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Eventi e iniziative

I vini italiani che piacciono ad Hong Kong: la masterclass (e il tasting) con Gelardini & Romani

16 Aprile 2024
Flaviano Gelardini e Sagitta Frullani Flaviano Gelardini e Sagitta Frullani

Qual è la tendenza del vino italiano ad Hong Kong? Gelardini & Romani Wine Auction – famosa casa d’asta specializzata in vini italiani, con base ad Hong Kong – ha catalogato le referenze più ricercate da collezionisti e investitori di tutto il mondo per individuare quelli che a tutti gli effetti possono essere considerati i Grandi Cru italiani. “E’ una classifica realizzata in base ai maggiori livelli di prezzo che abbiamo registrato nelle nostre aste per ogni vino, tenendo in considerazione anche la minore percentuale sfiorata per i singoli lotti invenduti dalla Gelardini & Romani a partire dal 2004”. E dalla lettura della classifica è il Piemonte che sembra dominare in assoluto con le grandi denominazioni del Barolo e del Barbaresco “ma a crescere sono in generale tutte quelle denominazioni in grado di identificarsi in un territorio” spiega Flaviano Gelardini partner insieme a Raimondo Romani dell’azienda.

Una classifica allora che dal Trebbiano, al Brunello di Montalcino arriva fino ai vini dell’Etna, “perché ritrovare l’italianità in un vino è percepita come un valore assoluto all’estero”. Valore che da culturale diviene direttamente proporzionale anche a quello economico: “I vini italiani che abbiamo classificato come tali hanno avuto una crescita impressionante nelle nostre aste” con un Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno che supera in media i 700 euro o una 2012 di Barbaresco Crichet Paje di Roagna venduto a 1.089 euro. Eppure anche se i prezzi, nella scala delle ascisse trovano impennate sorprendenti, non si acquista per solo investimento spiega Sagitta Frullani – Wine Auction specialist dell’azienda: “La maggior parte dei nostri clienti acquista le vecchie annate soprattutto per berle”. E questo diverso approccio nella visione del vino, non solo mero bene di lusso e di scambio, sembra andare, poi, di pari passo anche con una visione dei winelover meno incantata per i grandi vini di Bordeaux e di quella che sembrava l’inaffondabile Borgogna, “dando così un enorme spazio alla crescita del vino italiano”.

In degustazione alla 56esima edizione del Vinitaly sono state così presentate le nuove selezioni dell’azienda frutto di un attento e duro lavoro di ricerca e che sembrerebbero già proiettarsi ad avere un posto nella classifica dei Grandi Cru dei vini italiani della Gelardini & Romani.

Vigna di Milo Etna Bianco Caelle Docg Caselle 2021 – I Vigneri di Salvo Foti
Sul territorio etneo la casa d’asta è stata una delle più lungimiranti, captando già ben oltre dieci anni fa le potenzialità della “Muntagna”: “Abbiamo creato, grazie al contribuito di un grande esperto di vini etnei, Federico Latteri, il primo fondo di investimento privato per i vini di questo territorio”. Affumicature, cenere e iodio al naso. Mentre veri e propri pezzi di sale riemergono dopo la deglutizione in un palato che si arricchisce di aromi di pesca gialla e di caramello salato. Viaggiano tutti in una divagante sferzata di freschezza. Lunghissimo, infinito.

Barbaresco Montestefano Docg 2020 – La Cà Nova
“Nel Barbaresco abbiamo selezionato vini prodotti dai più importanti cru dell’areale: Monte Stefano, Monte Fico e Rabaja”. La compattezza olfattiva sta tutta nella concentrazione di un frutto rosso ricco di polpa e di croccantezza. Quella stessa concentrazione che si mostra, poi, anche al palato in una trama tannica composta, anche se ancora in via di definizione, e in una lunga retta di acidità.

Barbaresco Docg Rabaja 2020 – Castello di Verduno
Naso timido e sorso docile. La soavità arriva attraverso un frutto dolce che si mostra immediato in un palato sapido su una puntiforme tannicità.

Barbaresco Docg Montefico 2020 – Carlo Giacosa
Viola e poi la vaniglia a delineare un profilo olfattivo romantico, che sa contrapporsi a una bocca vivace, dalla trama tannica vellutata. La stessa che sa cedere spazio a una bellissima sapidità sul finale in un retronaso concesso su note speziate.

Barbaresco Riserva Docg Rabaja 2016 – Produttori del Barbaresco
Noir che gioca su olive, cacao e salamoia. Mentre sembra olio su tela il sorso. Suadente forse l’aggettivo che più descrive l’essenza del Barbaresco prodotto nella sottozona del Rabaja. Come questo sorso fatto di struttura e al pari di quella materia impalpabile che si chiama eleganza.

Toscana rosso Igt 2013 – Montevertine
“Montevertine è Montevertine” ovverosia quando un prodotto identifica un territorio e viceversa. In questo caso, allora, è il successo di un uomo quanto della sua terra. Olive, macchia mediterranea, garrigues, ciliegie fresche e poi alla seconda rotazione viole e rose. E così in un crescendo a scoprire le tante sfaccettature di un calice che pare sfuggire a univoche definizioni. E tale è anche il suo palato così compatto e calibrato da divenire un unico fascio di piacevolezza gustativa.