Archivio articoli dal 05/04/2011
Cari pizzaioli, delivery e ancora delivery. O le ferie forzate e pronti a ripartire

La mazzata è spaventosa. L’Italia chiusa per il coronavirus ha effetti enormi nel nostro quotidiano. Il settore della ristorazione e del turismo è tra le più colpite dal provvedimento. È esagerato tutto questo?
Non lo sappiamo. Ma sappiamo che bisogna reagire. Ed allora il pensiero va soprattutto a chi questa sera dovrà tenere chiuso il proprio locale, ristorante o pizzeria, wine bar o birreria che sia. L’effetto coprifuoco sarà devastante. Chi abita in Lombardia già da qualche tempo sta provando le conseguenze di una situazione che ci lascia smarriti, confusi, in preda al panico. Ora anche tutta Italia dovrà convivere con queste paure e queste incertezze.
Come reagire? Ognuno di noi dovrà trovare una ricetta. Qualcuno ci sta già provando. Tra tutti quelli che aprono le porte ogni sera per somministrare cibo e vino, qualcuno può azzardare una contromisura. Un modo per non restare travolti da questa chiusura forzata. Anche perché malgrado tutto dobbiamo continuare a mangiare e bere. Tutti a casa. Il messaggio è per i cari amici pizzaioli, anche loro nel mirino. La pizza si presta al servizio a domicilio. Quello che ormai nella nostra cultura anglofona chiamiamo con una sola parola delivery. Ed allora delivery, delivery, delivery. Avanti tutta. Ci si organizzi. Bene. Con un servizio curato. Un packaging adeguato e non improvvisato. Un menu ritagliato per la nuova offerta a domicilio. Magari con l’aggiunta di un abbinamento possibile tra birra e vino e un poco di narrazione che non guasta mai. E così si tenterà di resistere. Non sarà mai lo stesso, non sarà mai come prima del virus. Ma intanto si potrà continuare a lavorare. Ogni giorno, secondo una stima, si consumano in Italia circa sette milioni di pizze. E le pizzerie sono oltre settantamila. Un giro d’affari di decine e decine di milioni di euro. Un pezzo dell’economia di questo Paese. Sarebbe un peccato rinunciarvi senza tentare un’alternativa. In fondo per noi italiani, quelli del Sud in particolare, la pizza è comfort food. E quindi ha anche un valore di supporto psicologico in queste giornate cariche di incertezza. Da non trascurare. E noi di Cronache di Gusto saremo pronti a raccontare le storie di chi resiste e cerca una opportunità in questo momento buio. Contattateci.
E se per caso i pizzaioli non sono attrezzati, non vogliono praticare l’alternativa del servizio a domicilio, allora meglio chiudere i battenti. E prendersi un periodo di ferie senza piangersi addosso. Vacanze forzate. Per riflettere, pensare e riorganizzarsi. Pronti a ripartire. Ripartenza che ci sarà. E sarà vigorosa. Con sessanta milioni di italiani vogliosi di tornare alla normalità. E di sedersi ai tavoli di una pizzeria.
F. C.
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