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Il caso

La Fivi: attacchi mediatici insensati contro i vignaioli d’Italia

17 Agosto 2014
MatildePoggi MatildePoggi

La Fivi, la Federazione dei Vignaioli Indipendenti presieduta da Matilde Poggi (nella foto) non ci sta e diffonde un comunicato sull'uso “distorto della parola vignaiolo”.

“Riteniamo insensato – dice un documento siglato dal direttivo Fivi – l’attacco mediatico che è stato portato in questi giorni contro i vignaioli, perché presenta sotto una cattiva luce un’intera categoria di persone che non sfrutta, ma custodisce il territorio in cui vive e se ne prende cura ogni giorno cercando di prevenire ed evitare che accadano eventi disastrosi imprevedibili, ma purtroppo possibili”.

Il riferimento va ai tragici fatti accaduti al Molinetto della Croda a Refrontolo, in provincia di Treviso. L'alluvione, i morti e i tanti vigneti saliti sul banco degli imputati. Per la Fivi “molto è stato detto e scritto su tutti i media. Non entriamo nel merito dei fatti, non conoscendoli nel dettaglio ed essendo essi tuttora oggetto di indagini da parte di autorità e tecnici”. Però la Fivi ritiene “importante proporre una riflessione, perché fra le moltissime parole spese su questa vicenda il termine vignaiolo è stato utilizzato spesso a sproposito e in maniera confusa, dimostrando che ancora oggi a questa figura non viene riconosciuta un’identità chiara.

In questi giorni – continua il documento – è stato deciso che i vignaioli fossero i potenziali colpevoli dell’accaduto, in un caotico attacco ad una categoria che esiste e opera da sempre nei territori di tutta Italia, con grave danno per quanti agiscono con coscienza e insieme alle loro famiglie vivono di questo lavoro. Essere vignaiolo significa avere un rapporto diretto con la terra e ogni singolo filare dei nostri vigneti, quelli che quotidianamente viviamo e di cui ci prendiamo cura. Vivere e produrre in uno specifico territorio vuol dire non limitarsi a prendere, ma prodigarsi a dare; rispettando, custodendo, tutelando e promuovendo il microcosmo che ci accoglie. Per questo ogni nostra bottiglia racconta una storia diversa, restituendo con gli interessi alla terra tutto quello che dalla terra ha preso. Un vignaiolo – conclude la Fivi – non può essere autolesionista, per definizione”.

C.d.G.