Ci sono esperienze che trascendono il gusto, che superano la tecnica, la critica e perfino il tempo. Assaggiare un vino di cent’anni è una di queste: un incontro con la memoria, una carezza di storia nel bicchiere. È quanto è accaduto a Tenuta di Capezzana, azienda simbolo del Carmignano, dove il tempo non si misura in anni ma in vendemmie, persone e stagioni.
Sulle pendici del Montalbano, a nord-ovest di Firenze, il vino si fa qui da più di 1200 anni, dall’804 d.C., quando i primi documenti attestavano la presenza di vigne. Va ricordata la data del 1716, anno in cui il Granduca Cosimo III de’ Medici riconobbe ufficialmente questa zona come una delle prime aree “a vino” della Toscana.
Oggi Capezzana è ancora un mosaico di vigne, olivi e boschi — 650 ettari in tutto, di cui 78 vitati — curati dalla famiglia Contini Bonacossi, che continua a intrecciare tradizione e visione con la naturalezza di chi vive in simbiosi con la terra.
“Se qualcuno volesse trovare la formula alchemica del vino di Capezzana, la troverebbe proprio nell’estrema disomogeneità della terra e dell’esposizione dei vigneti. È esattamente da questa “caoticità” che scaturisce la grande complessità dei nostri vini, inimitabili esattamente perché è impossibile ripetere la stessa ricetta in altre regioni o in terreni anche non lontani dal Carmignano”, raccontava Vittorio Contini Bonacossi.
Argille, sabbie, galestro e calcare si alternano in un paesaggio geologico irregolare, dove ogni filare parla una lingua diversa. È da questa varietà che nascono vini longevi, capaci di raccontare decenni, persino secoli, senza perdere l’anima.
Dal 2006, ogni anno, 3.000 bottiglie di Villa di Capezzana vengono messe da parte e riaperte dieci anni dopo: un gesto semplice e poetico per ricordare che il tempo, qui, non consuma ma affina.
Oggi la tenuta è nelle mani della quarta e quinta generazione: Benedetta guida la produzione, Beatrice e Filippo seguono i mercati esteri, Gaddo si occupa delle vigne, Serena dell’ospitalità, ed Ettore Fantoni, figlio di Benedetta, ne è l’amministratore delegato. Una famiglia unita da un’idea chiara: custodire la bellezza del Carmignano attraverso un’agricoltura biologica e un approccio etico che rispetta l’intero ecosistema.
Capezzana non è solo una cantina, è un organismo vivente, un luogo dove vino, olio, arte e accoglienza si intrecciano, e ogni bottiglia diventa racconto. Un’azienda che guarda al futuro, custodendo tra le sue pareti e le sue persone una memoria antica ma attuale.
La degustazione organizzata per celebrare i cento anni del Villa di Capezzana 1925 è stata molto più di un evento: un viaggio nel tempo, un atto d’ascolto verso il vino e la sua voce sottile.
Sette annate — 1925, 1979, 1983, 1995, 2005, 2015 e 2021 — hanno tracciato un arco temporale di quasi un secolo, dal presente vivo e pulsante fino a un passato che sembrava respirare ancora.
Quel vino non era solo buono, era vivo. Nel calice, la sua trama sottile ha raccontato la storia di una famiglia, di un territorio. Assaggiare il Villa di Capezzana 1925 è stato come sfogliare un diario scritto con la vite e il tempo. In quel calice centenario c’era tutto: la forza della famiglia, la grazia della terra, la bellezza del tempo che non passa ma resta. Alcuni vini, semplicemente, non invecchiano: respirano insieme alla storia.
Le annate
2021 – L’energia della giovinezza
Rubino profondo e luminoso, all’olfatto si apre con arancia sanguinella, ribes e spezie scure. Al palato è succoso, teso, con tannino compatto. Annata segnata dalle gelate di aprile, che hanno ridotto la produzione ma concentrato l’anima. Solo 30.000 bottiglie.
Carmignano DOCG Villa di Capezzana 2015 – La potenza equilibrata
(80% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon)
Colore granato profondo, si apre su un frutto nero, marasca e una nota che ricorda la grafite. In bocca è ampio, sapido, potente. Un vino solido, che unisce forza e misura.
Carmignano DOCG Villa di Capezzana 2005 – Il carattere e la verticalità
(80% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon)
Amarena, lavanda, eucalipto e un tocco di liquirizia. Sorso scattante, calibrato, sapido e vivo, con tannino dolce e una tensione vibrante. Un’annata che sorprende per freschezza e precisione.
Carmignano DOCG Villa di Capezzana 1995 – Eleganza ed energia
(80% Sangiovese, 15% Cabernet Sauvignon, 5% Canaiolo)
Note di ribes rosso, erbe aromatiche e un respiro floreale che si apre con grazia. Bocca sottile, salina, lunga, di rara leggerezza e coerenza. Un vino che incarna l’equilibrio perfetto tra carattere ed eleganza.
Carmignano DOC Villa di Capezzana 1983 – La memoria del Sangiovese
(70% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon, 10% Canaiolo, 10% Colorino e Mammolo)
Lavanda, erbe officinali, caffè e una lieve piccantezza finale. Più sottile ma coerente, con un tocco salino che ne mantiene la vitalità. Un tassello prezioso nella storia di Capezzana.
Carmignano DOC Villa di Capezzana 1979 – La purezza del tempo
(70% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon, 10% Canaiolo, 10% Colorino e Mammolo)
Note balsamiche, arancia rossa, gelatine alla frutta, paprika, tabacco e una traccia di radice. Freschissimo e pieno, con tannino setoso e finale luminoso. Un vino integro, in perfetto equilibrio tra materia e trasparenza.
Carmignano Villa di Capezzana 1925 – L’emozionante freschezza
(Uvaggio storico, ritappata nel 2012)
Difficile da descrivere, facile da sentire. Agrumi, noci, erbe officinali e sottobosco. In bocca è un sussurro che cresce, fresco, coerente, infinito. Non un vino antico, ma un vino eterno — la dimostrazione che il tempo, se rispettato, non distrugge ma affina.