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Il caso

Francia, sempre più pressanti le richieste di modifica al sistema delle denominazioni

25 Giugno 2013
vignoble vignoble

 

In Francia si continua a discutere sulla possibile revisione delle denominazioni.

Per molti produttori non viene tutelata la qualità e tipicità del vino. Inoltre il sistema della filiera controllata risale al 1930.  Lontano, a detta di chi chiede le modifiche, dal modo di intendere oggi il vino, che sempre più vuole essere fedele espressione  del luogo di origine.  E, come più volte denunciato, addirittura alcune regole consentono trattamenti ai vigneti ora considerati dannosi per la pianta e l'ecosistema stesso, con gravi conseguenze per l'equilibrio biologico dell'ambiente, compromettendo l'espressività del terroir. 

Sotto accusa poi anche i criteri seguiti per dare l'idoneità alla denominazione che non terrebbero conto dell'aspetto della tipicità, poiché una proprietà non ben definita dal regolamento. O meglio, dichiarano coloro a cui non è stata riconosciuta la denominazione e che hanno formato un gruppo chiamato Les Refusés, si terrebbe conto di un concetto di tipicità “falsato”. Poiché si consentito il legno nuovo, l'aggiunta di spezie, l'impiego di lieviti coltivati, per chi tende a fare vino di territorio pratiche che “tendono a oscurarne l'identità”. Per esempio, solo nella Gironda su 10mila campioni presentati alla commissione d'assaggio il 17% è stato rigettato perché non corrispondente al profilo organolettico previsto. 

In prima linea ad assumere una posizione critica nei confronti del sistema è Geneviève Teil, ricercatore presso Institut National de la Recherche Agronomique che taccia l'Aoc di “essere diventato uno strumento per fare business e non reale tutore del territorio”. 
 

C.d.G.


fonte: decanter.com