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L'azienda

Cosimo Palamà: difendiamo la Puglia dalla colonizzazione

22 Maggio 2012


Cosimo Palamà

Parla con un tono di voce sconsolato.

E’ tornato da qualche settimana dalla Norvegia dove ha visto surclassare il suo vino in una gara indetta dal monopolio di stato da un Negroamaro in purezza a due euro. Quello che riporta a casa il produttore è lo sconforto. Stato d’animo condiviso spesso da molti suoi colleghi, soprattutto del sud Italia, al rientro da viaggi business affrontati con la speranza di aprirsi qualche varco nei mercati esteri. Per Cosimo, o meglio, Ninì (così viene chiamato da tutti) Palamà il rammarico non è solo dovuto all’occasione sfumata ma al mancato riconoscimento a chi tenta, con non pochi costi, di fare e di vendere qualità. Chiacchierando al telefono non abbiamo potuto fare a meno di cogliere la sua testimonianza.

Lui è un personaggio del vino simbolo della nascita del fenomeno salentino. E’ un produttore vecchio stampo. A Cutrofiano, a qualche chilometro da Lecce, fa tutto da solo e da sempre, lavora in vigna e in cantina. Adesso assistito anche dal figlio Michele, giovane studente in enologia.

Con due etichette negli ultimi anni ha conquistato l’attenzione della critica, con il Metiusco (dal greco “mi ubriaco”) Salento Igt Rosato, pluripremiato con ori al Concours Mondial de Bruxelles e come vino dell’anno al Vinitaly, e con il Mavro, Negroamaro e piccola percentuale di Malvasia Nera. E’ nato e cresciuto in mezzo alle vigne Ninì, non è enologo, non è agronomo, ma “sa” attraverso l’esperienza, attraverso una vita vissuta al fianco del padre Arcangelo che nel 1936 fa la sua scelta di vita: la vigna. Oggi coltiva 12 ettari di cui sei di proprietà ed etichetta 250 mila bottigle. 


Veduta su un vigneto della cantina a Cutrofiano

Per un uomo come Ninì lo sbarramento della dura legge del mercato, dove è il prezzo a spuntarla, rappresenta una doppia sconfitta, territoriale ed enologica. “E’ il territorio in primis ad essere colpito da queste dinamiche – si sfoga -. Ci perdiamo tutti noi piccoli produttori. Non riusciamo ancora a difendere la nostra terra. Facciamo tanto un gran parlare di qualità, terroir, tipicità ma poi la storia che si ripete è sempre quella. Imprenditori/imbottigliatori del nord che acquistano vino da cantine sociali del sud, in cisterne, lo imbottigliano fuori e lo piazzano con etichetta Igt anche ad un euro e dieci. Non abbiamo fatto nessun passo avanti, nonostante i riflettori accesi sulla nostra Puglia, nonostante i bicchieri e i giudizi che osannano la qualità dei vini. Dobbiamo continuare a vedere svenduti i nostri fiori all’occhiello. Questo rende vano ogni programma di promozione. Per me è troppo doloroso”.


Interno della Cantina Palamà

Ninì mette sul banco degli imputati una mentalità, molto radicata nelle regioni del sud, che non consente la creazione di un reale sistema di difesa contro la “colonizzazione”. E prende a modello la Toscana. “Certo una cosa del genere non succede facilmente in Toscana. Lì lo sanno valorizzare il loro vino. Non si vede un Chianti imbottigliato in un’azienda salentina. Le nostre cantine sociali dovrebbero favorire il locale e invece si consente di fare della Puglia ancora una terra di conquista per tutti. Devo purtroppo constatare che non siamo capaci di cavarcela da soli e di far sfruttar le nostre risorse, abbiamo sempre bisogno di un supporto esterno”.

Così per il produttore non si sarebbe giunti a quel risorgimento dell’enologia pugliese  cui si riferisce la stampa di settore. “Siamo cresciuti e stiamo crescendo moltissimo, qualitativamente parlando. Ci sarà una vera rinascita però nel momento in cui un’azienda pugliese potrà aggiudicarsi la gara di un monopolio. E io sarei contento di vedere i miei colleghi raggiungere questo traguardo. Significherebbe che avrebbe vinto il territorio – e aggiunge -. Si parla di federalismo in termini politici ma io ne parlo in termini enologici. Non serve al futuro vedere acquistare un vino a quattro soldi senza che si dia nulla alla terra, senza il giusto riconoscimento a chi la coltiva, all’uva. I consorzi non lavorano per impedire tutto questo. Ci sono solo timidi tentativi. Se ci prendiamo cura dei nostri prodotti e ce li teniamo stretti, il mercato, ne sono sicuro, ci renderà giustizia”.

Azienda Vinicola Palamà
Via A. Diaz, 6
Cutrofiano (Le)
Tel/fax  0836 542865
www.vinicolapalama.com – info@vinicolapalama.com

 

M.L.