Nel 2024 l’avicoltura italiana ha infranto ogni primato: il consumo di carni bianche ha raggiunto la ragguardevole cifra di 22 chili pro capite, il valore più alto dell’ultimo decennio, una crescita rispetto al dato precedente del 3,7%.
La produzione segue lo stesso trend positivo, con un incremento del 3,6%. Un risultato che riflette la forza di un settore da 64 mila lavoratori e 7,75 miliardi di euro di valore, cresciuto del 3,3% in un anno.
Il dato emerge durante L’avicoltura italiana guarda al futuro, l’Assemblea annuale di Unaitalia, svoltasi a Roma al Palazzo della Cancelleria, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida e di vari rappresentanti del mondo agricolo.
Le carni bianche rappresentano oggi il 44% del totale acquistato dagli italiani e il 34% della spesa domestica per la carne. Anche il comparto delle uova è in crescita: nel 2024 la produzione sale del 3% e i consumi del 3,8%, pari a 218 uova pro capite e a un indice di penetrazione domestica del 94%, il più alto tra le fonti proteiche animali.
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «Il comparto avicolo rappresenta oggi una delle eccellenze più avanzate del sistema agroalimentare italiano, un risultato che testimonia la solidità di una filiera che produce valore, occupazione e sicurezza alimentare, ma che allo stesso tempo deve confrontarsi con uno scenario sempre più complesso, in cui le politiche europee, le tensioni sui mercati internazionali e le crisi sanitarie rischiano di comprometterne la competitività».
Roberto Caponi, direttore generale di Confagricoltura: «Il consumo di carni bianche e uova è trainato da motivazioni economiche: costano meno e permettono alle famiglie di risparmiare. Questo trend rappresenta un segnale positivo per la filiera avicola, che ne trae beneficio. Tuttavia, è fondamentale rilanciare anche gli altri comparti produttivi dell’agroalimentare italiano. Il nodo centrale resta il potere d’acquisto: finché i lavoratori non avranno redditi adeguati, sarà difficile vedere una ripresa generalizzata dei consumi. È una questione cruciale, che va affrontata con urgenza e visione strategica».
Secondo i dati 2025 di Ismea (l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), tra il 2021 e il 2024 carni bianche e uova sono stati i prodotti di origine animale con l’aumento più marcato nei volumi acquistati dalle famiglie: rispettivamente +11,8% e +9,7%.
«Il settore avicolo italiano conferma la propria solidità nonostante le incertezze geopolitiche e sanitarie» ha dichiarato Antonio Forlini, presidente di Unaitalia. «Il nostro modello integrato di filiera unisce efficienza e capacità di rinnovarsi, rispondendo alle nuove esigenze del mercato».
Quest’anno Unaitalia celebra i 20 anni del Disciplinare di etichettatura delle carni avicole, strumento che garantisce tracciabilità e trasparenza. Oggi il 76% della produzione nazionale aderisce al disciplinare e un terzo certifica parametri di benessere animale superiori ai limiti di legge: luce naturale (66%), densità ridotta (33%), arricchimenti ambientali (61%) e genotipi a lento accrescimento (8,5%). Dal 2011 al 2024 l’uso di antibiotici in avicoltura si è ridotto del 95%, grazie a un piano volontario promosso dall’associazione.
Adesso, Unaitalia chiede una strategia condivisa con le istituzioni per tutelare la competitività del comparto, unico settore zootecnico 100% made in Italy con un tasso di autoapprovvigionamento superiore al 105%. Tra le priorità: reciprocità negli accordi commerciali internazionali (in particolare gli accordi Mercosur per gli scambi con il Sud America e il Brasile, oltre Tailandia e Ucraina), la indicazione obbligatoria dell’origine delle carni anche nei canali Ho.Re.Ca., i controlli periodici presso i Paesi esportatori e meccanismi automatici di salvaguardia del mercato UE in caso di turbative; un piano nazionale efficace contro l’influenza aviaria e individuazione di strumenti rapidi per l’erogazione degli indennizzi per i danni indiretti legati ai provvedimenti restrittivi delle autorità sanitarie.
«L’avicoltura italiana continuerà a fare la sua parte, lavorando per una filiera sempre più competitiva e sostenibile» ha concluso Forlini.