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Cibo e dintorni

“Il Prosciutto dei Nebrodi avrà la sua Dop”: 15 produttori avviano l’iter ed è una grande svolta per un territorio

27 Luglio 2025
Antonio Amata, presidente del comitato promotore per la Dop Suino Nero dei Nebrodi
Antonio Amata, presidente del comitato promotore per la Dop Suino Nero dei Nebrodi

Il 6 agosto presentazione ufficiale all’Antica Filanda. Coinvolti oltre 120 allevamenti e un giro d’affari di oltre tre milioni

Il Suino nero dei Nebrodi avrà la sua Dop.

La presentazione ufficiale della richiesta, dopo un lavoro lungo e capace di coinvolgere i diversi interessi in campo, si terrà il 6 agosto all’Antica Filanda di Capri Leone, in provincia di Messina. Nel cuore dell’area geografica di allevamento: i Nebrodi, un massiccio montuoso che corre lungo la dorsale tirrenica della provincia di Messina, in Sicilia, arrivando a lambire anche la provincia di Enna e di Catania. Una storia che testimonia la tenacia e la volontà di mettere a sistema un settore che, all’inizio degli anni ‘90, rischiava di scomparire. Ma che oggi inizia ad avere numeri di tutto rispetto anche in considerazione di un territorio considerato “marginale” ma che è stato capace di avere il primo presidio Slow Food dell’Isola.

“Si arriva a conclusione di un processo lungo almeno 20 anni e spesso non facile che ha coinvolto diversi operatori ed interessi”, racconta Sandro Lazzara, funzionario dell’assessorato regionale all’Agricoltura che ha seguito da vicino l’iter per arrivare alla richiesta della denominazione di origine che include cinque disciplinari diversi per cinque prodotti tutti da carne di suino nero (prosciutto cotto e crudo, coppa, lonza e lardo).

Attualmente nel territorio del Parco dei Nebrodi si contano circa 900 scrofe riproduttrici, in aumento dalle 450 del 2010. I numeri sono nella relazione presentata a sostegno della richiesta della Dop per il suino e le sue carni lavorate. Gli allevamenti attivi sono 127 aziende, di cui 126 in Sicilia; con una produzione media è di circa 40 capi macellati a settimana, per un peso medio di 100 chili. Il valore annuo della carne fresca è stimato in 1,3 milioni di euro. Oltre il 50% dei capi viene trasformato in salumi, con un valore medio di 25 euro al chilo, generando un valore aggiunto stimato di 2 milioni di euro quindi con un giro di affari stimato per la filiera superiore ai 3,3 milioni di euro all’anno. Nel territorio attualmente sono presenti 15 salumifici/laboratori di trasformazione attivi nei territori dei Nebrodi. “Un giro economico importante per un’area rurale, marginale e montana, anche in considerazione dell’indotto sia a monte, con la vendita di cereali e attrezzature per l’allevamento, sia a valle, con centinaia di ristoranti, agriturismi e trattorie che servono piatti a base di suino nero dei Nebrodi. I piatti a base di suino nero dei Nebrodi oggi attraggono migliaia di turisti sia nei fine settimana di tutto l’anno sia giornalmente nei mesi che vanno da metà primavera fino a tutto l’autunno”, si legge nella relazione. In dieci anni si stimano oltre 14 milioni di euro di investimenti che sono stati realizzati in progetti di sviluppo, ricerca e innovazione. Il riconoscimento del marchio porterebbe un effetto moltiplicatore di tutti gli investimenti che già sono stati fatti.

Cosa serve per arrivare preparati?

Intanto investire in formazione: “Lavorare il suino nero non è uguale a lavorare le carni del suino bianco”, spiega ancora Lazzara, “servono maestranze competenti e capaci”. “Il riconoscimento Dop. permetterebbe un incremento della redditività delle aziende agricole locali; la lotta efficace contro imitazioni e concorrenza sleale; l’accesso a nuovi mercati e canali di distribuzione, anche internazionali e la valorizzazione della filiera integrata, sostenibile e radicata nel territorio”, sostengono dal comitato promotore che raccoglie 15 produttori guidato da Antonio Amata presidente della cooperativa La Terra (368 ettari di proprietà tra i Nebrodi e il mar Tirreno) nata nel 1920.

“Ci posizioniamo con un prodotto che nasce, cresce e si alleva sui Nebrodi cosa che non avviene in altri prosciutti”, spiega ancora Amata, “la particolarità è la carne del suino con caratteristiche particolari che cresce in un territorio ben identificabile. Speriamo di ottenere la Dop in tempi non troppo lunghi”. La parola ora passa all’assessorato siciliano all’Agricoltura, e poi a Roma e a Bruxelles. Un iter lungo ma dalla sua parte il comitato promotore ha l’idea di tutelare un prodotto davvero unico in Europa.