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Il caso

I soci chiedono una modifica del disciplinare che renderebbe superflua la norma

26 Marzo 2013

Un appello inviato al ministero delle Politiche agricole, alle Regioni e alle Commissioni Agricoltura del Parlamento.

Si chiede l'urgente approvazione di alcune modifiche al disciplinare. Questa la prima mossa di protesta decisa d'urgenza, in assemblea straordinaria, dai soci del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana Dop contro il decreto di attuazione della legge 205/2008 che rischia di mettere in ginocchio l'intero comparto, produttori e allevatori. Dinnanzi all'obbligo di produrre, a partire dal 1 luglio di quest'anno, mozzarella Dop in stabilimenti separati ed esclusivamente dedicati a tale produzione  vietando la realizzazione di ricotta o altri formaggi con il latte eccedente, i soci scrivono agli organi istituzionali queste poche e chiare lettere: “Vi anticipiamo che dal prossimo 1 luglio saremo costretti ad abbandonare definitivamente la produzione di mozzarella di bufala campana Dop”.

Il Consorzio propone un'altra via per evitare il crollo dell'economia del territorio e del prestigio del prodotto fiore all'occhiello del paniere agroalimentare italiano. Chiede, come scrive nella nota, l'introduzione del vincolo di non utilizzare latte di bufala di provenienza diversa dall’area Dop (per qualunque prodotto da realizzare) né semilavorati di alcun tipo “in modo da risolvere alla radice il problema di semplificare e rendere più trasparenti i controlli sulla tracciabilità della filiera, rendendo di fatto superata l'esigenza di dare applicazione alla norma in questione”.

Commenta il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo: “La conseguenza di questa norma sarà che molte aziende si vedranno costrette alla scelta di abbandonare la Dop per dedicarsi alla produzione di formaggi non certificati, prodotti con latte bufalino anche di altra provenienza, di costo e di qualità inferiori. Quale azienda infatti – incalza  – potrebbe decidere di realizzare, in un momento di generale difficoltà economica, un secondo caseificio, per poter continuare a produrre ricotta e altri formaggi? Chi non preferirebbe, al contrario, proseguire a produrre l'attuale gamma di prodotti, rinunciando solo alla Dop? Ora speriamo che le istituzioni ci evitino di dover celebrare il funerale del più importante prodotto a marchio Dop del centro-sud Italia”.