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Il caso

Prosecco vs Prosek, incertezza giuridica sull’italian sounding

03 Luglio 2013
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A poche ore dall'entrata in Europa della Croazia si alza lo stato di allarme dei produttori di Prosecco.

Il vino tra i simboli oggi più conosciuti del Made in Italy e tra i più contraffatti ed emulati all'estero, adesso deve fare i conti all'interno della Comunità con il Prosek, il vino da dessert tipico del territorio croato. Non basta l'avere avuto riconosciuto un paladino vigilante, Andrea Battistella, incaricato recentemente dal Ministero delle Politiche Agricole di monitorare la corretta vendita del Prosecco nei locali e di denunciare eventuali anomalie o scorrettezze (per ora l'iniziativa è circoscritta solo alla città di Treviso), la tutela del nome ancora è una battaglia a lungo termine.

Il Prosecco è riconosciuto dall'Ue come Dop ma sotto il profilo giuridico questo non costituisce una reale protezione. Perché non è ancora certo che il nome “Prosek” sia una  palese evocazione illegale del “Prosecco”. Ancora i produttori croati non si sono pronunciati. Non si sà se rinunceranno al nome con cui è sempre stato chiamato il loro vino. C'è il rischio, all'orizzonte, di una risoluzione davanti la Corte di giustizia, l'unica autorità competente che potrebbe risolvere il caso qualora il govermo e i produttori italiani dovessero presentare un ricorso alla luce del rifiuto delle cantine croate. 

C.d.G.