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Scenari

“L’Etna? Seducente. E un suo vino ti rende possibile una visione”

20 Settembre 2022
Seby Costanzo e Vera Slepoj Seby Costanzo e Vera Slepoj

di Carmen Greco

Una bella persona. “Che si muove, cambia, briga, si mostra, e ogni tanto vuole dirci qualcosa”.

La “persona” è l’Etna, con il quale le sue popolazioni vivono “in simbiosi” anche se inconsapevolmente. Ne è convinta Vera Slepoj, psicanalista e scrittrice, sollecitata dall’amico Seby Costanzo, patron di Cantine di Nessuno, ad analizzare l’inconscio della “muntagna” in un incontro al Sal di Catania per scoprire l’influenza del vulcano nei comportamenti sociali e nei suoi abitanti. Una relazione che, per coloro che abitano ai piedi dell’Etna si risolve spesso in un generico e generalizzante aggettivo “vulcanico” appioppato a qualsiasi cosa, vino in primis. E, invece, c’è molto di più. Per Slepoj “l’Etna è un contenitore, una sacca, una caverna nella quale c’è tutta la nostra storia, quella storia che, come il magma sotterraneo, si sedimenta nel tempo. Tutto ciò che l’Etna ha costruito nei secoli è la rappresentazione di quello che siamo. Quando fuoriescono lava, cenere e lapilli è un po’ come quando noi facciamo emergere dal nostro inconscio le nostre emozioni”.

Per questo l’abitante etneo non è un “ospite” del vulcano, non “vive” sul vulcano o ai suoi piedi, “è egli stesso Etna, è dentro l’anima dell’Etna e in questo senso – ha aggiunto – il vulcano è terapeutico per i suoi abitanti, soprattutto in questo momento storico in cui dobbiamo decidere come dobbiamo comportarci nei confronti di questo pianeta. Il rapporto con il vulcano ci aiuta a capire l’equilibrio necessario fra la mente e il corpo, fra quello che si vede e quello che ha all’interno”. L’idea di un incontro sull’inconscio dell’Etna è nata quest’estate in Puglia in occasione del “Premio Iolanda” ideato da Vera Slepoj e dal gastronauta Davide Paolini dedicato ai libri di cucina e di ricette. Seby Costanzo ha fatto parte, fra gli altri, della giuria della sezione “letteratura del vino”. Iolanda, per la cronaca, è Iolanda Ferramosca, cuoca 86enne che dà il suo nome a una famosa trattoria a Lucugnano (frazione di Tricase) nella quale è facile vederla ancora all’opera mentre fa la pasta fresca. “Fra una chiacchiera e l’altra nelle pause del “premio” – ha raccontato Costanzo – è venuta fuori questa frase sull’inconscio dell’Etna e su quello che significa la relazione con i suoi abitanti, un rapporto che sento profondamente. Quando ho iniziato con il vino, l’ho fatto perché volevo sperimentare un cambiamento nella mia vita e dare un messaggio alle generazioni future. Ci chiamano viticoltori eroici e sicuramente lo siamo per le difficoltà che comporta fare vino sull’Etna, ma il vero eroismo è capire che la natura ci comanda, con i suoi tempi e con la sua diversità”.

Una diversità, anzi una biodiversità che si mostra anche nelle singole piante di vite paragonate dalla psicanalista a dei “capelli”. “Secondo l’interpretazione psicanalitica – ha spiegato Vera Slepoj – il capello è la nostra parte più esterna. I capelli sono l’elemento di congiunzione fra l’interno e l’esterno del nostro corpo. Stessa cosa è la vite: affonda le radici nella terra e poi esprime qualcosa all’esterno, cioè l’uva. Quindi i vini dell’Etna dovrebbero essere la parte più ancestrale di quello che riguarda un’emozione interiore della terra, del vulcano”. Ma che tipo di emozione? Non quella che ha fatto dire a Stevie Kim, managing director di Vinitaly International Academy che i vini dell’Etna sono “sexy”. “Avrà avuto qualche sbandamento (ride, ndr)… Non saprei, non è la mia competenza, ma non credo che il vino possa essere “sexy”, che cosa vuol dire? Semmai – ha osservato Slepoj – può essere “seducente”, cioè un vino che ti rende possibile una visione, ma questo vale per tutti i vini se sono fatti bene. Tutti i vini provocano un’emozione, ma io ritengo che se una persona come Battiato ha scelto di vivere alle falde dell’Etna e se molti vorrebbero viverci, è perché comunque lì c’è un’anima che pulsa. Ecco, dobbiamo imparare ad ascoltarla quest’anima”. L’incontro è stata anche l’occasione per degustare in anteprima l’Etna bianco superiore “Milus” (2020) di Cantine di Nessuno (fra gli “imperdibili” della Guida ai vini dell’Etna 2023 di Cronache di Gusto), assieme all’Etna bianco doc Milice 2018 e all’Etna bianco “Nenti” (2020). In degustazione anche l’Etna bianco superiore 2020 di Terre di Nuna.