi lavora sotto i tendoni e nei campi”.