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Il dibattito

E se in Oriente si producessero grandi vini?

01 Ottobre 2012
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Per molti lustri la storia del vino si è posizionata geograficamente nell’Occidente e nel Sud del mondo e l’Oriente è stato sempre giudicato una terra impossibile per la produzione di uve di qualità.

Oggi però sappiamo che in Inghilterra e in Danimarca si producono vini degni di questo nome. Ma Cina, Giappone, Vietnam, Indonesia, Thailandia, India cosa hanno in comune con le uve Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Syrah, Chardonnay, Riesling?

Sicuramente sapevate che la Cina è il quinto paese importatore di vino dopo USA, Regno Unito, Germania e Canada.
Ma lo sapevate che la Cina produce 130 milioni di casse di vino?

E lo sapevate che solamente nel sud della Mongolia esistono vigneti per 10.000 ettari?

La viticoltura dell’oriente del mondo ha richiesto maggiori sforzi per ottenere un’uva equilibrata e matura. Ma oggi i vini bianchi che se ne ottengono sono molto aromatici con un fruttato ricco e ricordano le produzioni americane. I vini rossi hanno invece sentori di spezie e di affumicato, di confetture e di frutti rossi.

Avete mai sentito parlare di uve Koshu, una uva bianca autoctona millenaria coltivata ai piedi del monte Fuji? Il vino che si produce da queste uve è un bianco di struttura delicata con profumi che ricordano gli agrumi e la pesca e di moderato tenore alcolico adatto alla cucina giapponese fatta essenzialmente di pesce crudo e verdure. Le uve autoctone Colombard e Chemin blanc danno alla luce addirittura la Cuveè de Siam Blanc con delicati aromi di pera e di mela verde, mediamente strutturato e dal gusto secco e speziato.

E se i vini prodotti in Oriente fossero una bella combinazione tra i vini  del vecchio e del nuovo Continente? E se fossimo vicini alle nuove frontiere della produzione di grandi vini? Ai lettori di Cronache di Gusto il mio modesto consiglio di leggere, informarsi, degustare, conoscere.

Santi Buzzotta