Il biologico italiano continua a dare segnali forti: non è solo un segmento in espansione, ma pare che sia sempre di più un modo per stare al meglio sul mercato.
In occasione della Giornata Europea del Biologico, il Ministero dell’Agricoltura ha anticipato i dati del rapporto Bio in cifre di ISMEA, che sarà pubblicato a dicembre, e che conferma un trend positivo per il 2024: aumentano le superfici coltivate, gli operatori attivi e i consumi interni.
Oggi la superficie agricola utilizzata biologica in Italia ha raggiunto i 2,5 milioni di ettari, con una crescita del 2,4% rispetto al 2023 e un incremento del 68% nell’ultimo decennio. Una quota che rappresenta oltre il 20% del totale nazionale. In parallelo, anche il numero degli operatori è cresciuto: quasi 97.200 aziende certificate, di cui l’89% agricole, con un aumento del 2,9% sullo scorso anno.
Sul fronte dei consumi interni, il biologico mostra una vitalità superiore al resto dell’agroalimentare. Gli acquisti domestici nella grande distribuzione valgono quasi 4 miliardi di euro e nel primo semestre 2025 hanno registrato un +10,6% rispetto all’anno precedente, contro il +5% generale del comparto. Segno che la fiducia dei consumatori si consolida, nonostante il divario di prezzo con le produzioni convenzionali.
La distribuzione territoriale conferma la forza del modello italiano: sette regioni — Toscana, Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata, Valle d’Aosta e Campania — più la Provincia autonoma di Bolzano hanno già superato l’obiettivo europeo del 25% di superfici bio fissato per il 2030. Lazio e Puglia sono ormai vicinissime. È un dato che restituisce la fotografia di un Paese dove il biologico si afferma non solo nei distretti più strutturati, ma anche in aree interne e meridionali, spesso più vulnerabili ma ricche di biodiversità e vocazioni agricole.
Il ministro Francesco Lollobrigida ha ricordato che il biologico “è un segno distintivo di qualità e sicurezza”, sottolineando però la necessità di garantire reddito adeguato agli agricoltori, contrastare la concorrenza dei paesi terzi e rendere questi prodotti accessibili a un pubblico più ampio.
Il presidente ISMEA, Livio Proietti, ha posto l’accento sull’età media degli operatori: sempre più giovani, innovativi e aperti a sperimentare, un fattore che rafforza la competitività del settore.
Resta però un nodo da sciogliere: se da un lato i numeri mostrano una crescita solida, dall’altro la sostenibilità economica e l’accessibilità dei prodotti bio non sono ancora garantite. Prezzi più alti, necessità di regole più chiare e investimenti nelle aree rurali sono sfide ancora aperte.
L’Italia, con quasi centomila aziende e milioni di ettari coltivati, si trova davanti a un’occasione storica: trasformare il biologico da nicchia a linguaggio comune, non solo un marchio in etichetta, ma un patto tra chi coltiva e chi consuma, tra paesaggio e futuro.