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“Il caffè in Italia fa schifo”

10 Giugno 2025
Valentina Palange Valentina Palange

Il caffè in Italia fa schifo: una denuncia, un grido di dolore ma soprattutto il titolo del libro di Valentina Palange, divulgatrice di caffè, content creator e consulente di social strategy che da una decina d’anni cerca di avvicinare quante più persone alla vera cultura del caffè. Nel 2018 ha aperto la pagina Instagram “Specialty PaL” attraverso la quale quotidianamente racconta pregi e difetti, virtù e vizi legati al mondo del caffè che ha deciso di mettere anche nero su bianco in questa opera prima edita da Giacovelli editore. Il libro è stato presentato a Palermo nei giorni scorsi nell’ambito del Palermo Coffee Festival organizzato da Morettino – storica torrefazione del capoluogo isolano che da cento anni diffonde la cultura del caffè che, in due giorni, ha portato al Palermo Marina Yachting oltre cinquemila persone tra appassionati e curiosi. Una manifestazione che vuole creare e diffondere la cultura del caffè, mettendola a confronto con le filiere del vino e dell’olio e di altre eccellenze, intorno alle quali c’è una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori. Ma anche parlare di questa bevanda che, nel mondo, sta conquistando sempre più estimatori anche in paesi come Cina e India (ne parliamo qui>) che, storicamente, hanno sempre consumato il tè e oggi stanno modificando l’assetto del mercato.

“Siamo orgogliosi della risposta dei tantissimi ospiti che sono accorsi al festival e della crescente sensibilità intorno al mondo del caffè e alle sue contaminazioni – afferma Andrea Morettino, ideatore del festival -. Questo successo ci motiva a continuare sulla strada della divulgazione della cultura del caffè offrendo sempre maggiori occasioni alla nostra città per attrarre un pubblico internazionale e scoprire il fascino di una bevanda tanto diffusa in Italia, quanto ancora poco conosciuta e valorizzata”. “Il caffè in Italia fa schifo è chiaramente una provocazione ma anche un grido di dolore per un comparto che in questo momento è in grande sofferenza ma anche in grande espansione – spiega Valentina Palange -. Siamo arrivati ad un punto in cui la qualità media del caffè scende sempre di più. I prezzi di arabica e robusta aumentano e le aziende giocano al ribasso contando sul fatto che il consumatore medio è ignorante e non capisce la qualità di quello che beve, così cercano materia prima scarsa che viene tostata troppo per coprirne i difetti e ogni giorno noi beviamo caffè bruciato e amaro”.

Per questo il libro si rivolge innanzitutto ai consumatori, per i quali vuole essere una guida in grado di fornire gli strumenti per capire cosa è buono e cosa non lo è. “Ci sono state due reazioni di fronte a questo titolo – continua Specialty Pal -: quella di chi mi dice che è vero che il caffè in Italia fa schifo e che non beve più il caffè al bar da tanto tempo e quella di chi mi dice “finalmente qualcuno lo ha detto”. Devo ammettere che io mi aspettavo più haters perché noi italiani ci sentiamo molto la patria del caffè e questo è uno dei motivi per il quale non siamo cresciuti in questo comparto. Molti mi chiedono il perché di questa affermazione e quando spiego, poi capiscono… È importante però dire anche che in Italia ci sono tante realtà che lavorano bene, che dovrebbero essere valorizzate di più ed io ho scritto questo libro anche per loro. Nella maggior parte dei bar in Italia il caffè fa schifo, ma ci sono anche dei posti nei quali puoi bere bene, sono ancora pochi e tocca a noi consumatori pretendere di più per aiutare anche quelli che lavorano bene a crescere”. (Qui>, ad esempio, il nostro elenco dei bar dove è possibile gustare un buon espresso a Palermo)

Campionessa italiana di Aeropress, quarta classificata ai Campionati Italiani barista del 2024, Valentina Palange ha iniziato ad amare il caffè da adulta, quando a trent’anni, ha scoperto che in una tazzina ci può essere anche un buon prodotto. Da allora non si è più fermata, facendo della divulgazione la sua mission. Tra i suoi preferiti c’è il caffè del Kenya “che ha acidità alta ma piacevolissima, profuma di pomodoro e mi ricorda molto la mia terra, la Puglia – dice – ma forse uno dei più buoni che abbia mai bevuto è un Panama Geisha, caffè complesso con un ventaglio aromatico che va dai fiori alla frutta a pasta gialla e che si può bere sia in filtro sia in espresso. Ho amato sin dall’inizio il caffè filtro ma ultimamente mi sono tanto appassionata all’espresso e da quando ho partecipato ai campionati italiani barista e ho studiato in maniera approfondita, mi sono resa conto che è davvero difficile fare un buon espresso, cosa che le persone non si aspettano, perché richiede tempo e cura”.

Il barista, quindi, gioca un ruolo importante nella diffusione della cultura del caffè, ma purtroppo quelli veramente preparati sono pochi: “Io li chiamo baristi di strada nel libro. Il barista in Italia non è una figura professionale, a differenza dell’estero, dove è riconosciuto e ben retribuito. Nel nostro Paese – afferma Valentina Palange – è ancora il lavoro di chi non riesce a trovare nient’altro, spesso è un ripiego. All’estero c’è più possibilità di formarsi professionalmente perché la cultura del caffè è ad un livello superiore rispetto al nostro. É tutto concatenato: più cultura, più formazione, maggiore professionalità”.

Allora come fare per riconoscere un buon caffè? Specialty Pal nel libro dà una serie di indicazioni. “Innanzitutto ci sono delle domande che si possono fare al barista come, ad esempio, cosa mi stai offrendo? Che miscele hai? Controllare la pulizia del bancone, della macchina, delle lance. Il macinacaffè deve essere pulito, non oleoso perché i residui di olio irrancidiscono. Bisogna essere attenti perché non è solo una questione di gusto ma anche di salute, attrezzature sporche e caffè bruciato fanno male. Il consumatore deve fare la sua parte perché se aspettiamo che si smuovano le grandi aziende non succederà mai nulla. Deve esserci una domanda pressante di caffè buono da parte di tutti noi”. E rispetto a cosa aspettarci nel prossimo futuro, Valentina risponde che “la materia prima scarseggerà, i prezzi aumenteranno sempre più e bere un caffè buono potrà essere costoso, dunque bere meno ma bere meglio. La strada tracciata è quella dell’aumento del costo dell’espresso che anche in Italia supererà i due euro e purtroppo questo prezzo varrà sia per un caffè scarso che per uno buono. Per questo è fondamentale che il consumatore sappia scegliere”. Parola di Specialty Pal.