Da una parte il riso arrivato in Sicilia grazie gli arabi nell’VIII secolo, dall’altro le frictele de riso mappate nel XV secolo dai testi di cucina del maestro Martino da Como. Sono gli elementi da cui è partito il processo semiserio (ma serratissimo) all’arancino in cui si sono confrontati i giornalisti Jacopo Fontaneto e Marco Volpe nel corso di Agrinatura a Erba (Como), il Salone di Coldiretti dedicato alla valorizzazione della filiera agricola, zootecnica e alla promozione del turismo rurale e del patrimonio naturalistico e ambientale.
Il talk si è svolto contemporaneamente al cooking show curato da Sfrigola, che nei suoi locali (a Palermo, Erice, Cefalù, San Vito Lo Capo, Milano, Bucarest frigge ogni anno qualcosa come 700mila arancine. A spuntarla, alla fine, l’arancino siciliano il cui antenato sarebbe un timballo di riso inventato dall’emiro Ibn al Thumma vissuto nella prima metà dell’anno mille tra Siracusa e l’antica Entella, dove morì nel 1062.
La Sicilia ha rivendicato la paternità con le sue arancine (che a Palermo si declinano rigorosamente al femminile) e con delle origini più antiche, il Lago di Como ha risposto con le “frictele de riso” del ‘400 di cui aveva parlato Maestro Martino.
Anche se le evoluzioni sono state diverse e il vero arancino, come lo conosciamo oggi, lo dobbiamo all’intuizione dell’imperatore Federico II di Svevia. Alla corte dell’Imperatore, infatti, venne con ogni probabilità sperimentata questa tecnica fondamentale di panatura e frittura che ne garantiva croccantezza e conservazione per una migliore asportabilità. E fu così che gli arancini fecero parte del take away di una corte sempre itinerante e di un esercito che era costretto a lunghe percorrenze. Lo Stupor Mundi, ghiotto di riso, avrebbe finalmente potuto consumare gli arancini durante le sue famose battute di caccia col falcone.
Il pubblico di Como intervenuto nel corso del “processo” all’arancino fa parte dei 35mila che tra l’1 e il 4 maggio hanno affollato i saloni dell’edizione numero 24 di Agrinatura, con 170 espositori provenienti da Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto.