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Il caso

Fatture mai pagate, il Cluster Bio Mediterraneo nei guai: debiti per 2 milioni

16 Dicembre 2015
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Fatture non pagate, clienti con avvocati che chiedono di essere pagati, debiti milionari. A poco meno doi due mesi dalla chiusura, torna a far parlare il Cluster Bio Mediterraneo di Expo 2015.

Secondo quanto riferito dal neo-assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici a Repubblica, il debito dell’amministrazione regionale nei confronti di chi ha lavorato al Cluster è di 2 milioni di euro.
Dal manager degli alberghi a quattro stelle dove dimoravano gli ospiti della Regione al produttore di specialità siciliane che ha fornito cannoli e arancine per 100 mila euro: tutti in fila, con gli avvocati al fianco. Il Cluster Biomediterraneo il 31 ottobre, ultimo giorno di Expo, ha chiuso i battenti ma non ha scucito un euro per i fornitori.
Sull'attività del Cluster è scattata nel giugno scorso un'ispezione da parte di una commissione che avrebbe messo nero su bianco alcune violazioni delle norme sull'acquisizione di beni e servizi. L'ultima riunione della commissione si è svolta stamattina: già pronta una relazione per Crocetta.
 
C’è, per esempio, il caso di Andrea Crimi che al Cluster ha fornito oltre 30 mila fra cannoli, surgelati, scorze di cannoli e arancine mai pagati, accumulando un credito di 100 mila euro
Poi ci sono gli alberghi. Hanno avviato le pratiche legali i management degli alberghi Zurigo e Carlyle Brera, che vanta fatture per un totale di 4.500 euro. Il direttore generale dei due alberghi, Emanuele Vitrano, siciliano di origine, non nasconde la sua amarezza: “Da fine giugno –  dice a Repubblica – avrò mandato una decina di mail per sollecitare il pagamento. Poi ho fatto scrivere alla Regione chiedendo esplicitamente se fossero tutti spariti. Ci è stata data una rassicurazione verbale, ma a oggi non abbiamo ricevuto nulla”.
 
Ma non finisce qui. Uno studio legale di Bolzano è stato incaricato di ottenere il forzato pagamento da parte della Regione di 8 mila euro: l'importo di una fornitura di posate commissionata alla Nappage Italia srl. La scadenza dei termini di pagamento, è scritto nella diffida, risale al 31 maggio scorso.

Da Bolzano ad Alcamo, dove l'avvocato Fabio Faraci ha stilato una formale messa in mora della Regione. L'azienda creditrice è la Pfc di Gaetano Picciché, che rivendica circa 42 mila euro: “L'impresa che assisto ha curato gli allestimenti e la grafica del cluster: servizi resi ad aprile, con notevole spesa per il trasferimento del materiale e il pagamento del personale, ma non ancora retribuiti. La nostra sorte –  dice Faraci a Repubblica – credo sia la stessa di quella di altre aziende”. Nel dettaglio, ecco alcuni pagamenti reclamati dall'azienda alcamese: 4 mila euro per la “personalizzazione di quattro chioschi”, mille euro per “allestimento wine bar”, 9.600 euro per la “realizzazione di nove espositori per bottiglie”.
 
E il Cluster non ha pagato nemmeno i capperi. “I nostri  –  dice Rosario Cappadona, titolare della cooperativa agricola produttori capperi – sono stati all'Expo sin dall’1 maggio, giorno dell'inaugurazione. Non abbiamo mai saputo nulla riguardo alla vendita. Aspettiamo la modica cifra di 600 euro, importo che in qualsiasi fiera si realizza in cinque ore. Facevo prima a regalarli,
quei capperi. Per noi l'Esposizione universale è stata una pessima esperienza”.
E, ultimi, ma non per per importanza, gli stagisti. Sono 15 quelli che hanno lavorato nel padiglione del Cluster biomediterraneo dall’1 maggio al 31 ottobre. Studenti dell'Università Statale di Milano e dello Iulm. A ciascun giovane spetta 500 euro. Ma l'avventura dell'Expo rischia di trasformarsi in una beffa pure per loro.

Dal Cluster nessuna replica: “Daremo le carte alla commissione”.

C.d.G.