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Cibo e dintorni

Extravergine d’oliva, metà degli italiani non sa sceglierlo

23 Settembre 2025
olio extravergine di oliva olio extravergine di oliva

L’indagine UNIFOL fotografa una conoscenza scarsa e la necessità di etichette più chiare per valorizzare la qualità dell’olio

Dietro ogni bottiglia di extravergine di oliva c’è un universo di pratiche agricole, tradizione mediterranea e innovazione tecnologica. Eppure, per molti consumatori, l’olio resta un mistero.

È quanto emerge da una ricerca commissionata da UNIFOL – Unione Italiana delle Famiglie Olearie, che ha fotografato la distanza tra la qualità reale dell’olio EVO e la percezione che ne hanno gli acquirenti.

Il dato più sorprendente riguarda la conoscenza del prodotto: una persona su due ammette di acquistare l’olio d’oliva senza sapere davvero come distinguerne le caratteristiche. Termini tecnici come “amaro” o “piccante”, che per gli esperti indicano qualità e ricchezza di polifenoli, per il consumatore medio risultano invece disorientanti e scoraggianti. L’etichetta, spesso poco chiara o eccessivamente tecnica, non aiuta a colmare questa distanza.

Eppure oggi disponiamo di extravergini con valori nutrizionali elevati, ricchi di antiossidanti e dalle sfumature sensoriali complesse, capaci di accompagnare la cucina tradizionale come le preparazioni più moderne. Il paradosso, sottolinea la ricerca, è che questi tratti distintivi restano invisibili perché non comunicati in modo efficace.

Di questo si è discusso a Roma, a Palazzo Montemartini, durante l’evento organizzato da UNIFOL. Nel corso di quattro panel tematici – istituzioni, mercato, qualità e competizione – si sono confrontati produttori, distributori, accademici e rappresentanti della politica. Tra i nomi presenti: Desantis, Farchioni, Monini e Pantaleo, insieme a esponenti del mondo distributivo e accademico, fino alle istituzioni europee.

Dal dibattito è emersa la necessità di un linguaggio nuovo, capace di rendere più accessibile l’universo dell’olio, senza cadere in tecnicismi o schemi troppo rigidi. Le grandi aziende e i gruppi della distribuzione hanno concordato sulla necessità di segmentare meglio l’offerta e differenziare gli oli, in modo che il consumatore percepisca la qualità reale dietro ogni etichetta.

Non è mancata una riflessione sul quadro internazionale: la geografia produttiva dell’olio sta cambiando rapidamente e il Mediterraneo, culla dell’olivicoltura, dovrà fare i conti con nuove alleanze e sfide competitive. Per restare protagonisti, sarà fondamentale unire competenze, comunicazione e una visione condivisa sul futuro del settore.

«Occorre un cambio di passo», ha dichiarato il presidente di UNIFOL, Antonio Vacca, chiudendo i lavori. «Serve una riforma normativa che dia al consumatore strumenti chiari per comprendere il valore salutistico e organolettico degli extravergini. Il nostro impegno è lavorare insieme alle istituzioni e agli operatori per costruire una proposta condivisa e adeguata ai tempi». Un messaggio che suona come un invito a restituire all’extravergine il ruolo che merita: non solo condimento, ma alimento cardine della dieta mediterranea.