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Scenari

“Wine in moderation”, da Mezzacorona si discute del consumo responsabile del vino

23 Maggio 2023
Luca Rigotti e Sandro Sartor Luca Rigotti e Sandro Sartor

Quante tempeste in un bicchiere di vino! I social ancora ribollivano della zuffa senza esclusione di colpi fra Antonella Viola e Matteo Bassetti, virostar che dopo il declino del Covid, hanno iniziato a scontrarsi su vizi e virtù dell’Amarone. Quando è arrivata la notizia che tutti si aspettavano: nonostante le critiche di ben 13 stati dell’Unione europea, il controverso regolamento sull’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie è diventato legge in Irlanda (leggi questo articolo). Dopo un triennio di transizione, le misure, compresa la menzione dei rischi per le malattie al fegato e i tumori mortali, entreranno pienamente in vigore il 22 maggio 2026. Per la prima volta al mondo.

Mentre le armi si affilano a Bruxelles e gli stessi medici continuano a dividersi (vedi il pronunciamento scettico della Società Italiana di Medicina Ambientale, per la quale le priorità sono altre), i produttori riflettono sul da farsi, avvalendosi di strumenti creati con lungimiranza fin dal 2008, come Wine in Moderation, associazione nata in Europa e che sta diventando mondiale. Emanazione del Comité Vins, mira a promuovere una cultura sostenibile del vino a 360 gradi, oltrepassando le problematiche meramente ambientali nel senso del benessere sociale e della salute dei consumatori, secondo una consapevolezza maturata a partire dagli anni ’90. Col vantaggio di potersi porre quale interlocutore accreditato delle istituzioni europee, contrariamente ai produttori, che in certe sedi non arrivano.

Con tempismo perfetto se ne è discusso a Trento presso la Cittadella del Vino di Mezzacorona, azienda da sempre impegnata sul fronte della sostenibilità, che monitora i suoi progressi attraverso report periodici e ha deciso di raccogliere anche questa sfida. Luca Rigotti, presidente del gruppo entrato nel network come azienda ambassador, insieme a Moët Hennessy e Pernod Ricard, si è confrontato con Sandro Sartor, vicepresidente di Unione Italiana Vini e presidente mondiale di Wine in Moderation. Entrambi convinti della possibilità di promuovere modelli di consumo responsabile e moderato che siano compatibili con uno stile di vita sano, salvaguardando l’inestimabile patrimonio culturale, agricolo ed economico della bevanda.

“Per troppo tempo gli operatori hanno sottovalutato i segnali di allarme, nella convinzione che il problema riguardasse solo i produttori di super alcolici. Ma se non verranno adottate le azioni necessarie, il rischio è che il prodotto vino venga abbandonato dai consumatori”, ha premesso Sartor. È insomma il momento di giocare d’anticipo una battaglia eminentemente culturale, che ristabilisca un’immagine positiva del prodotto enfatizzando il valore della moderazione. Il progetto deve coinvolgere un po’ tutti: produttori, commerciali, sommelier, scuole, consumatori. A loro si rivolge un programma di educazione al bere con misura comprensivo di formazione dei formatori, cui Mezzacorona si appresta a inviare la sua squadra. Nel caso dei professionisti, si tratta di fornire informazioni e strumenti volti a presentare il vino in modo corretto: scegliere modalità di commercializzazione e di servizio idonee, condividere informazioni con i consumatori, prendersene cura evitando il servizio eccessivo, impedendo situazioni di pericolo come la guida in stato di ebbrezza o il consumo da parte di minori e donne incinte. Stessi imperativi per chi tiene il calice in mano: scegliere con consapevolezza, condividere il piacere, prendersi cura di sé e della propria salute.

I due relatori hanno sottolineato come nei paesi mediterranei l’etica del consumo sia storicamente diversa dal nord Europa, dove l’alcolismo è diffuso. Per questo l’allerta è massima sulla legge irlandese, colpevole di non distinguere né fra uso e abuso, né fra diverse bevande alcoliche, imparagonabili per gli impatti sulla salute. Per Sartor si tratta inoltre di un uso improprio: “Un’etichetta non è un bugiardino, si tratta di informazioni complesse che non possono essere riassunte. Fuori luogo anche il paragone col fumo, di cui nessun medico ha mai avallato o addirittura raccomandato un consumo moderato. Tutto questo mentre la commissione Beca, che si occupa di lotta contro il cancro, ha cancellato il riferimento al safe level. L’impressione è che la Commissione Europea col suo silenzio-assenso abbia inteso mandare avanti l’Irlanda per creare un precedente, che potrebbe essere presto seguito da Danimarca e Svezia, nelle loro lingue e con messaggi leggermente diversi. Ma il Comité Vins aveva già avanzato una sua proposta, anche in vista dell’etichetta elettronica, articolata sul Qr code di Wine in Moderation e su warning opzionali relativi all’abuso”.

Il programma è sfaccettato. Comprende il sito wineinmoderation.eu, disponibile in 11 lingue, messaggi chiave e documentazione, linee guida e materiali per la formazione, standard per la comunicazione commerciale responsabile, canali di social media, video e guide di attuazione, per esempio a degustazioni responsabili. Si segnala inoltre, sul fronte dell’informazione scientifica, il sito wineinformationcouncil.eu, dove un network di medici, ricercatori e scienziati a titolo gratuito cura un database continuamente aggiornato in base ai criteri Anzfa sul materiale scientifico in materia di salute e vino, suddiviso per argomenti (malattie cardiovascolari, diabete eccetera). Testimonia delle diverse opinioni all’interno della comunità scientifica e viene in parte diramato attraverso una newsletter mensile. L’approccio è quello dell’autoregolamentazione, come nella proposta di etichettatura.

Luca Rigotti, dal canto suo, non ha nascosto la soddisfazione di poter contribuire alla causa in compagnia delle altre aziende ambassador, produttrici leader che sostengono gli sforzi attraverso l’esempio. Nel suo intervento ha sottolineato il diverso approccio fra paesi produttori e non, come Irlanda e Scandinavia. “Ma Mezzacorona non vuole fare economia a scapito della salute, noi ci assumiamo ogni responsabilità. Il vino è un alimento ricco di storia, il problema è evitare gli abusi, educando per esempio i giovani. Sono persuaso che il consumatore prima o poi ci porrà il problema: meglio avere le carte in regola prima che scattino gli obblighi, altrimenti potrebbe non esserci un futuro”.