Un richiamo che scoppia di sorpresa. La Commissione statunitense per la sicurezza dei prodotti di consumo (CPSC) ha ordinato il ritiro di circa 941 mila bottiglie di Prosecco Kirkland Signature Valdobbiadene, lo spumante a marchio privato di Costco, gigante americano della grande distribuzione. La causa è tutt’altro che trascurabile: alcune bottiglie, anche se mai maneggiate, potrebbero essere a rischio improvvisa esplosione a causa di un difetto di produzione nel vetro o un eccesso di pressione interna.
Come comunicato da Costco, il richiamo interessa le bottiglie di Prosecco Superiore DOCG ancora sigillate. Finora sono stati segnalati dieci casi di rottura improvvisa, con un ferito lieve tra i consumatori. Per ragioni di sicurezza, l’azienda sconsiglia di riportare le bottiglie nei punti vendita e invita invece a smaltirle in casa, avvolgendole in carta assorbente, chiudendole in un sacchetto di plastica e gettandole nei rifiuti domestici. «In questo modo – si legge nella nota ufficiale – si riduce il rischio di ferirsi con eventuali frammenti di vetro».
Va chiarito che il vino coinvolto nel richiamo è una private label, cioè un prodotto realizzato appositamente per Costco e non riconducibile ai marchi storici veneti. L’imbottigliatore, la società F&F Fine Wines International, distribuisce il marchio negli Stati Uniti tramite Ethica Wines. Le bottiglie, di vetro verde con etichetta e capsula viola, sono vendute esclusivamente nei punti vendita Costco di dodici Stati del Midwest, tra cui Iowa, Illinois, Michigan e Ohio.
Un episodio che irrompe in un momento già complesso per i rapporti tra lo spumante trevigiano e il mercato statunitense, segnato negli ultimi mesi dai dazi introdotti dall’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti rappresentano un mercato chiave per il Prosecco, con 130 milioni di bottiglie esportate ogni anno, pari al 23% del totale, per un valore di circa mezzo miliardo di euro. Le colline di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio UNESCO, coprono una quota più piccola ma prestigiosa, con circa 3,5 milioni di bottiglie destinate soprattutto alla ristorazione e alle enoteche.
Con l’entrata in vigore dei dazi statunitensi sui vini italiani, le importazioni hanno registrato un calo significativo, stimato dalle dogane intorno al -26%. Una flessione solo in parte compensata dall’aumento delle vendite nel canale duty free, che beneficia dell’esenzione delle imposte.
La notizia del richiamo ha suscitato preoccupazione anche in Italia, dove i produttori temono ripercussioni sull’immagine del comparto. Negli Stati Uniti, infatti, le “parodie”del Prosecco non mancano: emblematico il caso della californiana Rack & Riddle, che con il suo “Calsecco” aveva sfruttato la notorietà delle bollicine venete per conquistare il mercato interno. O ancora l’apparizione sugli scaffali del “Prosecco al THC” made in USA, arricchito con il principio attivo della cannabis, che testimonia la disinvolta tolleranza della normativa americana in materia di etichettatura.