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L'intervista

Federico Bricolo: “Vinitaly? Non la stravolgeremo. Ora pronti ai nostri eventi internazionali”

17 Aprile 2024
Federico Bricolo Federico Bricolo

“Un’edizione soddisfacente”. Questo il primo commento sul Vinitaly 2024 di Federico Bricolo, presidente di VeronaFiere, che incontriamo nei suoi uffici che si trovano proprio all’interno della struttura in viale del Lavoro a Verona. Dalle sue ampie finestre della sua stanza, si dominano i padiglioni e sullo sfondo si vedono le montagne con qualche residuo di neve. Con Bricolo non parliamo solo dell’edizione numero 56 della fiera del vino, ma affrontiamo tanti argomenti: dalla ripresa post-pandemia, alla crisi di questi ultimi mesi della produzione enologica italiana, fino al sentiment dei produttori. Senza dimenticare tutti i grandi appuntamenti previsti proprio per il Vinitaly che porterà la “nostra” fiera per la prima volta negli Stati Uniti e poi il tour in Asia e in India.

Bricolo, tracciamo un bilancio di questo Vinitaly?
“Direi soddisfacente. Non è certo un momento favorevole per il nostro vino per varie congiunture che si sono accavallate in questo periodo, penso alle guerre o le tensioni internazionali, l’aumento dei costi delle materie prime, i trasporti, ma qui ci siamo messi subito a lavorare e la macchina fieristica si è avviata molto rapidamente. Un clima positivo che poi ha portato a un ottimismo effervescente”.

Insomma, tanto business…
“Si lavora tanto negli stand e si sono fatti tanti affari. Ho notato un cambio di sentiment”.

Lei è arrivato dopo anni difficili dovuti alla pandemia. Come sono stati questi suoi primi due anni nel ruolo da presidente?
“Sapevamo che recuperare questi due anni di stacco sarebbe stato difficile. Soprattutto nei confronti dei buyer. Ma in questi 24 mesi non siamo mai stati fermi. Abbiamo fatto tutto il necessario affinché alla ripresa post-Covid, che poi è arrivata, fossimo pronti. Con la riapertura, e quindi la possibilità di tornare a viaggiare, la nostra priorità sono stati buyer e riallacciare i rapporti con loro”.

Con l’obiettivo dunque di focalizzare la fiera sul business…
“Certo. Siamo ripartiti ovviamente dai nostri paesi target, rinsaldando i rapporti con i vecchi buyer e portandone di nuovi. Ma siamo stati anche gli unici a fare una fiera in Cina quando era impensabile viste le restrizioni. Abbiamo fatto un grande lavoro per far ripartire e rafforzare il nostro evento”.

E magari nuovi paesi da conquistare…
“Veniamo da un periodo molto positivo dei nostri eventi all’estero. Penso a Open Balkan, la collettiva che abbiamo organizzato sui Balcani. Il mercato dell’est europeo è interessante e curioso. Poi la terza edizione di Wine to Asia, un mercato sempre più intrigante che affrontiamo in collaborazione con l’ambasciata e Ice Agenzia. Senza dimenticare Giappone e Corea”.

Tutti criticano il Vinitaly all’esordio di una nuova edizione, ma poi tutti ci vogliono essere…
“Questo, secondo me, non è più vero. O meglio è vero, ma meno. Lo scorso anno, al termine dell’edizione 2023, praticamente tutti i produttori si sono ri-prenotati per l’edizione di quest’anno. Il Vinitaly è cambiata in questi anni. Non è più la fiera dove si fa solo business, ma è un momento di confronto sul mondo del vino. Quest’anno, poi, è stata altissima l’attenzione del governo verso la nostra fiera, con 15 ministri dell’agricoltura di altrettanti paesi e una ventina di ambasciatori. Momento importante per dimostrare il loro sostegno al mondo del vino”.

Insomma una fiera che si è trasformata…
“Non finisce mai. Vinitaly and the city a Verona è stata una felice intuizione per portare winelover nel centro della città. Poi Verona è piena di eventi anche culturali. E diventa anche il luogo in cui si può concludere una trattativa iniziata in fiera. E’ tutta una città che partecipa al Vinitaly”.

Ma c’è una cosa che migliorerebbe?
“Nel cassetto abbiamo tante idee, ma credo che Vinitaly non vada stravolta. Il modello mi pare funzioni molto bene. Saremo sempre più attenti ai trend e le novità da cogliere al volo”.

Mi faccia qualche esempio…
“Penso ai vini in anfora. Il 7 e 8 giugno, alle Gallerie mercatali faremo una due giorni dedicata a questa tipologia di vino. Un settore dal grande interesse”.

E poi?
“Poi tanti eventi internazionali. Il 20 e 21 ottobre saremo a Chicago per l’esordio di Vinitaly Usa, la nostra prima volta negli Stati Uniti. Un mercato di riferimento che va assolutamente presidiato. Altra importante novità è l’India. E sono stati gli stessi produttori di vino a chiederci un evento in questo paese. Un mercato interessante, ma complesso dal punto di vista commerciale. Una fiera inedita che faremo a novembre”.

E adesso magari mi rivela che porterà in giro il Vinitaly in Italia…
“Quello no. Ma Vinitaly and the City potrebbe diventare itinerante nella logica del B2C. Un evento che qui a Verona funziona tantissimo ed è molto apprezzato. Un modello che serve ad avvicinare i giovani, soprattutto, al mondo del vino. Ma l’occasione anche per fare affari in maniera un po’ più informale”.

E la prima tappa di questo viaggio?
“Saremo a Sibari, in Calabria questa estate, dal 12 al 15 luglio al parco archeologico. Poi, altre tappe. Anche all’estero. Per ora tutto top secret”.

Alla fine dal Vinitaly, si è compreso lo stato di salute del vino italiano?
“Credo che il nostro vino sia arrivato a un livello di qualità tale da non temere confronti con nessuno. Ed è sempre in costante crescita. Mi piace vedere come questo comparto non sia mai fermo, ma in costante evoluzione. C’è tanta voglia di fare, lo vedo quando incontro i produttori”.

E Bricolo ha delle sue aree vinicole italiane preferite?
“Sono del Veneto e quindi i vini veronesi li apprezzo tanto. Ma sono uno di quelli che quando è in giro ama bere i vini del posto. Mi piace sempre scoprire il territorio bevendo i vini di riferimento”.