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Vinitaly 2017

Dodici vini imperdibili al Vinitaly 2017 secondo Giancarlo Gariglio (Slow Wine)

05 Aprile 2017
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di Giancarlo Gariglio

Quattro giorni per visitare l’universo mondo, 20 regioni, migliaia di stand e un numero di vini che è impossibile quantificare. Come si fa a destreggiarsi in quell’inferno dantesco di tentazioni alcoliche e caos cosmico che è il Vinitaly? Difficile, quasi impossibile.

Gli “scribacchini” servono a questo, per indirizzare chi non conosce tutto o coloro che, pur sapendo tanto, sono alla ricerca di un assaggio a botta sicura, di quelli che danno un senso al viaggio intrapreso fino a Verona. Ma bando alle ciance, cominciamo a giocare, ecco i miei 12 vini del Vinitaly 2017.

Verduno Pelaverga Speziale – Fratelli Alessandria Pad 10 Stand N1
Un ristoratore proprio ieri mi ha detto che lo vende come l’acqua, qualche volta chiede ai clienti: “desiderate la frizzante o lo Speziale”. Questo rosso è così, porta alla bevuta compulsiva. Fragrante, leggero ma non banale, rinfrescante d’estate servito a 13-14 gradi… Rosso modernissimo e “speziato”…

Franciacorta Extra Brut EBB – Mosnel Pad 8 Stand B8-E9
Cantina modello, biologica certificata, storica, con oltre 180 anni alle spalle, membro della FIVI. Ma sono le sue bollicine che parlano per lei. Mosnel è apprezzato per lo stile gastronomico dei propri prodotti, derivante dal largo utilizzo di vini di riserva, dall’ingresso nelle cuvée di una buona percentuale di pinot bianco e dall’impiego del legno anche nei prodotti più semplici. L’EBB è una spada laser che ti penetra la bocca lasciandotela pulita e pronta a un altro sorso.

Oltrepò Pavese Pinot Nero Giorgio Odero – Frecciarossa PAD 7 Stand C5
Ebbene sì, parliamo di Oltrepò, una denominazione sempre nell’occhio del ciclone per scandali e produzioni talvolta massive. E invece, c’è chi resiste contro tutti e contro tutto. Frecciarossa è una di questi casi virtuosi, e il loro Pinot Nero è semplicemente uno dei più buoni della zona e uno dei migliori a livello italiano. Spessore e finezza, matrimonio perfetto.

Besler Biank – Pojer & Sandri PAD 3 Stand E3
Avete presente Archimede Pitagorico, l’amico di Paperino? Ebbene Mario Pojer, al netto dei grandi baffoni, è uguale. Uno dei tecnici più geniali del panorama italiano. Il suo “sposalizio” con Fiorentino Sandri, iniziato nel 1975, è da manuale. Il loro Besler Biank è un sapiente assemblaggio di riesling, kerner e incrocio Manzoni la cui rutilante componente fruttata è bilanciata da note di idrocarburi e da una notevole struttura. Durata nel tempo infinita!

Piave Raboso Potestà – Bonotto delle Tezze PAD 5 Stand C6
Avrete capito che a Slow Wine piacciono i vignaioli che resistono, e anche in questo caso vi raccontiamo una storia di tenacia e resistenza. Il Raboso sta scomparendo, inutile negarlo, non tanto perché non piace, ma per il successo del cannibale Prosecco, il cui territorio si allarga a macchia d’olio e tutto inghiotte… Eppure c’è chi ci regala alcune perle come quello di cui vi parliamo: rosso di spessore, suadente nel frutto di marasca, robusto e persistente al palato, di grande equilibrio e dinamica beva. Finché vivrà questo vino, il Raboso avrà un futuro. Resistete anche voi, assaggiatelo.

Collio Malvasia – Ronco dei Tassi PAD 6 Stand C6
Dopo il successo negli anni Novanta dei mitici SuperWhites Furlan c’è stata la successiva ondata degli orange wine. Ora è il tempo di fermarsi e assaggiare con impegno e attenzione i bianchi di questa bellissima regione, terra di vignaioli artigiani, come la famiglia Coser che realizza etichette dal rapporto tra la qualità e il prezzo invitante, bianchi puliti, fragranti, deliziosi al palato e sempre molto affidabili. I metronomi del Friuli!

Terra! – Villa Papiano Pad 1 Stand B12
Dite la verità, se qualche anno fa vi avessero proposto tra i 12 vini del Vinitaly un’Albana di Romagna gli avreste sputato in faccia, coprendolo di insulti. E invece ora no. Perché un manipolo di vignaioli ha dimostrato ciò che si può fare con questa varietà. Quella di cui vi parlo è vinificata con le bucce in anfore di terracotta. Ma non è il classic orange wine di cui magari siete stanchi (perché spesso troppo uguali) qui c’è sapidità, acidità, profumi complessi, grinta da vendere. L’Albana è la nuova frontiera, venite a scoprirla…

Maremma Toscana Ciliegiolo – Valdonica PAD 8 Stand D4-E7-39
La Maremma fino a qualche anno fa era la California delle ricche cantine del Chiantigiano e di Montalcino che si espandevano in questo lembo di Toscana con una sola idea in testa, il Morellino. Passata l’ubriacatura dei nuovi impianti si è scoperto che si trattava di uno splendido vino, ma che in questa zona il vitigno che pare fare la differenza sia il ciliegiolo. È croccante, come una ciliegia appena colta in una calda giornata di giugno. Profumato, diretto, affascinate e dal carattere mediterraneo. Proprio quello che tutti cercavano e ancora cercano…

Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Classico San Paolo – Pievalta Palaexpo Stand D16/17
Verdicchio, verdicchio, verdicchio, verdicchio, verdicchio e ancora verdicchio. Noi ve lo ripetiamo fino allo sfinimento, perché vi vogliamo convincere a comprarne e a berlo a secchiate. Un bianco formidabile che ha tutto: beva, lunghezza, longevità, carattere territoriale. Ha tutto, però, se fatto bene e Pievalta in questo è una sicurezza. Azienda biodinamica, dove Alessandro Fenino realizza dei bianchi che vi convinceranno fin dal primo sorso, non aggiungiamo altro, andate e capirete.

Trebbiano d'Abruzzo Vigneto di Popoli – Valle Reale PAD 7 Stand B10
Non c’è nulla da fare oggi ce l’abbiamo con i bianchi e soprattutto con i vitigni negletti, quelli considerati per troppo tempo come l’ultima ruota del carro della nostra enologia. Il trebbiano è di certo il principe degli “sfigati”. Un motivo alla base di questa convinzione naturalmente c’è. Finché si faceva produrre la pianta come una mucca frisona, succhiando fino all’ultima stilla di energia la vite, i risultati erano quelli di ricavare acqua alcolica sporca… Leonardo Pizzolo, veronese trapiantato in Abruzzo, ha una visione differente. Il Vigneto Popoli affascina per il profilo elegante, la verticale mineralità, il frutto croccante, la bocca energica e profonda.

Primitivo – Amastuola Pad 11 Stand E3
Salento è ormai sinonimo di spiagge dorate e mare cristallino, ma anche di vino. Amastuola è una cantina che può contare sulla bellezza di oltre 100 ettari vitati coltivati in regime biologico. E questo è già un primato. Ma il pezzo forte sono i vini e anche i prezzi di uscita delle bottiglie. Amiamo profondamente il loro Primitivo, speziato, corposo, mai troppo dolce, rigoroso. Un sorso di territorio; se per caso vi siete persi le spiagge almeno assaggiate i rossi salentini.

Nero d’Avola Aquilae – CVA Canicattì PAD 2 Stand 53D
Dimenticatevi quei “maledetti” Nero d’Avola degli anni Novanta, densi, che si tagliavano con un coltello e si poteva spalmare sul pane come una confettura di gelsi. Non ci piacciono da queste parti. Amiamo invece la schiettezza di questo vitigno con veri profumi di gelsi neri, con il loro succo (che ha sempre un alto grado di acidità), con una beva rinfrescante. E poi ci piace il fatto che per bere bene non dobbiamo svenarci, che alcune cooperative sicule riescono (come la CVA) a produrre rossi territoriali a prezzi giusti. Qualità e quantità non sempre fanno a cazzotti, almeno in questo caso.