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Scenari

Pagati 4 euro l’ora per raccogliere fragole: nei guai la StraBerry di Stagno d’Alcontres

26 Agosto 2020
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Si chiama “Corsa contro il tempo” l’inchiesta della guardia di finanza di Milano che ha portato al sequestro di un’intera azienda agricola e alla denuncia di sette persone per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera.

Niente di nuovo, direte voi. E invece no. Visto che nel mirino delle fiamme gialle è finita una delle aziende pluripremiate da Coldiretti, modello di start up fondata da un giovane bocconiano di nobili origini, il messinese Guglielmo Stagno d’Alcontres che, secondo quanto riferisce la guardia di finanza, avrebbe sfruttato i braccianti africani nella sua tenuta che si trova a una quindicina di chilometri da Milano, diventata famosa per le sue fragole. Secondo i finanzieri del comando provinciale di Milano, i braccinti dovevano raccogliere le fragole il più in fretta possibile, minacciati altrimenti di licenziamento o di essere messi in “pausa di riflessione” per un paio di giorni a casa. L’azienda, che si chiama StraBerry, è diventata celebre a Milano per le sue fragole. La sede è a Cassina de’ Pecchi, nel Parco agricolo Sud ed è stata realizzata da Guglielmo Stagno d’Alcontres, messine di origini, ma milanese ormai da sempre, con in tasca una laurea conseguita alla Bocconi. La sua azienda ha vinto l’Oscar Green di Coldiretti nel 2013 e 2014, oltre ad altri riconoscimenti in tema di sostenibilità ambientale. Su Instagram è seguita da sei milioni di follower attratti dalle immagini bucoliche. Ora i finanzieri hanno messo sotto sequestro, su disposizione di un giudice, tutti i beni della società, consistenti in 53 immobili, tra terreni e fabbricati, 25 veicoli e 3 conti correnti e hanno nominato un amministratore giudiziario ai fini della continuità aziendale. Valore complessivo, 7,5 milioni di euro. Sette i denunciati per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, tra cui d’Alcontres,un altro amministratore, due sorveglianti, due impiegati amministrativi e il consulente dell’azienda che predisponeva le buste paga.

Agli investigatori i braccianti, provenienti da centri di accoglienza tra Milano e la Brianza, con regolare permesso di soggiorno, hanno detto tutti la stessa cosa: “Dovevamo raccogliere e confezionare le fragole a 4,5 euro all’ora per più di nove ore al giorno in tempi impossibili altrimenti alla sera, quando si faceva il bilancio della giornata, ci sgridavano. Nei casi peggiori ci mettevano in punizione a casa due giorni o non ci facevano più lavorare”. “Condizioni degradanti per un salario misero”, aggravate dal mancato rispetto delle misure anti-Covid. “Una potenziale ‘bomba a orologeria’”, spiega una fonte all’Agi, “decine di lavoratori gli uni vicini agli altri, senza mascherine, bagni, docce. Per fortuna, dai primi riscontri non sono emersi casi di positività”. L’indagine, durata due mesi, era partita dall’analisi delle banche dati a disposizioni dei finanzieri, insospettiti dal fatto che la StraBerry prendesse e mandasse a casa nel giro di due giorni numerosi lavoratori. Per il momento gli indagati non sono stati ancora sentiti in Procura.

Stando ai loro racconti, i braccianti sarebbero stati anche costretti ad utilizzare i diserbanti e i fitofarmaci che rendono “più rosse” le fragole senza dispositivi di protezione, come tute, occhiali e guanti, né il patentino previsto dalla legge per effettuare questo tipo di attività. Del tutto inapplicate, secondo i riscontri di Ats e Vigili del Fuoco, le più elementari norme igieniche. C’era un solo un bagno chimico che, da un punto all’altro dei terreni di raccolta, distava una ventina di minuti a piedi. Inoltre, non era previsto neanche un piano antincendi. Durante le operazioni di raccolta, i braccianti hanno spiegato agli inquirenti che non potevano parlare tra di loro perché anche quella era considerata una “distrazione” rispetto all’obiettivo primario di produrre senza sosta.

Chi è Guglielmo Stagno d’Alcontres
“Un esempio riuscito di agricoltura che valorizza il territorio nel segno dell’eco‐sostenibilità”, così Confagricoltura nel 2014 laureava con “l’Oscar Green” Guglielmo Stagno d’Alcontres, fondatore della Straberry, l’azienda agricola da 7,5 milioni di euro di fatturato. Un riconoscimento vinto per due anni di seguito, assieme ad altri che celebravano il sogno della fragole pure e lucenti cresciute a “15 chilometri dal Duomo”, come si legge sul profilo Instagram dell’azienda. A 24 anni il giovane messinese con nobili radici (ora ne ha 31) aveva deciso di investire 2 ettari e mezzo dei terreni di famiglia a Cassina de’ Pecchi, periferia nord est di Milano, per la costruzione di cinque serre fotovoltaiche di 5 mila metri quadrati l’una dove coltivare circa 200 mila piantine di fragole e seimila lamponi. Dopo sono arrivati i mirtilli, le more, i succhi e i frullati e e perfino le fragoline di bosco, una vera rarità, che faceva brillare gli occhi ai milanesi quando le vedevano spuntare da una delle tante Ape car col marchio StraBerry disseminate in città. E anche le visite didattiche, l’orto comune “per portarvi a casa tutto il sapore di StraBerry”, l’area picnic, le aperture domenicali alla famiglia. Insomma, la creazione di una clientela che si identificava nel sogno incontaminato alle porte della grande città. L’ultimo progetto confidato ai media da d’Alcontres era “un franchising perché il nostro modello potrebbe essere esportabile”. Per adesso l’azienda è nelle mani di un amministratori giudiziario, in attesa degli sviluppi dell’indagine.

C.d.G.