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Il caso

Il caso Prosek – Le reazioni dal mondo del vino, dalla politica e dai consorzi

14 Settembre 2021

Non si placano le polemiche dopo la decisione dell’Unione europea di consentire l’uso del termine “Prosek”, il vino croato.

Come raccontavamo in questo articolo>, sono state tante le reazioni nel mondo del vino. Tra le ultime arrivate, c’è quella di Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, che ha definito la vicenda come “un segnale di marcata debolezza da parte della UE nella strategia di difesa per l’intero sistema delle Do e IG Europee e una sconsiderata accelerazione della confusione presso i consumatori”. Su questo secondo aspetto poi, continua Ricci Curbastro, “credo che occorra insistere, dato che è proprio il consumatore che fa la differenza nel successo di un prodotto. E sappiamo bene come la pronuncia di Prosecco e Prosek siano talmente simili, da poter indurre all’errore. Non basta leggere le etichette, notare le differenze di luogo di produzione e via dicendo, sappiamo tutti benissimo come una parola assonante diventi identitaria nell’immaginario collettivo, con la rapidità della luce. Tutto ciò non solo a discapito di chi acquisterà erroneamente un Prosek invece del Prosecco, ma anche di un intero territorio ben definito. Un territorio che è oggi valore riconosciuto anche dall’Unesco che ha iscritto le colline del Prosecco nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità”.

La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea della domanda di registrazione della menzione tradizionale “Prosek” da parte delle autorità croate, costituisce inoltre un pericoloso precedente che oggi vede coinvolta una Denominazione italiana, ma potrebbe ripetersi per l’intero sistema delle Do e Ig europee. Una decisione che rischia con un effetto domino di provocare un progressivo indebolimento della posizione della UE nella difesa delle IG nei confronti dei paesi terzi. “Vanno tutelati i consumatori, gli operatori agricoli, il territorio e la qualità della Denominazione Prosecco. Una storia e una tradizione la cui notorietà ormai consolidata in tutto il mondo non può essere sfruttata a vantaggio di altri”, conclude Ricci Curbastro.

Zaia: “Di questa Europa non sappiamo cosa farcene”
Non usa mezzi termini Luca Zaia, presidente della Regione Veneto sul caso Prosek.”Non ho parole per commentare quanto accaduto. Di questa Europa non sappiamo cosa farcene. Un’Europa che non difende l’identità dei suoi territori, un’Europa che dovrebbe conoscere la storia del prosecco”. Così Luca Zaia commenta la notizia della pubblicazione, avvenuta oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, della richiesta della Croazia di protezione della menzione tradizionale “Prošek”, fatta dal Commissario Europeo all’Agricoltura Wojciechowski dando così risposta alle interrogazioni parlamentari presentate da alcuni eurodeputati. “Dovrebbe capire che, non solo si tratta di un prodotto che ha avuto tutti i riconoscimenti formali, dalle stesse strutture amministrative della Commissione Europea, anche rispetto alla riserva del suo nome – continua Zaia – ma il prosecco ha, addirittura ottenuto il massimo riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Tanto è vero che il territorio in cui si produce è definito ‘le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene’. E, quindi, adesso saremmo costretti a discutere anche sul nome di un sito già proclamato ufficialmente Patrimonio dell’Umanità”. Si tratta, per il Governatore del Veneto, “di una decisione che si pone, per altro, in aperta contraddizione con la sentenza diffusa appena qualche giorno fa, il 9 settembre scorso, dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta l’uso di nomi o grafiche che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dalle norme UE”. “Ciò che sta accadendo è vergognoso – conclude -. Così non si difende l’agricoltura e così non difendono investimenti. Ma, soprattutto, così si mortifica la storia e l’identità di un territorio. Spero che ci siano gli strumenti per ricorrere. La Regione farà la sua parte”.

Centinaio: “Una decisione grave. Ci opporremo”
Erano attese e sono arrivate le reazioni al caso Prosek da parte del Mipaaf. Ha anche parlato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio. Dal ministero delle Politiche agricole arriva una ferma opposizione. “La decisione della Commissione Europea sul riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato Prosek è sbagliata. Il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda di registrazione promossa dalla Croazia, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi, come ad esempio avvenuto nel recentissimo caso dello “Champanillo” spagnolo”, scrive il Mipaaf in una nota.

“Nei confronti di uno dei prodotti simbolo del nostro Made in Italy da Bruxelles arriva una decisione gravissima e con cui di fatto l’Europa smentisce se stessa”. Così il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, commenta il via libera della Commissione Ue al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato Prošek. “Solo pochi giorni fa – sottolinea Centinaio – la Corte di giustizia europea era stata molto chiara intervenendo sulla querelle fra Francia e Spagna sul caso Champanillo. Per i giudici, il regolamento Ue protegge le Dop da condotte relative sia a prodotti che a servizi e può sussistere evocazione di una IGP o di una Dop qualora, trattandosi di prodotti di apparenza analoga, vi sia un’affinità fonetica e visiva tra l’Igp o la Dop e il segno contestato. Ci sembra sia proprio il caso del Prosecco e del Prošek”. “La nostra denominazione – nota il sottosegretario – è inoltre strettamente legata a un territorio ben definito. Un valore riconosciuto anche dall’Unesco che ha iscritto le colline del Prosecco nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. Vanno tutelati gli operatori agricoli e gli sforzi fatti per ottenere prodotti di qualità e impedire che terzi si possano avvantaggiare abusivamente della notorietà che deriva dalla qualità di tali prodotti. Ci opporremo in ogni sede e con tutti gli strumenti a disposizione contro una scelta irrazionale e lesiva di una nostra eccellenza apprezzata in tutto il mondo”. “Nei due mesi di tempo che abbiamo a disposizione per bloccare questa decisione assurda dobbiamo fare ora più che mai sistema, all’interno e con gli altri paesi, per dire un fermo no a quello che può trasformarsi in un precedente molto pericoloso per tutto il Made in Italy”, conclude Centinaio.

I consorzi: “Fare squadra per tutelarci”
Immancabile la prea di posizione da parte dei consorzi (Docg e Doc) del Prosecco. A parlare i rispettivi presidenti, Elvira Bortolmiol e Stefano Zanette.

Consorzio Docg, minacciato impegno viticoltori
“La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea della domanda di registrazione del prodotto croato denominato Prosek é sconcertante: l’impegno e la fatica dei viticoltori del Conegliano Valdobbiadene sono concretamente minacciati, così come lo è un prodotto simbolo del made in Italy – dice Elvira Bortolomiol, Presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – Dobbiamo fare squadra per proteggere il nostro prodotto e il nome Prosecco ma anche per non creare pericolosi precedenti. L’Italia é ricca di prodotti simbolo amati in tutto il mondo e la loro difesa è fondamentale per l’economia italiana”.

Consorzio Doc, la faccenda non è affatto conclusa
“La faccenda non è affatto conclusa: da quando l’istanza giunta dal Prosek verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea avremo 60 giorni per presentare le nostre osservazioni – dice Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc – Dalle dichiarazioni fatte dal Commissario era ben chiara la direzione che avrebbe preso la questione”. Il presidente annuncia infine che il Consorzio presenterà le sue osservazioni “insieme ad altre forze che si stanno unendo a noi, consapevoli della gravità che tale eventuale approvazione da parte dell’Unione europea creerebbe. Si tratterebbe di un precedente pericoloso, le cui derive sono facilmente intuibili”.

C.d.G.