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Scenari

VENDEMMIA 2023, I NUMERI

13 Settembre 2023
Vendemmia in Franciacorta Vendemmia in Franciacorta

Il prossimo calice di vino, risultante da un mix di cambiamenti climatici, stress idrico e peronospera, sarà comunque un ottimo calice, anche se amaro per quei produttori che sono riusciti a contrastare le avversità ma che comunque ancora molto faticheranno per arrivare a brindare. Dalle previsioni dell’osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, la vendemmia 2023 si annuncia di 43,9 milioni di ettolitri – nel 2018 erano 55, il dato più alto fino all’attuale stima -, con un calo del 12% rispetto al 2022, ed è una buona notizia (ne parlavamo in questo articolo>). La cattiva è che non possono essere clima e patogeni – questi ultimi così favoriti dagli inverni miti e dalle piogge – a regolare un settore: i quasi 50 mhl dello scorso anno indicano un mercato che non assorbe, cantine che non smerciano e infine il ricorso alla distillazione di crisi, in uno scenario in cui non si lavora per una valorizzazione del prodotto finalizzata alla vendita.

I consumatori non dovranno certo preoccuparsi, per via del precedente stock il vino si troverà; da quando infatti si è iniziato a registrare il dato Agea sulla giacenza nel 2018, da 37,2 milioni di ettolitri si è arrivati nel luglio scorso a 45,5 milioni di ettolitri. Il tema è piuttosto la mancanza di scelte strutturali e strategie efficaci per minimizzare gli effetti soprattutto del climate change e degli eventi meteorologici estremi, spesso causa del proliferare di attacchi micotici (+70% le giornate di pioggia sui primi 8 mesi dell’anno scorso, molte delle quali in coincidenza con le giornate di trattamenti a contrasto). E i cugini d’Oltralpe, eterni “rivali”, ci superano nell’estensione media della vigna (7 ettari contro i nostri 2) e nella produzione, che è stimata sui 45 milioni di ettolitri a -2% sul 2022, oltre ad essere campioni di valorizzazione. La partita però si gioca sulla qualità e la peronospera non influisce su di essa: le prossime settimane vedranno la conclusione di un’annata difficile ma non impossibile (per chi ha il prodotto). Il problema è che il consumatore, esperto o meno, a fronte di un carrello della spesa sempre più costoso, rinuncia al vino, soprattutto da tavola, e questo si traduce in un aumento delle scorte quasi corrispettivo a un’intera vendemmia. Per ora, le previsioni dicono che la Gdo affronta una tendenza del -3,6% in volume di vino comune, del -3,8% dell’Igt e -3,7% dei Doc e Docg. Di conseguenza, la spesa vedrà un aumento rispettivo dell’1,3%, del 3,8% e del 3,4%.

Nel quarto anno in cui non solo il comparto attraversa emergenze, le prospettive di vendemmia del -12% si declinano territorialmente in maniera diversa: forti riduzioni nella produzione al Sud e nelle isole, la cui stima è di 12,9 milioni di ettolitri (-28,8%); riduzioni importanti in Centro Italia con -21% (3,5 milioni di ettolitri). Al Nord si conta invece un aumento dello 0,8% per 27,5 milioni di ettolitri, dove emerge con il 15% la Lombardia – da leggersi però come recupero sulla siccità dello scorso anno – seguita da Val d’Aosta (+10%), Liguria (+5%), Veneto (+5%), Trentino-Alto Adige (+1,5%), Friuli-Venezia Giulia (-10%), Emilia-Romagna (-4,5%), Piemonte (-2%). Il Centro-Sud vede ribassi soprattutto sul versante adriatico: Molise -45% e Abruzzo -40% ma non solo: Calabria (- 32,5%), Basilicata (-30%), Campania (-30%), Sicilia (-30%), Marche (-25%), Puglia (-25%), fino al -20% di Umbria, Toscana, Lazio e Sardegna, in una compilation di bicchieri vuoti. Non tutto il male viene per nuocere, si diceva: e in effetti è un’occasione per valorizzare il prodotto, considerate le giacenze sostanzialmente analoghe a una campagna produttiva. Il fronte si sposta quindi “sull’inversione della dinamica degli stock, in crescita da diverso tempo – commenta Fabio Del Bravo, direttore Servizi per lo sviluppo rurale Ismea – I dati suggeriscono di attuare politiche di marketing più attinenti alla produzione di qualità italiane, lavorando un po’ più sul prezzo e un po’ meno sulle quantità, anche perché la domanda nazionale e internazionale non è particolarmente dinamica e il contesto geopolitico non è certamente tra i più favorevoli”. Secondo le elaborazioni Ismea su dati Istat, l’export nel periodo gennaio-maggio 2023 rispetto allo stesso periodo 2022 registra la sofferenza soprattutto delle denominazioni protette sia in volumi che in valore: le Dop -5% e +1%: -4% per entrambi quantità e valore dell’IGT mentre il vino comune vede un aumento del 9% e del 7%.

Questi tempi sono inoltre occasione di cogliere opportunità finora mancate: nel 2016 l’Unione europea legifera su “basso contenuto di alcol” e “zero alcol”, normativa recepita da tutti i Paesi tranne l’Italia, creando le condizioni perché gli operatori vadano a comprare all’estero per vendere qui. La richiesta è quindi dar loro la possibilità di soddisfare una domanda. Lo scenario, fin qui costituito di numeri, porta alcune riflessioni da parte dei protagonisti del settore. Il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi rileva come occorra fare in modo che aumentino i valori unitari delle uve e, a fronte di Cina e India che iniziano una propria produzione, si debba puntare sulla qualità non potendo più permettersi le alte quantità (invendute); il consumatore stesso non accetta più denaro pubblico a pioggia per distillare ciò che non serve. “Non solo: l’Italia ha guadagnato posizionamento negli anni, con un aumento del prezzo medio e del 200% uscita franco cantina. Puntare quindi sulla qualità e in questo contesto l’Ocm è fondamentale per rinnovare il vigneto”. A tal proposito a fine mese uscirà inoltre il bando Ismea sull’innovazione, utile anche per meccanizzare la vigna, considerata la difficoltà nel trovare manodopera.

Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, conclude con un invito ad aggiornarsi: quello che gli eventi degli ultimi anni hanno dimostrato è che è indispensabile una preparazione scientifica. “L’operato di figure tecniche come agronomi, enologi e vignologi fa la differenza. L’azienda va condotto scientificamente, non poeticamente”. La scienza in vigna, mentre per poesia e romanticismo basta un buon bicchiere.