Esiste la gentrificazione anche nel vino? Perché vini che fino a pochi anni fa potevamo bere tranquillamente, sono diventati costosissimi?
Perché in pochi anni alcuni produttori che amiamo sono diventati un lusso?
A queste domande tenta di rispondere Santi Rivas, comunicatore, wine writer spagnolo, nel suo libro Vino Gentrificados.
La gentrificazione è un fenomeno del mondo immobiliare, quando un quartiere popolare diventa di moda e salgono in poco tempo i prezzi degli affitti, che diventano inaccessibili per la gente del posto. Un fenomeno simile accade nel vino, bottiglie che passano da essere disponibile a scaffale a 20 euro in pochi anni si vedono nelle wine list a 400/500 euro, senza che il vino sia cambiato, senza spesso che ci siano stati aumenti significativi del prezzo franco cantina. Santi Rivas, con uno stile divertente e puntale cerca di fare un’analisi degli “attori gentrificatori” della filiera, dai vecchi e nuovi mercanti d’aura, un tempo erano le riviste specializzate ora tanti altri soggetti, ai distributori, fino ai sommelier. Se l’aumento dei prezzi ha riguardato quasi tutto il mondo del vino, e ci sono sempre stati vini costosi (vedete la serie Caréme https:// www.cronachedigusto.it/cosa-guardo/carene-serie-tv/), il libro si concentra sulla gentrificazione di vini che non nascono come vini di culto, ma diventano, vini di culto.
La Borgogna è forse, da sempre, il regno dell’eno-gentrificazione ma i vini di Domaine de Miroirs di uno sconosciuto (fino a poco tempo fa) produttore giapponese nello Jura escono adesso nelle enoteche online sulle 800 euro.
Non ne esce molto bene il mondo del vino da questo libro, i meccanismi che lo regolano e lo mantengono (più o meno ) in piedi sono nella migliore delle ipotesi strani, nella peggiore disonesti.
Tra sommelier snob, eno fighetti venditori di fiabe, distributori senza scrupoli, resta sempre lui, o meglio noi, il consumatore finale, che vorrebbe soltanto bere qualcosa che abbia senso, ad un prezzo che abbia senso.
Forse, in un mondo che brucia, sempre più ingiusto diviso, sembra essere un po’ velleitario lamentarsi della gentrificazione di certe bottiglie di Savagnin e o di certi Champagne della Aube, o forse è l’ennesimo esempio, di qualcosa che funziona male, in questo tardo capitalismo, l’ennesima dimostrazione delle distorsioni di un mercato sempre più slegato dalla vita della persone, anche quando riguarda qualcosa che appartiene da sempre, alla vita delle persone: il vino.
Il vino come (quasi) tutto il resto è diventato molto più di una bevanda, ci dice Santi Rivas, uno status, un modo di esprimere qualcosa di sé stessi di dire qualcosa di noi, a chi sta intorno.
Avere al tavolo uno chenin blanc biodinamico racconta più un posizionamento sociale, che un eno gusto, le grandi (o piccole bottiglie) un po’ come i capi di un designer, dicono o almeno vorremo che dicessero qualcosa di noi, del nostro posto nella società, raccontare uno status socio-enomico, spesso ammantato di coolness.
Che il vino sia un prodotto agricolo, che nasca dalla terra, ce lo siamo quasi scordato, ce ne ricordiamo solo quando nei reel degli I- Phone, quando le vigne perfette fanno da sfondo ai resort lussuosi della nuova eno-hospitality, il vino come ormai (quasi) tutto è prima di tutto posizionamento sociale.
Bere il vino giusto nel posto giusto, magari quelle bottiglie che il sommelier tiene solo per certi clienti, (quelli a chi riserva gli Zalto) ha poco a che fare con acidità, freschezza e tannini, e molto a che fare con il mondo in cui vogliamo che gli altri ci vedano.
Il vino ancora una volta è il modo per riflettere sulle nostre vite, sul mondo in cui viviamo, un mondo nel quale i motivi per brindare se non a favore di smartphone, sono sempre di meno.
Titolo: Vino Gentrificados
Autore: Santi Rivas
Pagine 188
Editore: Muddy Waters Books
Prezzo: 21 euro (on line)