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Scenari

Masi Agricola, ricavi (finalmente) su dopo la pandemia. Ma resta sempre l’incognita “Rosso”

12 Novembre 2022
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di Emanuele Scarci

Nel dopo pandemia, magicamente Masi Agricola ritrova lo slancio dei tempi migliori. Nonostante una fase di appannamento, Masi è tra i big dei vini premium italiani e tra le più prestigiose cantine della Valpolicella.

Nei primi 9 mesi del 2022, la seconda società del vino quotata alla Borsa di Milano (l’altra è Italian wine brands) ha realizzato ricavi per 56 milioni di euro, +22,9%, e un Mol, margine operativo lordo, di 11,4 milioni, +40%. La società veneta lamenta una penalizzazione di oltre 3 punti percentuali sul Mol, derivante essenzialmente da maggiori costi di prodotto, “ma più che compensata dallo sfruttamento della leva operativa nei costi per servizi e del personale”. Analizzando il trend dei ricavi a livello geografico, Masi registra un incremento dell’Italia, che cresce del 23,7%, mentre gli altri paesi europei e le Americhe crescono, rispettivamente, del 10% e del 28,8%. Il resto del mondo segna invece un incremento del 74,1%, arrivando a pesare il 6,7% sui ricavi complessivi.

Top e down
Il mix-prodotto, classificato secondo il posizionamento-prezzo retail, vede un aumento dei top wine, che si attestano al 29,1% rispetto al 26,2% del controperiodo, mentre l’incidenza dei premium wine passa dal 48,5% al 45,7% e la quota dei classic wine resta stabile intorno al 25%. A sorpresa il debito finanziario netto balza da 2,7 a circa 7,7 milioni. Per la società è causato dagli investimenti per la nuova cantina Monteleone21 a Gargagnago e dall’ampliamento della cantina di vinificazione di Valgatara. Alla base della performance delle vendite nei primi 9 mesi, la cantina di Sant’Ambrogio di Valpolicella individua la ripresa del canale Horeca; una certa propensione dei mercati, soprattutto quelli oltreoceano, ad anticipare gli ordini di acquisto sia per fronteggiare le difficoltà della logistica sia per il timore finalmente)di indisponibilità delle merci; il successo del Prosecco di Valdobbiadene e il graduale ritorno alla normalità del canale duty free & travel retail.

Effetto Rosso?
La società della Valpolicella sembra aver ritrovato quel guizzo perso dai tempi della quotazione, dal 2015. Il cambio di passo di Masi è dovuto anche al pungolo dell’azionista Renzo Rosso? Difficile dirlo, ma è probabile che un effetto positivo si sia prodotto se è vero che in consiglio di amministrazione il dibattito fra le parti è sempre acceso (leggi questo articolo>). Il confronto emerge dai documenti ufficiali sulle domande poste dalla minoranza su alcune poste di bilancio e da un rilievo del collegio sindacale. E’ noto che la famiglia Boscaini e Mr. Diesel siano separati in casa. Sui giornali, Rosso non perde tempo a ricordare che intende costituire un importante polo del vino. E l’acquisto di una quota del 40% nella cantina etnea Benanti lo conferma (leggi questo articolo>). La “minaccia” di un estraneo ha di fatto compattato la famiglia Boscaini. Con un arrocco, la scorsa primavera, i 3 fratelli Boscaini hanno stipulato un patto parasociale triennale (con impegni di consultazione e voto per la nomina del cda e diritti di prelazione e co-vendita in caso di trasferimento delle partecipazioni sindacate) per un totale del 73,5% del capitale di Masi. Di fatto si è blindato il controllo. Subito dopo la famiglia ha accolto a braccia aperte Fondazione Enpaia (l’ente di previdenza degli addetti in agricoltura) che ha acquistato sul mercato una quota del 5%. La risposta di Rosso è stata immediata: ha aumentato la partecipazione dal 7,5% al 10% (circa 9 milioni l’investimento complessivo). Si è trattato di un rafforzamento dei diritti di governance e, in particolare, si è voluto impedire ogni tentazione di delisting del titolo dalla Borsa. Il duro confronto fra azionisti ha ridotto il flottante (le azioni disponibili per gli scambi) al lumicino: appena il 10%. Impossibile che con un flottante così ridotto possa succedere qualcosa, ma il braccio di ferro continua.