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Scenari

La Sicilia dichiara lo stato di crisi per agricoltura e pesca

09 Aprile 2020
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di Roberto Chifari

“Stato di crisi” per il settore dell’agricoltura, agroalimentare, ittico e agrituristico siciliano, conseguente all’emergenza sanitaria che ha di fatto bloccato il settore primario.

La notizia era nell’aria da giorni, adesso è arrivata la conferma direttamente dagli uffici regionali di palazzo Orleans. Troppe gravi e profonde le difficoltà per un settore che ha subìto gli effetti di una pandemia senza precedenti. Con la dichiarazione dello Stato di crisi la Regione siciliana chiede che siano definiti gli strumenti finanziari finalizzati alla ripresa economica, che saranno attivati nell’ambito delle disposizioni nazionali e comunitarie. “Con questo atto – afferma l’assessore regionale siciliano per l’Agricoltura, Edy Bandiera – intendiamo manifestare, chiaramente, dinanzi a quale catastrofe di carattere economico ed occupazionale ci troviamo e chiedere un’immediata accelerazione dei provvedimenti a sostegno dei settori duramente colpiti. Occorre limitare, con tempestività, gli impatti negativi economici, sociali e ambientali del tessuto produttivo siciliano, fatto per l’80 per cento da piccole e medie imprese, oggi falciato dalla chiusura del canale Horeca, degli agriturismi, enoturismi e delle frontiere, che rappresentano la parte più considerevole del sistema produttivo agricolo siciliano”.

Nello specifico il provvedimento specifica che gli effetti indiretti dell’emergenza sanitaria hanno portato all’azzeramento del canale Horeca (hotel, ristoranti e catering). Questo ha portato «alla chiusura – si legge – di strutture ricettive, agriturismi, enoturismi, mercati storici e rionali, nonché di quelli dell’agricoltore e del pescatore; l’azzeramento della domanda di cibo da parte dei turisti in Sicilia; la difficoltà lungo tutta la filiera alimentare, in termini di approvvigionamento di materie prime e di spedizione e consegna dei prodotti; il ridotto funzionamento dei servizi di logistica, soprattutto internazionali, che ha già messo in difficoltà le imprese per il reperimento di materiali di consumo, di servizi e i prezzi di ricambio dei macchinari». Situazione ancora più grave per il settore florovivaistico, che trattando un prodotto no food ha registrato un azzeramento totale delle commesse e del fatturato, anche a seguito della chiusura di negozi e mercati, nonchè della sospensione di cerimonie civili e religiose.