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Il caso

Doc Sicilia, riparte la procedura: martedì la decisione a Roma

15 Aprile 2011
vigneto vigneto

Riparte, verso una soluzione definitiva, il lungo iter verso la Doc Sicilia. Il 19 aprile, infatti, il consiglio tecnico del Comitato nazionale tutela vini esaminerà la pratica inoltrata dalla Regione siciliana.

Si tratta del passaggio più importante per il riconoscimento della denominazione unica regionale, prima della pubblica audizione, alla quale saranno ammessi anche i produttori, e la discussione finale.
Se il comitato tecnico dovesse dare parere negativo, però, la pratica difficilmente arriverebbe all’ultimo passaggio e soprattutto il suo cammino diventerebbe piuttosto complicato.
Gli ostacoli che preoccupano gli sponsor della Doc Sicilia sono due e derivano entrambi da indicazioni arrivate da parte del Comitato nazionale tutela vini. Innanzitutto il cosiddetto “Parlamentino del vino” aveva chiesto una varietà caratterizzante per i bianchi e una per i rossi. Una condizione difficilmente accettabile perché si tratta di una necessità che contrasta con una Doc regionale che, al contrario, vuole unire le diverse anime del vino siciliano, che ha una base ampelografica vastissima. Piuttosto la Sicilia, nella proposta inviata a Roma, chiede più vitigni autorizzati per i blend: quattro per i bianchi (Insolia, Catarratto, Grillo e Grecanico) e quattro per i rossi (Nero d’ Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Perricone) da utilizzare in entrambi i casi per almeno il 50 per cento, sia congiunti che disgiunti.
Un altro, discusso, aspetto è legato all’ambito aziendale: che obbliga il produttore a rispettare certe percentuali di produzione di vino da vitigni autoctoni se si vuole ottenere il marchio Doc Sicilia.
Il fatto è che la realtà viticola siciliana, per quel che riguarda le singole aziende, è estremamente frammentaria. E una denominazione regionale così strutturata rischierebbe di tagliare le gambe a molti: gli esperti dicono che nella migliore delle ipotesi solo il 10 per cento dei produttori potrebbe accedere al disciplinare. Da qui la richiesta, almeno, di una deroga, per dare la possibilità ad altri di mettersi in regola.
Questi gli argomenti all’ordine del giorno. Se ne parlerà martedì a Roma. A portare avanti le ragioni della Sicilia, due rappresentanti di primo piano dell’ assessorato regionale all’Agricoltura: Giuseppe Bursi, dirigente del settore vitivinicoltura e fautore della Doc Sicilia, e Antonella Di Gregorio, dirigente del servizio Promozione.

Marco Volpe